• 17 Maggio 2025
Geopolitica

La storia ci ha insegnato sicuramente che la condizione e la considerazione della donna ha costituito una discriminazione in tutto il mondo ed in tutte le epoche.

Nonostante la nostra costituzione riconosca la parità di genere, purtroppo, si è ancora lontani dal ruolo effettivamente paritario nella società contemporanea.

Esiste ancora oggi, ed anche in Italia, quella che può essere definita una democrazia incompiuta, che è ben lontana da quella auspicata dai nostri costituenti, ed il loro ingresso è stato fuorchè simpatizzante.

Un esempio? In passato, infatti, la donna era un accessorio del capofamiglia (padre o marito). Nel Codice di Famiglia del 1865 le donne non avevano il diritto di esercitare la tutela sui figli legittimi, né tanto meno quello ad essere ammesse ai pubblici uffici.

Per quanto riguarda il lavoro, i salari delle donne vennero fissati per legge alla metà di quelli corrispondenti degli uomini. Inaugurando una strategia che poi sarebbe stata ripresa per la politica razziale, l’offensiva cominciò nella scuola, dove fu formalmente vietato alle donne di insegnare lettere e filosofia nei licei e alcune materie negli istituti tecnici e nelle scuole medie; inoltre fu vietato loro di essere presidi di istituti, mentre le tasse scolastiche delle studentesse vennero raddoppiate.

Quando pensiamo alle regioni islamiche, pensiamo ad un emisfero del mondo in cui le bellezze geografiche e monumentali vengono oscurate dalla condizione di subordine con la quale viene trattata la donna. Basta pensare alla condizione dello hejab, il velo islamico. Ci risulta una condizione paranormale, noi che del nostro copro ne godiamo la bellezza, ma prima di ogni cosa la libertà, al punto che molto spesso subiamo l’effetto contrario della mercificazione e della strumentalizzazione, soprattutto nel tabù della violenza sessuale.

La situazione della donna oggi in Islam, è simile a quella della donna italiana prima degli interventi normativi che ne hanno modificato la partecipazione alla vita sociale e politica, oltre che culturale.

Ci auspichiamo che tale rivoluzione possa allineare i progressi ottenuti dai paesi occidentali anche per le donne iraniane, con la variante che il fondamentalismo religioso è una costante invariante.Assieme all’obbligo di indossare l’hijab, le donne e le ragazze iraniane devono sottostare a una serie di restrizioni ai loro diritti e alle loro libertà.

Possono indossare i jeans non aderenti e le gonne fino alle caviglie , possono truccarsi ma senza eccedere.

Le donne non hanno il diritto di cantare , a meno che non siano accompagnate in un duetto da un uomo, non possono ballare e non possono viaggiare all’estero da sole. Anche il diritto all’aborto è fortemente limitato.

Sebbene la Costituzione iraniana riconosca parità di diritti alle donne, queste vengono tutt’ora discriminate nelle questioni legate al matrimonio, al divorzio, all’eredità e alle decisioni relative ai figli.

• In base al Codice civile, il marito ha il diritto di scegliere il luogo in cui vivere e può impedire alla moglie di svolgere determinate professioni se le ritiene contrarie ai “valori della famiglia”. Una donna sposata non può ottenere un passaporto o viaggiare fuori dal Paese senza il permesso scritto del marito, che può revocarlo in qualsiasi momento.

• Sempre il Codice civile consente alle ragazze di sposarsi all’età di 13 anni e ai ragazzi all’età di 15 anni, una condizione che alimenta il fenomeno dei matrimoni combinati e troppo precoci, che spesso coinvolge persino bambine di dieci o undici anni . Tra il 2017 e il 2022, infatti, sarebbero state circa 184 mila le unioni che hanno interessato ragazze con meno di 25 anni.

• In Iran non è mai stata approvata una legge sulla violenza domestica per prevenire gli abusi e proteggere le donne sopravvissute da un fenomeno che è sempre più pervasivo e purtroppo in base a delle statistiche tra marzo 2021 e fine giugno 2023 almeno 165 donne sono state uccise da membri maschi della famiglia. Una media di un omicidio ogni quattro giorni.

Nel settembre 2022 in tutte le principali città dell’Iran migliaia di giovani donne (e uomini) sono scesi in piazza al grido di “Donna, vita, libertà”, per protestare contro la morte di Masha Amini. La giovane curda era stata arrestata perché non indossava correttamente il velo e portata in una stazione di polizia da cui non è più uscita viva.
Per settimane i manifestanti hanno sfidato la dura repressione del regime e hanno pagato un prezzo altissimo: i morti durante le proteste sono stati almeno 551 , secondo quando riportato dalle Nazioni Unite, tra cui almeno 49 donne e 68 minori. Nella maggior parte dei casi sono stati uccisi a colpi d’arma da fuoco.

Il regime islamico dell’Iran non è l’unico Stato misogino a far parte della Commissione delle Nazioni Unite sullo status delle donne, sia storicamente sia attualmente. Ci sono altri Stati attualmente membri che applicano la sharia, una legge discriminatoria che promuove legalmente la violenza contro le donne, come l’Afghanistan, il Pakistan, la Mauritania e la Nigeria. Questi stessi Paesi impongono anche la pena di morte per apostasia o blasfemia e nei confronti delle persone omosessuali.

Non credo però che gli Stati occidentali faranno nulla per favorire la liberazione delle donne in Iran. Saranno sempre dalla parte  del profitto piuttosto che della dignità umana e del benessere. Ma se qualcosa è cambiato o sta per cambiare, dipende dall’opinione pubblica. Dipende dall’empatia e dalla solidarietà umana. Al di là dei confini e delle differenze, per ciò che ci rende tutti fondamentalmente umani.

Autore

Laureata in Giurisprudenza e pubblicista iscritta all’albo dei giornalisti. Ha lavorato presso casa editrice e collaborato in 4 testate giornalistiche sia nel Casertano che nel Beneventano. Proprietaria e direttrice responsabile della Testata giornalistica “Sannio Matese Magazine”, registrata presso il tribunale di Benevento, che ha come obiettivo informare, formare e valorizzare il territorio a cui è particolarmente legata del Sannio e del Matese. Presidente dell’Associazione Incanto, da lei stessa fondata, volta alla realizzazione di eventi culturali, sociali, editoriali, mirante principamente a collaborare con le scuole trattando temi socialmente delicati tramite la sensibilizzazione, attraverso il suo format da lei stesso idealizzato “Love Life”. Autrice di "Nuvole d'Estate" e coautrice di "Incantesimi e Magie dal Matese al Sannio"