• 10 Ottobre 2024
Di I, Sailko, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=17553344

Il passato è veicolo di sapere costante, in quanto ispira il desiderio di curiosità e di conoscenza dell’uomo, affinché ognuno di noi possa sentirsi sempre parte integrante di una società che, talvolta, è “figlia” di svariate tradizioni, mentalità e costumi. Credo che nessun popolo passato o contemporaneo, nessun paese, nessuna civiltà siano stati scartati da un passato che assume il nome di storia, ovvero la narrazione di eventi umani collegati secondo una linea di sviluppo consequenziale che trascende, tuttavia, la mera successione cronologica. La storia, dal greco antico “historia”, ovvero “ricerca”, “indagine”, “conoscenza”, studia il passato dell’umanità attraverso l’uso di fonti scritte ,orali ,archeologiche o materiali.

La trama del racconto storico, dunque, è costruita dagli storici sulla base di documentazione , perciò, i riferimenti cronologici sono spesso arbitrari e, comunque, convenzionali. A tale proposito, di gran lunga interessante è ricordare gli Etruschi, un popolo vissuto tra il IX secolo a.C. e il I secolo a.C. in un’area chiamata Etruria, corrispondente, in linea di massima, ai territori dell’attuale Toscana, Umbria e Lazio settentrionale e centrale; alle attuali Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto meridionale, all’isola della Corsica e ad alcune aree della Campania. La fase più antica della civiltà etrusca è la cultura villanoviana, corrispondente al IX secolo a.C. . Gli studiosi individuano gli Etruschi come una popolazione autoctona. La civiltà etrusca ha influenzato la civiltà romana e alla fine del I sec .a.C. si fuse con essa.  Questo processo di fusione ebbe inizio nel 396°.C., data che segna la conquista della città etrusca di Veio da parte dei Romani, e terminò nel 27 a.C., ovvero il primo anno del principato di Ottaviano Augusto. Testimonianze materiali, come urne, statue, bronzi, dipinti su terrecotte, riverberano la memoria della civiltà etrusca.  Questa, dunque, diffusa nell’epoca Preromana dalla Pianura Padana fino all’area campana, fu caratterizzata da una esclusiva e propria moda. Certo, alcuni costumi provenivano dalla Grecia, ma dai resti che ci sono giunti, studiati dagli archeologi, siamo venuti a conoscenza di una esclusività etrusca inerente altri abiti e accessori. A tale proposito emerge la domanda: “Come si vestivano le donne etrusche?”

Molti saggi storici ci suggeriscono di identificare, in primis, un’importante notizia: alcune donne subirono diverse fasi evolutive -nell’arco di tempo- dal VII secolo fino all’Età Romana. E’ interessante scoprire il guardaroba degli Etruschi: in particolare, esso mette in evidenza il gusto per l’ostentazione  e raffinatezza di tale civiltà. Tracciando un quadro generale, lo stile etrusco fu caratterizzato da cinture, fibule, scarpe a punta, gioielli. Per gli abiti, i tessuti maggiormente utilizzati furono il lino e la lana; il lino è un tessuto molto elegante e costoso, soprattutto indossato dalle donne etrusche più ricche. La lana, invece, più economica del lino, permetteva di creare abiti da una varietà di motivi , fantasie e colori. Come per i Romani, anche per gli Etruschi, indossare abiti dai bordi rifiniti con decori, simboleggiava importanza, cioè prestigio e appartenenza ad uno status” sociale alto. E, quindi, laddove dovessimo trovare statue o immagini contraddistinte da abiti con bordi decorati , allora, capiamo che siamo di fronte ad un personaggio di posizione sociale elevata. Sembrerebbe anacronistico parlare degli indumenti intimi, come i perizomi o bikini, utilizzati in epoca etrusca.

Eppure, statuette di atlete hanno confermato l’uso di perizomi fatti con cinturoni, tipo di abbigliamento molto diffuso. Donne e uomini, inoltre, indossavano abiti lungi -il chitone- e le donne avevano l’usanza di legare i capelli con lunghe trecce, che scivolavano sulla schiena, ma anche di adornarsi di riccioli o legarli del tutto. Spesso, gli abiti lunghi erano fermati sulla spalla con una fibula, oppure, nel caso delle donne più ricche, erano impreziositi da fili di lana; a volte, erano stretti da una cintura posta sotto il seno. Molto utilizzati erano anche i lunghi mantelli. Le donne, inoltre, indossavano sandali di legno con lacci in pelle; le donne di rango elevato, sovente, indossavano scarpe a punta. Gli oggetti conservati nelle tombe etrusche, ci permettono di comprendere se si tratti di urne maschili o femminili, perché quelle femminili contengono i gioielli, i trucchi , mentre, in quelle maschili vi si ritrovano  le armi. I gioielli, dunque, designavano anche la iattanza del soggetto che li indossava. Diffusi erano fasce di perline, orecchini pendenti, oggetti di metallo portati al collo.  Questo popolo, dunque, adornava il proprio corpo con oggetti eleganti e curava l’aspetto estetico con abiti  raffinati , caratterizzati da tessuti pregiati. E’ importante indagare il valore che essi attribuivano allo sport e , di seguito, alla “cultura fisica”.

