• 14 Novembre 2025
Editoriale

Un continente, l’Europa, dal cuore antico, che rischia la sua identità, un estensione geografica, che dovrebbe fare da ponte con il mondo africano , asiatico, balcanico, rivitalizzando il Mar Mediterraneo, unificando, integrando e inglobando anche le regioni  frontaliere, abbracciando uno scopo energetico polifunzionale per una transizione energetica, moderna, altrimenti l’insieme degli Stati nazionali rimangono in un ordine sparso disordinato, spersi, dove le sovranità perdono di efficacia,  disilludendo le economie dei paesi emergenti.   

In buona sostanza, la sovranazionalità pubblica resterebbe sulla carta se l’Unione si collocasse in una dimensione sprovveduta, disorientata, frammentata, non arrecante efficacia ed efficienza ad una politica conservatrice della sua identità, riformatrice ed integrata in una visione dimensionale globale, che sta degenerando e scivolando nel post globale a causa delle molteplici derive democratiche.

Certamente vi è un tempo presente quello in cui l’Europa, si trova erede di una storia secolare e oltre  millenaria, che con le sue tragedie orribili, non ha qualificato la civiltà europea dal punto di vista istituzionale, ma l’ha resa, dopo il periodo rinascimentale e risorgimentale, una civiltà confusa e depotenziata da un incerto cambiamento ordinamentale, dove sono emersi i detentori del capitale globale finanziario che la veicolano attraverso la governance bancaria europea, e minimizzano il risparmio dei privati europei, sacrifici familiari, individuali, spingendoli verso un riarmo forzoso, poco funzionale ad una economia reale, ma  arrecante una difesa autonoma, indipendente, confluente in una conversione dell’economia europea, sicuramente profittevole, che ci porta ancora una volta agli albori di un processo bellico.

Il tutto incorniciato da una democrazia europea alla deriva, che delegittima le sue stesse norme, e depotenzia la sovranità del popolo europeo, dove le verità assolute costituzionalmente garantite, a macchia, vengono regolarmente smentite, attraverso politiche che sospingono verso la tutela dell’ambiente e mai verso un umanesimo sociale impregnato di benessere reale, dove i cosiddetti proprietari del neocapitalismo finanziario si fingono paladini del pianeta ma poi, in deroga ad ogni dignità aziendale valutano la possibilità sui territori sovrani di estrarre ogni forma di ricchezza rara, al fine di ogni qualsivoglia profitto ed extraprofitto anche di tipologia bancaria e finanziaria.

Gli accordi di Basilea sono solo il lascia passare per impostare in Europa una sorta di contradizione volta a rapinare le risorse necessarie all’economia reale, e a rifonderle nel capitalismo finanziario, con l’intento di usurpare e capeggiare le nazioni sovrane, dove i relativi cittadini attraverso le loro comunità, si sentono derubati nelle loro tradizioni, culture diverse, e risorse, in mancanza di una tutela precipua, spinti verso una dimensione poco attenta alle loro istanze, alle esigenze e ai bisogni reali, finendo verso un Unione senza una bandiera univoca, senza un senso di appartenenza ad una sovranazionalità pubblica, solidale e giusta, denigrando la civiltà di una Nazione Europa, di un popolo europeo, di una cultura millenaria.

L’opportunismo narcisistico del capitalismo, è senza frontiere e crea margini di deriva, perforando, le terre rare, petrolio, gas, nell’intero territorio europeo, ucraino compreso, svuotando il corpo geografico europeo della sua linfa vitale e riducendolo all’osso, con spartizioni non autorizzate o consentite in nome di ”Cessate il fuoco”  esplicitando una valenza europea, solo geopolitica ma meno economica, meno politica nel rispetto di un ambiente tanto decantato e osannato, supportando ritorni logistici e strategici, verso una transizione energetica talvolta di scarso rilievo, e di scarso profitto in un momento di crisi come quello attuale, dove la politica è assente, dove la diplomazia europea è nulla.

