• 17 Maggio 2025
Editoriale

E’ di buono auspicio pensare che il nuovo Pontificato  sarà portatore di elementi di rinnovamento per l’Europa, sarà portatore di pace, due sostanziali benefici per un cammino di intesa tra i popoli dopo guerre cruente e fratricide che hanno pervaso il Continente e hanno gettato non poco sgomento e sconforto nella diplomazia e nel magistero dei Papi che si sono susseguiti, che sebbene si siano realmente prodigati , rivolgendo il loro messaggio di distensione ed evangelizzazione ad una unita comunità europea , nonostante la sua evoluzione e crescita, l’Europa stenta ancora dopo il Pontificato di Bergoglio a far quadrare le sue istanze pacifiche per il futuro.

Siamo chiamati, in quanto europei ad un ora storica di risoluzione pacifica, dopo una secolarizzazione spirituale e geopolitica e geografica, dove la modernità e le sue rivoluzioni algoretiche spingono e impongono nuovi scenari futuri, implementano nuovi valori di intrapresa tra i popoli, una nuova coesione e omogenizzazione che consenta un riconoscimento delle fondamenta della Chiesa Cattolica di evangelizzazione prifuse da San Giovanni Paolo II e Benedetto XVI.

L’Europa è chiamata ad unificazione geografica e geopolitica sempre più motivata da un unificazione spirituale e di pace, nel rispetto dell’interesse  delle singole Nazioni e delle loro diversità al fine di tracciare una reggenza politica centrata su un Europa la cui cristianità sia libera da antiebraismi, da odio e razzismo etnico, ma centrata nella sua territorialità definisca finalmente il processo di integrazione politica per un ampio Stato di valori, volti ad una socialità sovranazionale e internazionale, che siano incentrati sulla loro conservazione futura e su progresso pacifico non solo per sé stessa ma anche per una dimensione esterna globale.

Dopo la primavera di Praga e il muro di Berlino, dopo un’ Europa con una cicatrice portata per mezzo secolo, dopo sofferenze atroci, finalmente l’Europa si apre grazie anche ai suoi Pontificati, con  Pio XII e poi con Paolo VI ad un’Europa migliore, attraverso messaggi di evangelizzazione fondati sul rispetto della dignità umana e sulla uguaglianza dei diritti per tutti i popoli, e la conclamata fine della guerra del 1945.

Con Giovanni Paolo II, il pontificato è aperto e teso al dialogo con i giovani e ai problemi delle nuove generazioni, un focus di speranza per il futuro al fine di rimuovere le paure del passato, nel rispetto dei valori umani, un evangelizzazione per un Europa senza frontiere, dove si confrontano le diversità geopolitiche e si preannuncia una visione legittima di integrazione delle diversità culturali accogliendo e amando tutte le differenze oltre le frontiere e oltre i confini dell’animo cristiano.

L’Europa si consacra dunque a nuove sfide, parte quale è di un mondo antico, di nobili culture monarchiche, di lingue diverse e di diverse nazioni, ricche di storia e di un patrimonio immenso unico al mondo, Giovanni Paolo II, getta infatti le fondamenta per una rivoluzione spirituale e temporale che sarà di un’ Europa libera da indecisioni, scevra dal passato e aperta verso il futuro, affronta i potenti e il monito che rivolge al popolo e di non avere paura di correre verso la Verità, la via della pace dei cuori e di tutte le genti e di ogni popolo.

Benedetto XVI, nella continuità del suo predecessore, quasi in una successione legittima, raccoglie le sue istanze e nella sua spiritualità altamente teologica rimuove gli ultimi ostacoli, per spingere L’Europa, verso un rinnovamento storico, emulandoil suo conservatorismo, si confronta con la sua decisione, di avvicinare nuovamente il potere al diritto, per evitare derive troppo autoritarie, al mondo e ad un Continente che queste derive storicamente le aveva già patite.

