In un mondo sempre più interconnesso, la comprensione delle culture e delle storie che ci uniscono diventa sempre più importante. La nostra analisi si propone di esplorare uno dei legami storici più affascinanti tra Oriente e Occidente: la storia di Marco Polo e il suo viaggio in Cina. Ma prima di immergerci nel racconto di questo viaggio straordinario, vogliamo esplorare un legame meno noto, ma altrettanto significativo, tra Italia e Cina: il clima umido subtropicale.
Per farlo, ci avvaliamo delle ricerche di Wladimir Peter Köppen, geografo, botanico e climatologo tedesco, nato in Russia, che ha dedicato la sua vita allo studio dei climi del nostro pianeta. La sua classificazione dei climi ci permette di tracciare analogie tra regioni geograficamente distanti, ma climaticamente simili, come l’Italia e alcune regioni della Cina.
Attraverso questo viaggio tra climi e culture, speriamo di offrire ai lettori una nuova prospettiva sulle storie che ci uniscono, e di stimolare una maggiore curiosità e rispetto per le diverse culture del nostro mondo interconnesso.
Nato a San Pietroburgo il 25 settembre 1846, Wladimir Peter Köppen è una figura di spicco nel campo della climatologia. Di origini tedesche, ma nato in Russia, Köppen ha dedicato la sua vita allo studio dei climi del nostro pianeta.
Köppen ha studiato botanica, geografia e climatologia, combinando queste discipline per sviluppare una classificazione dei climi che è ancora oggi largamente utilizzata. La sua classificazione, nota come la classificazione dei climi di Köppen, suddivide il mondo in diverse zone climatiche basate su temperature medie mensili e annuali, e su precipitazioni medie mensili e annuali.
La classificazione dei climi di Köppen ha permesso agli scienziati di tracciare analogie tra regioni geograficamente distanti, ma climaticamente simili. Questo è il caso dell’Italia e di alcune regioni della Cina, che condividono un clima umido subtropicale.
Köppen ha continuato a lavorare e a perfezionare la sua classificazione dei climi fino alla sua morte, avvenuta a Graz, in Austria, il 22 giugno 1940. Il suo contributo alla climatologia è inestimabile e la sua classificazione dei climi continua a essere uno strumento fondamentale per gli scienziati di tutto il mondo.
È un errore comune pensare che l’Italia sia caratterizzata interamente da un clima Mediterraneo infatti. In realtà, la situazione climatica in Italia è molto più complessa e variegata. L’Italia è divisa non tanto in termini di Nord e Sud, ma piuttosto longitudinalmente, lungo la catena montuosa degli Appennini.
La costa orientale o Adriatica e la pianura Padana, ad esempio, sono caratterizzate da un clima umido subtropicale. Questo clima si distingue per estati calde e umide e inverni miti, con precipitazioni abbondanti durante tutto l’anno. Questo clima favorisce una vegetazione lussureggiante e una grande varietà di fauna.
D’altra parte, la costa occidentale o Tirrenica dell’Italia è caratterizzata da un clima Mediterraneo, con estati calde e secche e inverni miti e piovosi. Questo clima ha influenzato profondamente la cultura e le tradizioni delle regioni costiere occidentali dell’Italia.
Gli Appennini, la spina dorsale dell’Italia, presentano un clima umido subtropicale montano o oceanico. Questo clima si caratterizza per estati fresche e inverni freddi, con precipitazioni abbondanti durante tutto l’anno. Questo clima ha contribuito a creare un paesaggio montano ricco e variegato, con una biodiversità unica.
Questa grande varietà climatica in Italia si riflette anche nella sua diversità culturale. Le diverse regioni italiane, con i loro climi unici, hanno sviluppato nel corso dei secoli tradizioni, costumi e modi di vita distinti, rendendo l’Italia un paese di incredibile ricchezza e diversità.
Sebbene separate da migliaia di chilometri e da profonde differenze culturali, l’Italia e l’Oriente cinese condividono una sorprendente somiglianza climatica. Entrambe le regioni sono caratterizzate, almeno in parte, da un clima umido subtropicale.
Nell’Oriente cinese, questo clima si manifesta con estati calde e umide e inverni miti, con precipitazioni abbondanti durante tutto l’anno. Questo clima ha contribuito a creare paesaggi lussureggianti e biodiversi, e ha influenzato profondamente la cultura e le tradizioni della regione.
Analogamente, come abbiamo già discusso, anche in Italia, in particolare lungo la costa orientale e nella pianura Padana, si riscontra un clima umido subtropicale. Anche qui, questo clima ha plasmato il paesaggio e la cultura delle regioni interessate.
Questa analogia climatica tra l’Italia e l’Oriente cinese è un esempio affascinante di come le condizioni ambientali possano creare legami tra regioni geograficamente distanti. Nonostante le differenze culturali e storiche, l’Italia e l’Oriente cinese condividono un pezzo di identità climatica che ci ricorda quanto il nostro pianeta sia interconnesso.
Il clima umido subtropicale ovviamente non è esclusivo dell’Italia e dell’Oriente cinese. Si trova in diverse regioni del mondo, ognuna con le sue peculiarità uniche.