I capitalisti globali, i soliti noti globalisti, affaccendati nell’ombra silente di una Nazione Europa, che ha messo a tacere le sue ragioni, il suo cuore da combattente, ha sradicato le sue radici, per radicarsi in una instabilità tossica, insostenibile. I popoli cercano di indentificarsi in un Europa, libera democratica ma l’untuosità della collusione politica e l’ottusità delle ingiustizie, reclamano un cambiamento, invece, vi è una conversione ed un declino, la comunità sociale è pronta per tracciare un neoumanesimo di pensiero politico rinnovato, verso un orizzonte pacifico e di benessere.

Il tempo attuale è la variabile opportuna per un equazione che può moltiplicare i benefici sociali, economici e politici, spendersi in questo momento storico unico, significa non riformare l’Europa, e per farlo bisogna cominciare dai territori, “Fare Europa”, significa valorizzare le nostre bellezze patrimoniali con un attenzione amministrativa efficace ed efficiente, conservando e tutelando l’esistente, riformando e implementando l’economia e sviluppando una formazione culturale funzionale al futuro delle nuove generazioni.

Superare i momenti di crisi, rigettando il declino esistenziale europeo, nell’abisso di una mera politica di contrasto e odio, riscattando il territorio europeo, sia nel micro che macro, dai detentori del capitale, e fare in modo che le popolazioni europee, diventino investitori del processo di sviluppo in corso.

Dobbiamo procedere verso un rimescolamento sociale, in nuovo asset ideologico con azioni pragmatiche, verso una nuova identità collettiva ed Unitaria, sia nei governi sovrani, sia sui territori sovrani, consapevoli che da qui che l’Europa è, senza macchiarsi ma compiendo quella svolta necessaria, con impegno e consapevolezza.

Per la padronanza di una svolta del proprio destino si impone all’Europa e agli europei, due qualifiche oggettive, avere una propria difesa, senza una forma indiretta di occupazione di altri paesi alleati, senza delegare agli altri le decisioni e disporre di una moneta libera, propria, svincolata da ogni capitalismo finanziario, non a credito, rigettando ogni forma di sudditanza, o di fondo di sudditanza come il Mes, che strangola i governi indebitandoli. Ricercare una sovranità democratica nelle istituzioni, nell’economia non solo in una sovranità ampia, sovranazionale, in una statuizione pubblica che avverrà in maniera più che naturale, e sarà sinonimo di una cooperazione di intese, qualora saranno raggiunte.

Bisogna ricompattare le democrazie, liberare i governi da una compressione debitoria, e da una fluttuante speculazione finanziaria, incentrare la partecipazione politica con l’avanzamento culturale, a beneficio non del capitale, delle carriere o dell’interscambio monetario, eliminando i privilegi elitari, praticando uno spirito di servizio, che fu tipico del Risorgimento, e che rese possibile l’unità della Nostra nazione italiana.

Il corporativismo americano è ormai in declino in Europa, la Francia, la Germania, il Regno Unito, sono eclissati dall’azionismo trumpiano, anch’egli volto ad un imperialismo di prima maniera, disponibile ad un recupero della centralità americana, che sfugge dall’interesse di tutela atlantica, e dall’interesse esclusivo sulla Nato, tutto ciò deve far capire all’Europa, che un’azione di ripartenza non è un’azione di cosmesi democratica che performa una politica di facciata, ma vi è bisogno di una riqualificazione diplomatica per uscire dalle crisi in corso, puntare ad una democrazia “Essenziale”, sia nell’accezione del termine in quanto tale sia al fine di ripudiare la nullità programmatica di un progressismo di sinistra disastroso, ed evitare l’immane tragedia dell’ultimo conflitto mondiale.