Abbiamo limitate conoscenze sugli sport etruschi rispetto a quelle che possediamo sulla civiltà greca o su quella romana: le testimonianze scritte sono poche e pare che essi avessero maggiore propensione al momento della gara, che a quello dell’allenamento. Le raffigurazioni artistiche etrusche- ceramiche e affreschi- sono caratterizzate principalmente da scene di pugilato, di corse di carri, di lotte. Tali raffigurazioni hanno permesso agli studiosi di delineare molti aspetti tecnici della pratica sportiva di questo popolo. In realtà, a differenza della civiltà greca , gli Etruschi non consideravano importante lo sport per lo sviluppo della persona e del suo fisico. Quindi, la cultura della civiltà fisica non era una loro prerogativa, poiché gli Etruschi, a differenza dei Greci, concepivano lo sport come divertimento e spettacolo, a cui ogni cittadino avrebbe dovuto dedicarsi nella sua quotidianità. Inoltre, in Etruria, gli atleti erano schiavi; Thuillier-etruscologo , specialista dello sport antico- ha sottolineato che essi “ erano schiavi ben nutriti e ben trattati” e dediti alla pratica sportiva.

Quali sport preferivano praticare gli Etruschi? Nutrivano grande passione per lo sport come divertimento e praticavano maggiormente la corsa, il pugilato, il lancio del giavellotto e del disco. La Tomba di Tarquinia, conosciuta con il nome di Tomba delle Olimpiadi, testimonia notizie relative allo sport, come anche la Tomba degli Auguri, in cui sono rappresentati dei lottatori intenti a gareggiare. Altre tombe, inoltre, raffigurano competizioni atletiche, giochi sportivi e tribune affollate di spettatori che assistono alle gare. Le corse con i carri , forse, costituivano lo sport preferito degli Etruschi. Tutti gli sport poc’anzi citati, erano praticati anche dai Greci, con i quali gli Etruschi, sicuramente, condividevano codesta passione per l’attività sportiva.  Però, a differenza dei Greci, gli atleti Etruschi potevano gareggiare coperti e non nudi. Molti di questi sport passarono ai Romani; infatti, secondo la tradizione antica, i Tarquini –dinastia etrusca che regnò su Roma- avrebbero progettato il Circo Massimo, ma avrebbero fatto praticare in città anche i primi giochi pubblici (ludi). La cultura sportiva etrusca era molto variegata, si praticavano anche i giochi funebri e , in tale occasione, i giochi dei gladiatori. D’altronde, alcuni sport che pratichiamo oggigiorno-come pugilato, corsa, ippica- venivano già praticati dagli Etruschi circa duemila e cinquecento anni fa.  Le mode, le attività sportive e le tradizioni degli Etruschi hanno ispirato e , quindi, influenzato le civiltà successive, sino ai nostri giorni.  

La cultura estetica ,anche nella nostra contemporaneità, ha assunto grande rilevanza; lo sport è diventato elemento “princeps” delle nostre comunità, in virtù dei suoi effetti benefici sul corpo,  per i valori e l’educazione comportamentale che esso trasmette ma , nella fattispecie, come fattore di coesione sociale e divertimento collettivo. Lo sport insegna, inoltre, ad essere generosi, aiuta a scalfire i modi comportamentali e il rispetto per l’altro, per il compagno di squadra o per l’avversario; insomma, forgia bene un individuo anche dal punto di vista caratteriale. Dalle civiltà antiche abbiamo appreso e impariamo costantemente l’importanza dei valori umani, il rispetto per sé stessi o, meglio, l’amore per sé stessi, per il proprio corpo, ma non solo. Esse rappresentano una nostra enciclopedia da consultare costantemente, perché in fondo, se conosciamo il passato e , quindi, il nostro retroscena, ci sentiamo più completi. Tutto ciò che ci ha preceduto rifulge luce pura sulle nostre menti curiose e sulle nostre vite, perché consente di rispondere ai tanti “perché” che l’uomo si pone.

Autore

Originaria di San Salvatore Telesino,laureanda in Lettere e Filosofia presso l'Università di Napoli, Federico II, sin dall'adolescenza si è dimostrata attenta alle tematiche sociali e di attualità. Ha collaborato , per alcuni anni, con il gruppo "Spazio Giovani". Inizia a suonare il pianoforte durante l'infanzia, in seguito, decide di interrompere questo percorso per cimentarsi in altre passioni, come la scrittura. Nel 2021 scrive il romanzo introspettivo intitolato "Scaffali di ricordi", pubblicato nel 2022 dalla casa editrice 2000diciassette. Ha partecipato a diverse presentazioni di libri-soprattutto romanzi- in qualità di relatrice. Si dimostra, inoltre, particolarmente interessata alla Letteratura Italiana novecentesca e ai fatti culturali della sua località d'origine: a ciò dedica alcuni articoli di stampo culturale. Collabora, infatti,con più testate giornalistiche. È impegnata, attualmente, nella stesura di articoli culturali e di cronaca per svariate e note testate giornalistiche.