Infatti proclamò un incontro storico tra fede in Dio di Israele, la ragione, “il logos” filosofico dei Greci, e il pensiero giuridico di Roma, un incontro che plasmò l’Europa e le sue coscienze, nella consapevolezza dell’uomo, del cive europeo davanti a Dio, nella capacità di conciliare e anche di sovrastare il Monachesimo D’Occidente in un annunciazione della “Pace” promotrice di unità, di religione cristiana e vita monastica alla quale, Egli si ritirò in estremo silenzio, in un deserto  spirituale emblema per l’Europa attonita, di preghiera e di rinascita delle coscienze.

L’Europa si riapre poi ad una pontificato che ha attraversato il tempo e lo spazio, con Papa Francesco, che riapre i suo sentire ad una nuova spiritualità che unifica Oriente ed Occidente, per una Europa moderna che non si chiude nei suoi confini spirituali, ma unisce le comunità di ogni credo, di ogni angolo del globo, per sfociare in un sentire collettivo di una comunità che cresce nelle istanze del nuovo che avanza e che poteva perdersi nell’imponderabile di un dio che non c’è, virtuale ed artificioso, senza idiomi ma iconico presso le menti delle genti, quale sta per divenire, l’intelligenza artificiale.

Papa Francesco, con un nome così caro all’Italia, a quella Italia che ha riconosciuto la Santità di San Francesco, umile tra gli umili, non smarrisce il suo sentiero, e al fianco, della sua comunità apre le porte per scindere la divisione tra Ucraina – Medio Oriente, penetrare nell’animo dei potenti di chi non abbassa mai la guardia, e lo fa con umiltà, aprendo scenari di rilevanza storica, ma restando presso gli umili, i reietti, gli emarginati, in una cristianità misericordiosa del quotidiano, senza orpelli e fronzoli delle tradizioni papaline, cercando di non abbandonare gli insegnamenti di chi lo aveva preceduto, ma procedendo su un sentiero  meno Europa-centrico e piuttosto ma volto verso un’ evangelizzazione che lo ha spinto ai confini del mondo.

L’etica diventa la sua arma vincente, in una Europa confusa, dove ancora appare indeciso per alcuni versi il suo orizzonte etico, diviso su alcuni fronti politici, privo di una visione condivisa sul suo destino, che esplicita suo malgrado uno scenario umano, che cerca una rinascita, collettiva fragile ed inquieta, e le porte del nuovo umanesimo si aprono in una prospettiva di Verità assoluta cristiana, e il Continente europeo sempre propulsore della cristianità e della cultura occidentale, deve in un passaggio così epocale dare prova di un nuovo Pontificato di raccordo con una nuova Europa che sta per nascere, libera e giusta, antitesi di derive storiche e scivoloni totalitari, incapaci di traghettare gli animi verso una spiritualità etica e politica senza ostacoli e di fusione tra i popoli e le nazioni.

La Chiesa Cattolica, oggi più che mai ha una responsabilità cruciale, la continuità di un Pontificato che è stato solidale e per alcuni versi conservatore al contempo, degli animi e dei valori atemporali, che l’umanità e la nazione Europa deve continuare a preservare. La Chiesa ha un compito epocale, unico imprescindibile, che potrebbe ribaltare il suo destino, il destino del Pontificato che verrà ma anche il destino dell’Europa, e del mondo, perché Papa Francesco al fianco di Benedetto XVI è stato custode oltremodo della tradizione teologica e dell’identità cristiana, però aprendosi al dialogo e alla fraternità degli ultimi, delle periferie del mondo, cercando di non chiudersi agli altri credi, alle diversità di fedi, ma integrandole in una spiritualità del vivere e della compassione caritatevole mondiale.

Il prossimo conclave potrebbe dunque imprimere un passo di stallo o di cambiamento senza, tener conto dell’evoluzione Europea e senza tener conto di quanto sia importante ammaliare gli animi dei potenti in un gioco delle parti a somma zero, pertanto, il nuovo pontefice potrebbe imprimere una svolta senza precedenti, ancora una volta controrivoluzionaria o rivoluzionaria?