Prendiamo ad esempio gli “stati Dixie” degli Stati Uniti. Questa regione, che comprende gran parte del sud-est degli Stati Uniti, è caratterizzata da un clima umido subtropicale. Qui, le estati sono lunghe, calde e umide, mentre gli inverni sono brevi e generalmente miti. Questo clima ha contribuito a creare una ricca biodiversità nella regione, con foreste di latifoglie e una varietà di specie animali.
Allo stesso modo, altre regioni del mondo come parti dell’Australia orientale, del Brasile meridionale, di larghe zone dell’India e del Sudafrica orientale, condividono questo tipo di clima. In ognuna di queste regioni, il clima umido subtropicale ha plasmato sia l’ambiente naturale che le culture umane in modi unici e interessanti.
Mentre esploriamo le affinità climatiche tra regioni lontane come l’Italia e l’Oriente cinese, non possiamo fare a meno di pensare a una figura storica che ha effettivamente percorso questa distanza, sia fisicamente che culturalmente: Marco Polo.
Marco Polo, nato a Venezia nel 1254, è noto per il suo viaggio straordinario attraverso l’Asia e per essere stato uno dei primi occidentali a visitare la Cina. Il suo viaggio, durato 24 anni, lo ha portato attraverso deserti, montagne e città mai viste prima dagli occhi occidentali.
Il legame di Marco Polo con la Cina va oltre il semplice viaggio fisico. Durante il suo soggiorno in Cina, Polo divenne un membro della corte dell’imperatore Kublai Khan e viaggiò ampiamente nel suo impero, acquisendo una conoscenza approfondita della cultura, della geografia e delle tradizioni cinesi.
Questo legame tra Marco Polo e la Cina è un esempio perfetto di come le affinità climatiche possano essere solo l’inizio di legami più profondi. Come vedremo, il viaggio di Polo in Cina ha avuto un impatto duraturo non solo sulla sua vita, ma anche sulla cultura e sulla storia dell’Italia e dell’Occidente in generale.
Uno degli aneddoti più affascinanti che legano Marco Polo alla Cina riguarda infatti un piccolo dettaglio che molti di noi potrebbero non notare: il fazzolettino di seta nel taschino della giacca maschile.
Se osserviamo attentamente una giacca da uomo, noteremo che sul lato sinistro c’è un taschino con un’apertura orizzontale. In questo taschino, è comune inserire un fazzolettino di seta. Questo piccolo dettaglio di stile, tuttavia, ha una storia molto più grande dietro di sé.
Si dice che Marco Polo, durante il suo viaggio in Cina, abbia scoperto il baco da seta e la produzione di seta. Affascinato da questa scoperta, Polo avrebbe portato con sé alcuni bachi da seta al suo ritorno in Italia, nascondendoli proprio nel suo taschino.
Da allora, il fazzolettino di seta nel taschino è diventato un simbolo del legame tra Marco Polo e la Cina, e un ricordo del viaggio che ha portato la seta in Occidente. Ogni volta che vediamo un fazzolettino di seta in un taschino, possiamo pensare a Marco Polo e al suo incredibile viaggio.
Dopo aver esplorato il legame tra Marco Polo e la Cina attraverso il fazzolettino di seta, è ora di addentrarci nel cuore del nostro discorso: “Il Milione”, l’opera che ha reso Marco Polo famoso in tutto il mondo.
“Il Milione”, noto anche come “Le meraviglie del mondo”, è il resoconto del viaggio di Marco Polo in Asia e in Cina. Trascritto da sui racconti orali dal suo compagno di cella Rustichello da Pisa mentre Polo era in prigione a Genova, “Il Milione” è un’opera unica nel suo genere, un mix di resoconto di viaggio, racconto di avventure e descrizione etnografica.
Nel “Milione”, Marco Polo racconta le sue esperienze, le persone che ha incontrato, le città che ha visitato e le meraviglie che ha visto. Ma “Il Milione” non è solo un resoconto di viaggio: è anche un’opera che riflette la curiosità di Polo per le diverse culture e tradizioni che ha incontrato, e la sua capacità di osservare e descrivere con precisione e dettaglio.
“Il Milione” ha avuto un impatto enorme sulla cultura europea. Non solo ha introdotto l’Occidente alla cultura e alla geografia dell’Asia e della Cina, ma ha anche ispirato generazioni di esploratori e scrittori, da Cristoforo Colombo a Italo Calvino.
Marco Polo è noto innanzitutto per aver riportato in Europa la notizia dell’uso della carta come moneta durante i suoi viaggi in Cina. Ne “Il Milione”, Polo racconta che il Grande Khan ordinò di produrre grandi quantità di moneta di carta, derivata dalla corteccia del gelso.
Nonostante ci sia qualche dibattito storico e scetticismo riguardo l’influenza diretta di Polo sull’adozione della carta moneta in Europa, le sue scritture hanno contribuito senza dubbio alla diffusione della conoscenza su questo strumento finanziario in Europa.
