• 10 Ottobre 2024
Itinerari

Sul versante occidentale del Taburno Camposauro, è situato un paesino medievale, tra le cime rocciose del Monte Sant’Angelo, del monte Cardito e di Serra del Ceraso. Il suo nome è Frasso Telesino e conta circa duemila abitanti. Lo stemma del paese raffigura un fraxinus, appunto un albero di frassino verde con frutti d’oro e con in cima una colomba d’argento. Probabilmente proprio dal Frassino ne deriva il nome Frasso arricchito in seguito da Telesino per distinguerlo da altri centri omonimi. Già all’epoca di Carlo D’Angiò nel X secolo Frasso fu tra i possedimenti dei conti di Caserta. Nel 1317 passò a Diego della Rath che grazie ad una sua discendente Caterina della Rath fece vivere il feudo fino al 1509. Frasso ebbe l’onore di ospitare re Federico I di Napoli. Dopo la Rath, passò il feudo ai Gambacorta fino al 1647 quando il principe Gambacorta, implicato nella rivolta di Masaniello fu assassinato e vide così passare il feudo di Frasso ai Dentice e poi agli Spinelli fino a diventare comune di Benevento nel 1861. Nel 1943 Frasso fu bombardata per ben due volte dagli americani.

Popolo orgoglioso e fiero non si lasciò condannare a morte dalla guerra ma si risollevò ricostruendo con la forza delle mani e la fatica ogni casa, ogni strada, ogni ricordo di una storia che rischiava di andare perduta. Ricca di chiese bellissime Frasso Telesino vanta di opere meravigliose che segnano senza dubbio il passaggio di epoche architettoniche ed artistiche dal decimo secolo ad oggi. La gente che abita in questo bellissimo paese è umile ed affettuosa, si distingue per la creatività e per l’amore che nutre per la propria terra. Ogni frassese conserva nel cuore le tradizioni tramandandole ai figli senza farle perdere con il cambiamento generazionale. La montagna di San Michele per il popolo frassese rappresenta il cuore pulsante del paese. Il culto per l’Arcangelo Michele segna la vita di ognuno dalla nascita, alimentandolo affinché accresca senza fine nella propria anima. Ogni anno nel mese di maggio, la comunità frassese si ritrova per la processione che porterà tutti i fedeli verso la chiesetta sotto la roccia al monte di San Michele e pensare che l’Immagine del Santo custodisce la spada che mio padre gli fece forgiare anni fa per darla in dono al Suo Protettore dopo che gli fu sottratta dai ladri. Che bella cosa è la Fede pura, semplice, vera! 

E che cosa meravigliosa è sentire nelle vene defluire il sangue che deriva anche dagli avi di questa terra. Mai dimenticare le proprie origini, mai riporre nel dimenticatoio ciò che è stato importante per forgiare ciò che siamo, esattamente come è stata forgiata quella spada di San Michele, con amore, rispetto e con tanta voglia di condividere le emozioni più profonde. Esattamente l’8 Maggio, ogni anno appunto, per i festeggiamenti dell’Arcangelo, è tradizione per i frassesi di ritrovarsi davanti al Majo, un maestoso falò acceso come rito propiziatorio che pone la Natura e il Paesaggio al centro della vita sulla terra. Ma è anche un modo per ritrovarsi, per condividere la bellezza del momento con estrema fede verso il Santo dell’Eremo, dove i faggeti non lasciano penetrare la luce del sole e la Grotta del Santo accoglie non solo gli uomini ma anche gli animali a dissetarsi nelle due grandi vasche sotto la roccia. Mio nonno mi ha fatto rivivere il momento del Majo ogni anno pur abitando a Solopaca, lo faceva nel terreno adiacente alla nostra casa e poi mi raccontava di tante storie legate a quella festa tanto sentita, di come mia nonna raccoglieva fiori di ginestra colti nella piana di Prata per abbellire i tronchi pronti ad ardere in onore del Santo. Non ho mai conosciuto mia nonna, da lei ho ereditato il nome, morì quando mio padre era solo un bambino, ma sua sorella mi parlava spesso di quanto era buona, dolce, forte umile e adorabile…peccato non averla conosciuta, ma chi la ricorda dice di rivederla in me. Così come per Frasso, a Solopaca si rinnova ogni anno la discesa e la salita dell’Immagine della Madonna del Roseto dal monte al paese e viceversa, altro appuntamento importante che mi porto dentro per la mia metà di sangue solopachese. San Michele la forza ed il coraggio, la Vergine del Roseto la dolcezza, la misericordia. Le mie ali, il mio Credo, la storia di due luoghi, di due pezzi di cuore che uniti si fondono per elargire un Amore Immenso. Sono una Picone, frassese per metà e orgogliosa di esserlo così come sono orgogliosa dell’altra mia metà solopachese. Legatissima ad ogni stradina, ad ogni vicoletto, alle montagne, alla piazzetta, al buon profumo di quel pane che ancora oggi mi ricorda il fornaio, il bravo Egidio figura storica del paese.  Nonna e nonno avevano la loro casa “n’copp i Picuni”, in Via Picone appunto e sapere che c’è una strada che porta il mio cognome mi fa sentire unita ancora di più a questo lembo di terra dove grazie ai miei nonni oggi posso scrivere di loro e del loro paese. Ogni volta che percorro la strada piena di curve che da Solopaca mi porta a Frasso Telesino mi sento come avvolta dalle braccia di quelle sommità che cadono a picco sul mio cammino, dove la vegetazione sembra porgersi quasi ad accarezzare . E una volta arrivata in paese mi sento come a casa, fra la mia gente nutrendo un affetto naturale per ognuno pur non conoscendo tutti, ma sento tutti come famiglia. Frasso Telesino, un borgo medievale dal profumo di buono, di semplice, di vero sicuramente tutto da scoprire!

Autore

Carmela Picone nasce nel 1969 a Solopaca , in provincia di Benevento. Dopo aver conseguito il Diploma di Maturità Classica, leggendo Pirandello scopre la passione per il teatro. Partecipa e vince un concorso letterario con La Libroitaliano Editore e vede le sue poesie pubblicate in un’antologia. Scrive il romanzo “Gocce d’Amore” che ottiene immediato successo tanto da interessare un regista romano che chiede all’autrice di scrivere una sceneggiatura tratta dal proprio libro per la progettazione di un film. Nel 2021 scrive “La poesia delle parole semplici” una silloge pubblicata dalla Atile Editore. Le passioni restano la scrittura, i viaggi ,la recitazione e la pittura . Ama molto viaggiare, scoprire nuove culture, ammirare nuovi paesaggi e far tesoro delle emozioni che ne scaturiscono dopo ogni luogo ammirato. La sua ambizione più grande resta quella di promuovere il territorio nel quale è nata, e dove oggi s’impegna nel sociale per tenere vive le tradizioni e per portare alla conoscenza di tutti la meraviglia e i tesori della sua terra. piccola perla del Sannio.