La geopolitica sta cedendo il passo con le sue strumentazioni al globalismo finanziario, al capitale globalizzato, digitalizzato, che sta saccheggiando l’Europa spingendola in una guerra Ucraina senza precedenti, deindustrializzando l’asset europeo, e convertendolo in economia industriale bellica, ciò è foriero di profitti veloci ed elevati, ma di un’accelerazione del declino identitario, culturale ed esistenziale del popolo europeo, confinato ad una marginalizzazione delle scelte, delegate ad una Commissione europea inficiata da un’assenza di leadership, già individuata da una assenza di politica diplomatica.

La militarizzazione, la migrazione massiva, l’urgenza pandemica prima, e la mancanza di coesione sociale oggi, possono suscitare una rivoluzione precostituita, l’emergenza energetica, e i prezzi quadruplicati dell’energia, fanno registrare uno scenario poco confortante in una narrazione politica diffusa e confusa, che si avvale di uno di uno smantellamento del tessuto sociale per asserire una guerra che non c’è, una guerra geopolitica che tende ad una confutazione di un Keynesismo economico per infrastrutturare una conversione europea, fortemente finanziaria.

L’Europa deve estirpare il cancro all’interno di una democrazia disinformata, demonizzata, sorvegliata, protocollata, burocratizzata, dissestata, tradita, che può collassare, se non recuperata per procedere ad affermare quanto asserito dai padri fondatori e non solo. L’inflazione, la recessione, gli shock della catena di approvvigionamento, possono spazzare via la classe media, ridurla a sudditi del capitale, una sudditanza patrimoniale e digitale di non poca rilevanza che desta preoccupazione sociale, devastata da una crisi demografica in corso, da una paventata sostituzione etnica perché non si riesce a polarizzare le politiche di integrazione migliorando il tessuto sociale, un caos quasi premeditato, da chi muove le file del globo finanziario.

Una strategia ben strutturata che solo la “Politica” una politica vera, garante della stabilità può ottimizzare liberandola da estremismi economici, da un eurocentrismo, che vuol recidere l’Occidente e isolarlo, in un Europa, schiava di sé stessa e della guerra.

Recuperare la sovranità degli Stati Nazione, è foriera di un ritorno agli interessi dell’Europa, libera dai possessori di capitali, libera da un dualismo e pontiera tra l’America e la Russia, senza utopie, senza bellicismi, senza assenza di prospettive o conversioni militarizzanti, promiscue con la Germania o con chi vuole distruggere la vocazione europea di centralità geografica globale, isola di pace e benessere culturale.

Certamente molti auspicano il crepuscolo comunitario europeo, il fallimento del mercato comune, dell’Unione, della cooperazione in atto, in senso lato, orientata ad una mercificazione del sociale e dell’esistenza umana e del suo benessere, inginocchiata ad un asset economico /finanziario, che ci aliena , conquista e disorienta, in assenza di una guida chiara unica e netta, dove il dono della politica deve tornare ad essere quello di governare non solo di amministrare, in una sovranità di intenti, per evitare il collasso del nostre infrastrutture, economico sociali, e della nostra capacità di autodisciplinarci.

Il sovranismo globale e le sue regole stanno controllando la sicurezza e la democrazia europea messa a dura prova nell’ambito istituzionale, dalla stessa élite europea, nelle varie operazioni elettive negli Stati europei, dove le elezioni democratiche vengono delegittimate e vengono inficiate grazie a scuse di infiltrazioni estere. Creano il casus belli!  E ciò segna il declino del sogno europeo, verso una conversione finanziaria attenzionata a crisi irreversibili.                               

Autore

Economista, Bio-economista, web master di eu-bioeconomia, ricercatrice Unicas, autrice e ideatrice di numerosi lavori scientifici in ambito internazionale. Esperta di marketing. Saggista, studiosa di geopolitica e di sociopolitica. È autrice dei saggi “Il paradosso della Monarchia” e di “Europa Nazione”, con prefazione curata da Gennaro Malgieri e autrice del libro di poesie "Un giardino d'estate".