• 9 Ottobre 2024
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“Siamo angeli con un’ ala soltanto e possiamo volare solo restando abbracciati”. Un verso esemplare ricco di pathos, di emozionalità, che ci permette di meditare sul senso dell’ amore, dell’affetto, sentimenti universali e comuni a tutto il genere umano dai tempi più remoti ad oggi. Per gli amatori di musica, non è difficile riconoscere, inoltre, che questa frase è stata citata nella canzone “Supereroi” del cantante italiano M.Rain, ripresa dal film “Così parlò Bellavista”.

Si tratta di una frase iconica pronunciata nel film da Luigino il poeta, interpretato da Gerardo Scala.

“Così parlò Bellavista” è un film a mo’ di commedia del 1984, che si ispira al romanzo omonimo, sceneggiato e diretto da Luciano De Crescenzo. Esso ha segnato la storia cinematografica italiana dagli anni ’80 ad oggi, accompagnando la crescita di svariate generazioni, allietando giovani e anziani, bambini e adolescenti attraverso un miscuglio di sussurrata comicità e cospicui insegnamenti morali.

Vi si riscontrano diverse espressioni ricche di tanta comicità-fanno sorridere!- che consentono ai contemporanei di riverberare questo film in ogni momento in cui si delinea una discussione sulla napoletanità e sui suoi aspetti comicamente popolari, come quella pronunciata da Luigino il poeta:

<< Professo’, permettete? Un pensiero poetico.>>

La stagione autunnale, dunque, è in arrivo e nel mentre si sorseggia una tazza di buon tè, durante una serata in famiglia, è consigliabile non sottrarsi alla visione di tanta bellezza e  comicità costruttiva che vi emergono da codesto film, per rivivere, in un balzo cronologico, la Napoli verace, folkloristica, superstiziosa, patriottica che fu, ma che, in parte, è ancora. Nelle scenette, dunque, non mancano spunti realistici di vita quotidiana vissuta tra le stradine inanellate della città.

Il protagonista, Gennaro Bellavista, è un professore in pensione di filosofia, il quale espone le sue teorie ai discepoli, ovvero gli amici Salvatore, Saverio e Luigino.

Si delinea, infatti, un dilettamento filosofico proprio nell’espressione pronunciata da uno dei suoi amici << essere o avere>>, un dilemma filosofico, oppure, quando Bellavista discute sulla divergenza tra gli stoici e gli epicurei.

Il professore, dunque, distingue il genere umano in <<uomini d’amore>>, come i napoletani, e <<uomini di libertà>>, come i milanesi. Il dottor Cazzaniga, nuovo direttore dell’Alfasud di Pomigliano, proveniente da Milano, va a vivere in un appartamento all’interno dello stesso edificio di Bellavista. Cazzaniga è puntuale, preciso, ha abitudini diverse rispetto a quelle degli amici del professore, i quali non riescono a capire perché, nonostante sia un direttore, vada a lavorare in perfetto orario: <<In questo mondo del progresso, in questo mondo pieno di missili e bombe atomiche, io penso che Napoli sia ancora l’ultima speranza che resta all’umanità per sopravvivere.>> (Bellavista).

Bellavista ha una figlia, Patrizia, che è rimasta incinta dell’architetto Giorgio. Questi non lavora perché, dopo essersi laureato in architettura, non riesce a trovare un’ occupazione. Nonostante ciò, i due hanno intenzione di sposarsi.

Lo zio di Giorgio decide di cedere al nipote la sua attività di articoli religiosi. La coppia capisce subito perché lo zio ha fatto tale decisione: l’ attività è terra fertile per due clan  di camorristi che chiedono il pizzo, costringendo la coppia ad abbassare le serrande. Ma è proprio nell’ascensore, in cui Bellavista e Cazzaniga restano bloccati, che il professore scopre nel nuovo inquilino un <<uomo d’amore>> e si ravvede, anzi, si pente di averlo precocemente giudicato male. Nell’attesa di essere liberati, i due si scambiano notizie sulle loro relative e diverse tradizioni inerenti le festività, quali il Natale, l’Epifania: una vera e propria comparazione e un incontro di culture divergenti.

Cazzaniga, in seguito, riuscirà a trovare al nord un lavoro a Giorgio; la coppia, dunque, andrà a vivere a Milano. Il bambino, però, nascerà a metà strada, a Roma su consiglio di Cazzaniga.

Una più approfondita analisi della pellicola cinematografica, ci permette, sicuramente, di notare il carattere superstizioso che si condensa in scene in cui si raccontano i sogni e , in base a ciò, si giocano i numeri a lotto. Quindi, la vera napoletanità, viene rappresentata in consuetudini quotidiane, quasi sacre, come il gioco del lotto, il caffè, le bottiglie di pomodoro preparate in case. Tra i personaggi, Saverio, in modo particolare, è caratterizzato da una personalità comica atta a veicolare messaggi inerenti alla realtà napoletana di quegli anni.

Si palpa con mano la vita quotidiana dei quartieri di Napoli, del traffico e degli ingorghi che attanagliavano la città; è un vero e proprio omaggio allo spirito napoletano, alle sue tradizioni, ai suoi colori e sapori, che si vedono e respirano quando si cammina tra le strade dei quartieri. Il patriottismo, quell’attaccamento alla propria città e al suo popolo che sa amare, che sa vivere con filosofia , attraversa il film in modo elegante.

Il problema della disoccupazione si risolve con l’arte dell’arrangiarsi, originalità napoletana che contraddistingue questo meraviglioso popolo. Aleggiano  anche le premesse per un mutamento di mentalità, che diventa vera e propria convinzione del professore Bellavista: al Sud non si trova lavoro, al Nord, invece, si trova con più facilità un’occupazione.