Basti pensare che la banca più antica del mondo è il Monte dei Paschi di Siena, fondata nel 1472 come un Monte Pio (agenzia di pegno) per dare aiuto alle classi più svantaggiate della popolazione durante un periodo di particolare difficoltà per l’economia locale, poco dopo la diffusione del “Milione” di Polo insomma.
Subito dopo, man mano che si espandevano gli scambi commerciali e culturali tra Oriente e Occidente, l’uso della carta moneta ha guadagnato accettazione in varie parti d’Europa, influenzando eventualmente lo sviluppo della moderna banca e finanza.
Inoltre, è sempre Marco Polo che ha effettivamente fatto riferimento alla polvere da sparo per la prima volta in Occidente nelle sue cronache. Durante i suoi viaggi in Cina, Polo ha infatti osservato anche l’uso della polvere da sparo, che era sconosciuta in Europa al tempo. La polvere da sparo era usata in Cina non solo per scopi militari, ma anche per la produzione di fuochi d’artificio.
Nel suo libro “Il Milione”, Polo ha descritto molte delle innovazioni tecnologiche che ha incontrato in Cina, tra cui appunto la polvere da sparo, la carta moneta e alcune piante e animali esotici. Queste descrizioni hanno fornito agli europei una preziosa visione del mondo orientale e hanno stimolato l’interesse per l’esplorazione e il commercio con l’Asia.
D’altro canto, “Il Milione” è ricco di tantissime altre storie affascinanti e dettagliate che offrono uno sguardo unico sulla vita in Asia durante il Medioevo. Nei suoi racconti Marco Polo descrive in dettaglio il suo lungo e pericoloso viaggio attraverso l’Asia per raggiungere la Cina. Racconta di deserti aridi, montagne imponenti e città affollate, dipingendo un quadro vivido del mondo medievale.
Polo passò molti anni alla corte dell’imperatore Kublai Khan e descrive con grande dettaglio la vita di corte, le abitudini dell’imperatore e le meraviglie del suo palazzo. Polo racconta inoltre delle incredibili città che ha visitato in Cina, delle loro architetture, dei loro mercati e delle loro persone, descrivendo in particolare la città di Hangzhou, che considerava la più bella del mondo.
Polo fu molto colpito dal sistema postale mongolo in particolare, che permetteva di inviare messaggi attraverso l’immenso impero in modo rapido ed efficiente, noto come Yam ed estremamente avanzato per l’epoca.
Il sistema Yam era basato su una serie di stazioni di posta, chiamate Yam, che erano collocate a intervalli regolari lungo le principali vie di comunicazione dell’impero. Ogni stazione era dotata di cavalli, muli e persino cammelli pronti a partire, permettendo ai corrieri di cambiare montatura e proseguire rapidamente il loro viaggio.
Polo fu molto colpito da questo sistema, che permetteva non solo di inviare messaggi, ma anche di trasportare merci e persone attraverso l’impero. La sua descrizione dettagliata del sistema Yam nel “Milione” ha fornito agli europei una preziosa visione di un sistema di comunicazione efficiente e ben organizzato.
È possibile che i racconti di Polo sul sistema Yam abbiano influenzato lo sviluppo dei sistemi postali in Europa e altrove. Ad esempio, il Pony Express negli Stati Uniti, attivo nel XIX secolo, utilizzava un sistema simile di stazioni di posta per consegnare la posta attraverso il vasto territorio americano.
Anche il moderno sistema postale italiano, con le sue poste, i suoi corrieri e la sua rete di distribuzione, potrebbe aver tratto ispirazione dalle descrizioni di Polo del sistema Yam. In questo senso, i racconti di Polo non hanno solo aperto l’Occidente alla cultura e alla geografia dell’Asia, ma hanno anche contribuito a plasmare alcuni degli aspetti più fondamentali della nostra società moderna.
Attraverso le pagine del “Milione”, Marco Polo ci ha lasciato un’eredità di conoscenza e comprensione che va oltre i confini geografici e culturali. Le sue descrizioni dettagliate della Cina, delle sue persone, delle sue tradizioni e delle sue innovazioni tecnologiche hanno aperto l’Occidente a un mondo fino ad allora sconosciuto.
Ma forse ancora più importante è il contributo che Polo ha dato nel riconoscere e valorizzare l’enorme contributo della Cina allo sviluppo non solo dell’Occidente, ma dell’intera umanità. Dalla seta alla polvere da sparo, dal sistema postale alla carta moneta, le innovazioni cinesi descritte da Polo hanno avuto un impatto profondo e duraturo sulla nostra società.
Il legame tra Marco Polo e la Cina, così come il legame tra l’Italia e l’Oriente cinese attraverso il clima umido subtropicale, ci ricorda quanto il nostro mondo sia interconnesso. Ci ricorda che la nostra storia comune è fatta di scambi e interazioni, di viaggi e scoperte, di curiosità e rispetto per le diverse culture.
In conclusione, il “Milione” di Marco Polo non è solo un resoconto di viaggio o una raccolta di storie affascinanti. È un promemoria dell’importanza del dialogo interculturale, dell’apertura verso l’altro e della capacità di apprezzare e valorizzare le diverse culture del nostro mondo interconnesso.
