• 7 Novembre 2024
Di United States Senate - https://www.senate.gov/about/images/goldwater-barry-morris.htm, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=79152516

A ventisei anni dalla scomparsa (29 maggio 1998), all’età di ottantanove anni, sembra quasi incredibile che Barry Goldwater venga riconosciuto, soprattutto in Europa, come il riferimento di un conservatorismo possibile nel tempo in cui la politica sta cercando strade nuove per riconquistare la fiducia dalle gente e mettersi in connessione con i suoi interessi ed i suoi bisogni.

 Il senatore americano, protagonista per decenni della vita pubblica del suo Paese, in realtà è stato il rifondatore politico del conservatorismo statunitense, dandogli una coesione che mai prima aveva conosciuto. Rifacendosi alle idee di Russell Kirk, uno dei più straordinari ideologi del secolo scorso, poco e mal conosciuto in Italia dove la preziosa esegesi di Marco Respinti l’ha fatto uscire dalle catacombe del pensiero, Goldwater ha “rimesso a posto”  la destra americana offrendole l’intelligenza di un appassionato politico che vedeva il conservatorismo isterilirsi nella e l’operosità di un organizzatore che ha saputo far convivere nel progetto di riconquista dell’America profonda un movimento politico che sembrava destinato a vivere una vita marginale, votato alla pesca delle occasioni. Goldwater ha preso per mano i conservatori americani e li ha portati a credere in se stessi, nella vittoria della loro visione del mondo fatta di spinte religiose, ideali patriottici, interessi civili e morali.

Usava un’espressione il senatore dell’Arizona, per far capire come il conservatorismo, mutuato da una grande tradizione politico-culturale, non era sinonimo di “musealismo”. “E’ antiquato – diceva – ma l’accusa è assurda, e dovremo dirlo con audacia: le leggi di Dio e della natura non portano data”. E aggiungeva: “I principii sui quali si fonda la posizione politica conservatrice sono stati stabiliti da un processo che non ha nulla a che fare con il paesaggio sociale, economico e politico, il quale muta di decennio in decennio e da un secolo all’altro…I principii del conservatorismo sono derivati dalla natura dell’uomo e dalle verità che Iddio ha rivelato intorno alla Sua creazione”.

Verità che vivono da sempre nel cuore degli uomini e che in America, sono riuscite a farsi politica grazia ad una schiera di intellettuali che sono riusciti a calare le idee-guida di un popolo nell’azione per dare al Paese un’anima. E l’esperimento è ha avuto successo al punto che il dominio, dalla seconda metà degli anni Sessanta ad oggi, del conservatorismo è indiscutibile, a parte le “parentesi” delle presidenze Carter e Clinton: dodici anni su oltre quaranta, hanno portato il segno del progressismo democratico alla Casa Bianca in una società che è radicalmente cambiata nelle strutture socieo-economiche, ma che nell’essenza è rimasta sostanzialmente uguale a se stessa.

Il capolavoro politico, come  accennato,  di Goldwater è stato quello di riuscire a mettere insieme tutte le componenti della destra americana, con un processo che è passato alla storia come “fusionismo”. Nel 1964, il senatore di Phoenix, era un politico sconfitto. In quell’anno, infatti, perse malamente la corsa alla presidenza contro Lyndon Johnson, ma la caduta gli ridiede nuova energia al punto di prendere nelle mani lo sconnesso e frastornato Partito repubblicano e chiamando liberali, conservatori, nazionalisti, movimenti religiosi di varia natura a ritrovarsi in una autentica “crociata” contro la decadenza dell’America.

Fu così che il Grand Old Party riprese la corsa sull’onda della passione che gli trasmise quell’ambizioso intellettuale imprestato alla politica.