Da sottolineare che De Crescenzo congiunge al cinema la filosofia, strumento utile per confrontarsi con la realtà quotidiana e i problemi che la contraddistinguono. Attraverso questi riferimenti filosofici, attraverso battute savie, l’attenzione si sposta sullo spirito di Napoli, una città che ruota intorno all’amore, sentimento unico e ineguagliabile, all’accoglienza, alla libertà; perché, come viene citato nel film, Napoli è la città in cui vivono gli uomini d’amore. Tutte le singole scene sono collegate da un filo invisibile, bensì essenziale, ovvero, quello di comunicare tempestivamente, attraverso la filosofia, il vero di Napoli, la sua anima, il suo spirito quotidiano, ma anche ciò che non piace.

Si ride molto, si vive un po’ di spensieratezza, ma il regista si sofferma, senza assumere un tono greve, sulla camorra.

Insomma, Luciano De Crescenzo racconta con un tocco di simpatia e di semplicità le abitudini, i vizi, le virtù, le giornate tipiche dei napoletani. Il risultato, infine, è un film in cui i grandi temi affrontati veicolano importanti insegnamenti che, grazie ad una trattazione leggera, riescono a raggiungere il più vasto pubblico. La potremmo definire una satira animata da bravi attori, quali Marina Confalone, Luigi Uzzo, Sergio Solli, Tommaso Bianco, Isa Danieli, Vittorio Marsiglia….ed altri meno conosciuti.

La grandiosità di tale produzione cinematografica si deve al regista Luciano De Crescenzo, filosofo, scrittore, attore ed ingegnere di alto spessore culturale.

Un personaggio poliedrico, che ha lavorato come autore in televisione e nel mondo del cinema, noto per diverse divulgazioni in filosofia, mitologia greca e romana, letteratura e, soprattutto, per una produzione saggista. La sua bravura si deve, soprattutto, alla capacità di spiegare argomenti complessi di queste discipline, con grande semplicità. De Crescenzo, inoltre, è stato abile nel far conoscere gli usi e i costumi del popolo di Napoli, contribuendo a scardinare tutti quei pregiudizi che si addensano attorno ad essa.

Per un certo tempo, svolse la professione di ingegnere su consiglio del padre, ma prevalse la passione per l’editoria.

Egli nacque a Napoli nel 1928, in un quartiere al centro della città, ovvero San Ferdinando.

Da quanto si legge nella sua autobiografia, i genitori si sposarono tardi, perché si conobbero in età adulta attraverso una “presentazione fotografica”. De Crescenzo da ragazzo lavorò nella ditta di guanti del padre, il quale aveva appreso l’arte in un opificio del rione Sanità. Durante la seconda guerra mondiale i bombardamenti, costrinsero la famiglia De Crescenzo ad abbandonare la città, trasferendosi in una località nei pressi di Cassino. Questa scelta paterna, in realtà, non si rivelò giusta, perché Cassino e le zone limitrofe furono distrutte, rase al suolo.

Dopo la maturità classica presso il liceo ginnasio statale Jacopo Sannazaro , si laureò in ingegneria idraulica presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II.  Però, lo scrittore De Crescenzo ebbe difficoltà a trovare sistemazione nel campo geologico-geotecnico e svolse attività differenti, come il venditore di tappeti e il cronometrista alle Olimpiadi di Roma, nel 1960.

In seguito, si trasferì nel capoluogo lombardo, e venne assunto dall’IBN; nel 1976 divenne dirigente dell’azienda.  Dopo diversi anni, capì che la sua vera vocazione fosse quella di scrittore e nel 1979 decise di lasciare il suo lavoro e di dedicarsi esclusivamente alla scrittura. Oltre ai suoi libri, ricordiamo anche che nel corso degli anni ottanta e novanta, condusse svariate trasmissioni televisive come “Bit-Storie di computer” e tante altre, in cui si congiungeva divulgazione e divertimento. De Crescenzo si interessò di filosofia antica, medievale, moderna e contemporanea. Nel 1994 la città di Atene gli conferì la cittadinanza onoraria, in virtù del suo impegno nel voler attualizzare la filosofia greca. Nel corso della sua carriera, collaborò con varie testate giornalistiche, come Il Mattino, Il Corriere della Sera e la Repubblica.

Ancora oggi, il suo nome trabocca dai suoni della città, il suo volto è inciso sulle pareti e il suo ricordo nei cuori del popolo napoletano; un’icona partenope da non dimenticare.

Autore

Originaria di San Salvatore Telesino,laureanda in Lettere e Filosofia presso l'Università di Napoli, Federico II, sin dall'adolescenza si è dimostrata attenta alle tematiche sociali e di attualità. Ha collaborato , per alcuni anni, con il gruppo "Spazio Giovani". Inizia a suonare il pianoforte durante l'infanzia, in seguito, decide di interrompere questo percorso per cimentarsi in altre passioni, come la scrittura. Nel 2021 scrive il romanzo introspettivo intitolato "Scaffali di ricordi", pubblicato nel 2022 dalla casa editrice 2000diciassette. Ha partecipato a diverse presentazioni di libri-soprattutto romanzi- in qualità di relatrice. Si dimostra, inoltre, particolarmente interessata alla Letteratura Italiana novecentesca e ai fatti culturali della sua località d'origine: a ciò dedica alcuni articoli di stampo culturale. Collabora, infatti,con più testate giornalistiche. È impegnata, attualmente, nella stesura di articoli culturali e di cronaca per svariate e note testate giornalistiche.