• 11 Luglio 2025
Itinerari

Il nome del bellissimo borgo Molisano di Civitanova del Sannio trae origine dal fatto che in epoca precedente alla sua fondazione esisteva un feudo chiamato “Civitavecchia” o “Civitavetula”. Per indicare la più recente fondazione rispetto a Civitavecchia, il paese fu chiamato “Civitanova“. In seguito si rese indispensabile l’aggiunta “del Sannio” per distinguerlo da Civitanova Marche.

La più antica testimonianza in possesso riguardo il paese risale all’anno 1002 allorché il conte Berardo d’Isernia e sua moglie Gemma vollero edificare nel territorio un monastero dedicato a S. Benedetto. In seguito a diverse discendenze, attorno al 1330 il paese era frazionato in due parti e solo nel 1360 il suo territorio fu di nuovo unificato da Giovanna d’Evoli con l’assenso della regina Giovanna. I tempi Normanni e Svevi trascorrono silenziosi sulle vicende dell’università, che nei primordi del periodo angioino fu tenuta in feudo da Pietro Rodoico, vivente nel 1279. Costui nel 1275 era ricorso al re per essersi i vassalli negati a corrispondergli la prestazione pel vestiario proprio e dei familiari. La cosiddetta “Collecta pannorum” e Carlo I aveva ordinato l’istruzione del preteso diritto.
Dal Rodoico, o dalla discendenza di lui, Civitanova passò in feudo a Burlesca Roccafoglia, quando era già vedova di Andrea d’Isernia, il sommo feudista deceduto nel 1316; non mancano peraltro autori che asseriscono Civitanova essere stata assegnata a lei in dotario al tempo del suo matrimonio col medesimo. La vedova istituì erede del feudo il figlio Landolfo nel 1321, il quale morì nel 1325.
Nel 1330 Si trovano titolari di Civitanova gli eredi di Landolfo d’Isernia per tre quarti, e per un quarto Angelo Santangelo, ciambellano e consigliere di re Roberto d’Angiò.


Giovanni d’Evoli signore di Castropignano, con successive stipule di acquisto delle quote anzidette celebrate nel 1354 per notar Ragone di Frosolone, e nel 1360 per notar Garganus d’Isernia, unificò a proprio beneficio il feudo, con assenso della regina Giovanna. La casa d’Evoli fu signoriale di Civitanova sino al 1443, e cioè per oltre tre quarti di secolo.


Nel 1443 , all’avvento della monarchia aragonese, i d’Evoli vennero privati di Civitanova, che il re Alfonso diede in feudo a Paolo di Sangro. Morto Paolo di Sangro nel 1455, Civitanova fu devoluta ai demanio; ed Alfonso I ne investì Andrea d’Evoli il quale passò all’altra vita due anni dopo. Dal 1457 al 1603 l’università rimase feudo della famiglia d’Evoli. Aurelia d’Evoli essendo deceduta, in tale anno 1603, senza prole, suo successore per Civitanova fu il nipote Ferdinando Caracciolo duca di Ferolito, da cui passò alla sorella Isabella maritata nei Caracciolo di Santobuono. Giambattista d’Evoli, vedovo di Aurelia e creditore della Caracciolo, mosse lite a costei; e la lite ebbe termine con la cessione di Civitanova fattagli dalla convenuta nel 1606, in seguito a perizia del tabulario Virgilio di Marino e ad arbitrato cui parteciparono Ferrante Brancia e Scipione Rovito. Nel 1627 i creditori di Giambattista d’Evoli adirono il S.R. Consiglio per far esporre in vendita il feudo; e questo, il 10 marzo 1629, rimase aggiudicato a Giovanni Geronimo d’Alessandro duca di Pescolanciano per 26.200 ducati, secondo l’apprezzo eseguitone nel 1627 dal tavolario Nicola Maione.
Feudatari furono i d’Evoli, i Di Sangro e i D’Alessandro, duchi di Pescolanciano.

Il territorio sorge a ridosso del tratturo Lucera-Castel di Sangro e dunque, nei secoli, fortemente caratterizzato dal passaggio di persone che tante testimonianze hanno lasciato. Partiamo dalla natura che ci regala, tra le altre cose, il Lago di San Lorenzo, cosiddetto “effimero”. Tale lago, infatti, si riempie in inverno, lo si può ammirare in tutto il suo splendore in primavera, per poi scomparire con l’arrivo dell’estate. Salendo di quota, invece, troviamo la Montagnola Molisana, i boschi di faggi, il percorso del fiume Trigno e le aree archeologiche La Civita” e “Colle Le Case” che rimandano all’epoca dei sanniti.

In paese è da visitare la chiesa parrocchiale di San Silvestro Papa, con un bel soffitto a cassettoni e con dipinti e statue. Da vedere anche il castello-palazzo. Bellissima è la croce in pietra del 1441, situata nella piazza, in stile gotico che presenta l’intreccio di un nastro a due bande, chiamata Croce a forla porta.