Certamente la provenienza estera del nuovo papa, è rilevante, che sia della periferia del mondo o che sia della periferia sociale di una nazione europea, la cosa rilevante resta che se anche Egli derivasse dal continente asiatico, o da una chiesa missionaria africana, della Cina, dell’India, o ad esempio delle Filippine, della Nuova Zelanda o di Gerusalemme, non scalfisca l’universalità della Chiesa Cattolica, ma in un divenire naturale e inscindibile, si faccia promotore dell’evoluzione spirituale e socio politica di un Vecchio Continente, che si apre ad una nuova era, nel recupero della sua identità culturale, politica, economica e curi le sue ferite la sua anima graffiata, da aggressioni belliche o da incapacità decisionali, che possa indurre chi detiene la rotta della geopolitica ad una visione pacifica e di benessere europeo e di conseguenza mondiale.

Nel 1978 la nomina di Karol Wojtyla, apparve un tantino esterofila, un papa straniero fu accolto con stupore ma anche con immense aspettative, ma grazie a lui il pontificato riuscì a ritrovare il senso della storia e si iniziò il cammino di recupero dell’Europa, destituendo i Totalitarismi, ripercorrendo le radici di un Continente, bisognoso, di ritrovare il senso della dignità e il coraggio delle idee, e la svolta fu segnata, la Chiesa seppe affrontare con un rinnovamento di sostanza la geopolitica mondiale. Ci fu un passo di guardia e un cambiamento riproposto da Papa Francesco, per ridare ai popoli europei una nuova dimensione etica del quotidiano, delle tecnologie, della politica, in difesa dei diritti umani, verso una spiritualità innovata e sempre meno chiusa in sé stessa.

Il nuovo, Pontefice, dovrà affrontare una nuova guida, una nuova linea o porsi semplicemente in continuità? Ciò che conta è il dialogo con la modernità sociale ed umana che avanza, soddisfare la sete di significato relativistico sulla nostra esistenza e al contempo la ricerca del nostro senso spirituale, e scientifico, appagando il vuoto filosofico che ci attanaglia, in un divenire europeo e globale complesso, integrato, tra generazioni evolute ma smarrite e sole, in un Europa geopoliticamente accidentata, complice essa stessa di scenari orribili, ma recuperabili, con una guida di fede e di buon senso, evitando orizzonti effimeri non solo nel sociale e nel civile.

Un papa è un riferimento globale, la secolarizzazione della sua figura non è solo trascendentale ma immanente in un quotidiano delle ragioni, politiche, e sociali di una collettività che ha bisogno di una guida per non smarrirsi nell’evanescente di una politica forse solo troppo pragmatica e finanziaria, dimentica del reale, di una collettività europea che cerca di non sradicarsi dalle suo umus storico dalla sua sensibilità sociale, dal suo essere pacifico nonostante gli orrori del passato.      

Il nuovo Pontificato deve essere appunto un ponte tra il passato, presente, e il futuro scrutando gli animi, di chi è un falso profeta e tende a traghettare l’umanità vero false ed effimere chimere della politica, il vissuto di un nuovo Papa potrebbe offrire un nuovo sguardo verso la convivenza pacifica tra fedi e cultura, un nuovo dialogo interreligioso e politico, in sostegno della libertà dei popoli, senza destrutturare o snaturare l’esistente, il proliferare di un nuovo umanesimo, verso un Europa, più cosciente di sé, più matura delle sue potenzialità, più coesa , meno divisa, meno arrogante nelle posizioni di politica economica, e meno burocratizzata per ovviare e sostenere un civile più spirituale del quotidiano, verso una santificazione nel lavoro, nell’etica nel potere economico, monetario e finanziario.

Un Pontificato verso la santificazione degli animi, tutti, umili e meno umili, poveri e meno poveri, ricchi e meno ricchi, un pontificato che riparta dal risveglio delle coscienze, dello spirito umano, dalle radici cristiane e umanistiche di un Europa coinvolta in un solo destino, un Papa che sia il precursore di una pacificazione universale.

Autore

Economista, Bio-economista, web master di eu-bioeconomia, ricercatrice Unicas, autrice e ideatrice di numerosi lavori scientifici in ambito internazionale. Esperta di marketing. Saggista, studiosa di geopolitica e di sociopolitica. È autrice dei saggi “Il paradosso della Monarchia” e di “Europa Nazione”. Ha in preparazione altri due saggi sull’identità e sulla politica europee.