Nel 1962 Barry Goldwater, con la collaborazione di L. Brenti Bozell, pubblicò il suo libro più importante, Conscience of Conservative. Ebbe ventidue edizioni e fu pubblicato in Italia nel 1964 dalle Edizioni del Borghese con il titolo Il vero Conservatore, passando quasi inosservato a testimonianza del provincialismo e della faziosità della classe intellettuale del tempo. In questo saggio, che costituisce ancora oggi un riferimento imprescindibile per comprendere il conservatorismo, l’autore non si limita a rivendicare valori ed idee, ma li getta nella mischia della contesa politica facendoli interagire con i movimenti della sua epoca, al punto che la nuova “Bibbia”

della destra americana venne letta come il manifesto politico del candidato alla Casa Bianca che aveva l’appoggio di Russell Kirk, del fusionista Frank Mayer, della scrittrice Ayn Rand (tardivamente scoperta in Italia grazie anche ad un film particolarmente intrigante). Milton Friedman. William Buckley ed altri.

Probabilmente la rivoluzione reganiana non ci sarebbe stata senza Goldwater il quale, nel Vero Conservatore, non manca di delineare una vera e propria filosofia conservatrice praticabile e non astratta anche in riferimento alle ideologie affini. E ne dà, fin dalle prime pagine, una splendida definizione che a distanza di decenni rimane ancora valida, anzi più valida. “La differenza  fondamentale – scrive – tra i Conservatori e i Liberali d’oggi, è che i Convervatori contemplano l’uomo intero, mentre i Liberali tendono a guardare soltanto il lato materiale della natura umana. Il Conservatore ritiene che l’uomo sia, in parte, una creatura economica, una creatura animale; ma che egli sia anche una creatura spirituale, sospinta da bisogni e desideri spirituali. Inoltre, questi bisogni e questi desideri riflettono l’aspetto superiore dell’indole umana, e perciò debbono avere la precedenza sulle necessità materiali. Ecco perché il Conservatorismo contempla lo sviluppo spirituale dell’uomo quale primaria preoccupazione della filosofia politica. I Liberali, dall’altra parte, in nome di un’altruistica preoccupazione per gli ‘esseri umani’, ritengono che la soddisfazione dei bisogni economici sia la missione dominante della società. Inoltre hanno fretta. E così il loro atteggiamento caratteristico consiste nel sommare le forze politiche ed economiche della società in uno sforzo collettivo per imporre ‘il progresso’. Così facendo, essi in realtà combattono contro la Natura; e nessuno potrà mai spiegare ‘perché’ sia ‘bene’ farlo. Certamente il primo dovere di un uomo politico è comprendere la natura dei suoi simili. Il Conservatore non pretende di avere poteri di percezione speciali a questo riguardo, però è convinto, questo sì, di avere una particolare familiarità con la saggezza e l’esperienza accumulate dalla storia, e non è tanto orgoglioso da rifiutarsi di imparare dai grandi cervelli del passato”.

Insomma, per il conservatore le priorità sono la salvaguardia della  integrità spirituale della persona e la sua “unicità”: “Il lato mortale stabilisce la sua assoluta differenza rispetto ad ogni altro essere umano”, scriveva Goldwater. Ciò quol dire che soltanto una filosofia delle differenze può colmare le diseguaglianze, permettendo lo sviluppo di ciascuno secondo le proprie possibilità.

La lezione di Goldwater è tutt’altro che “passatista”. Se la facessero propria i conservatori contemporanei, in ogni angolo dell’Occidente, probabilmente la lotta ai nuovi nemici, innumerevoli e poliformi, che si manifestano, avrebbe maggiori possibilità di essere vinta.

Autore

Giornalista, saggista e poeta. Ha diretto i quotidiani “Secolo d’Italia” e “L’Indipendente”. Ha pubblicato circa trenta volumi e migliaia di articoli. Ha collaborato con oltre settanta testate giornalistiche. Ha fondato e diretto la rivista di cultura politica “Percorsi”. Ha ottenuto diversi premi per la sua attività culturale. Per tre legislature è stato deputato al Parlamento, presidente del Comitato per i diritti umani e per oltre dieci anni ha fatto parte di organizzazioni parlamentari internazionali, tra le quali il Consiglio d’Europa e l’Assemblea parlamentare per l’Unione del Mediterraneo della quale ha presieduto la Commissione cultura. È stato membro del Consiglio d’amministrazione della Rai. Attualmente scrive per giornali, riviste e siti on line.