Un’altra Croce, alta circa 10 metri, è sita in località “Le Serre”. Questa domina il paese e ne annuncia la vista per chi arriva da nord. Eretta nel 1935 e benedetta il 25 ottobre dello stesso anno fu abbattuta in seguito agli attacchi bellici dei tedeschi nel 1943 ma ricostruita nuovamente e benedetta nel settembre del 1951. Ultimo ma non ultimo il monastero benedettino De Iumento Albo, uno dei più antichi presenti in tutta la regione. Nel comune, infine, si trovano calchi di Antonio Cardarelli, medico e senatore, originario di Civitanova, cui sono intitolati gli ospedali di Napoli e Campobasso. A lui è legata una curiosità: con un Regio Decreto si garantiva la gratuità dell’acqua al popolo civitanovese, come ringraziamento per i cittadini che donarono i terreni interessati dal passaggio della condotta idrica. Decreto valido tutt’ora, in paese, infatti, non si paga l’acqua. Civitanova fa parte della diocesi di Trivento. Comprende una sola parrocchia intitolata a S. Silvestro papa; ed ha a patrono S. Bernardino da Siena, il quale, secondo la tradizione, fu scelto dal popolo in ricordo e per gratitudine del breve soggiorno che egli aveva fatto fra Minoriti nel locale convento del Carmine al tempo della sua missione in Agnone. La festa patronale si celebra il 20 maggio. Civitanova del Sannio ospitò nel suo territorio ordini monastici come .quello di S. Benedetto e di S. Antonio, i quali con il loro lavoro e le loro preghiere tennero vive per secoli la fede e la laboriosità di questo popolo per tutto il secolo 1000.
I due Conventi vengono citati insieme perché l’uno consecutivo dell’altro;quello Benedettino comprende il periodo che va dal 1000 al 1456; il Francescano quello che va dal 1437 al 1709. IL MONASTERO DI S. BENEDETTO Nell’attuale territorio di Civitanova del Sannio,nelle vicinanze del fiume Trigno, un sentiero alberato ci conduce, salendo, in località S.Brigida dove sono ancora visibili i ruderi di un’antica Badia.
Si tratta del Monastero di S. Benedetto, detto “DE JUMENTO ALBO”.
Esso venne costruito verso l’anno I000. Costituì Per circa 400 anni il luogo dove vissero uomini consacrati a Dio comunemente chiamati monaci. Nel dicembre del 1456 un violento terremoto, che scosse l’Italia centro meridionale, distrusse il monastero da alcuni decenni ormai disabitato. Oggi posiamo vedere solo la Torre Campanaria, mentre sono visibili i contorni della Chiesa di probabile stile Paleocristiano.


La vita che si conduceva in esso fu retta da norme semplici ma nello stesso tempo severe. La prima esigenza che ebbe il monastero fu la solitudine, la quale consentì una vita vissuta nell’ordine e nel silenzio; infatti quest’ultima fu una delle norme principali che i monaci dovettero seguire e rispettare. Per comprendere il significato del silenzio citiamo alcuni passi delle Regole di S. Benedetto :”Il silenzio deve stare a cuore ai monaci sempre, ma soprattutto la notte; sempre perciò, sia nei giorni di digiuno che negli altri ecc. .Nel caso che si scopre una trasgressione a questa regola del silenzio, il colpevole sia gravemente punito, unica eccezione i doveri improvvisi dell’ospitalità o qualche ordine dell’Abate ad un fratello. Anche in caso, tuttavia, ogni parola sia improntata a grande serietà e a dignitoso riservo. Quindi anche quando si tratta di argomenti onesti, santi ed edificanti è tale l’importanza del silenzio, che ben di rado si deve parlare, poiché sta scritto: ” parlando molto non eviterai di peccare” e altrove: ” la morte e la vita sono nelle mani della lingua”.
Scelsero un luogo tranquillo dove edificare ma non per questo isolato, anzi la posizione in cui sorgeva permetteva di raggiungere facilmente i vari paesi vicini. Il silenzio e la solitudine dei monaci non li rese una comunità separata da  un mondo, bensì permisero la cosa piu’ preziosa nell’esperienza benedettina: la Preghiera.

Autore

Laureata in Giurisprudenza e pubblicista iscritta all’albo dei giornalisti. Ha lavorato presso casa editrice e collaborato in 4 testate giornalistiche sia nel Casertano che nel Beneventano. Proprietaria e direttrice responsabile della Testata giornalistica “Sannio Matese Magazine”, registrata presso il tribunale di Benevento, che ha come obiettivo informare, formare e valorizzare il territorio a cui è particolarmente legata del Sannio e del Matese. Presidente dell’Associazione Incanto, da lei stessa fondata, volta alla realizzazione di eventi culturali, sociali, editoriali, mirante principamente a collaborare con le scuole trattando temi socialmente delicati tramite la sensibilizzazione, attraverso il suo format da lei stesso idealizzato “Love Life”. Autrice di "Nuvole d'Estate" e coautrice di "Incantesimi e Magie dal Matese al Sannio"