• 18 Novembre 2025
Società

In politica si vive la sindrome di Alice? Ovvero Alice non vive più nel Paese delle Meraviglie. Ha capito anche lei il trucco e il vissuto della politica è politica già vissuta. A poco meno di un mese delle elezioni Regionali, in alcune realtà territoriali dell’Italia, il trambusto e la confusione è sempre la solita ripetizione. Non siamo come in letteratura nella quale la ripetizione è tutto. In politica la ripetizione ha la noia di ogni campagna elettorale i cui obiettivi non hanno più una nobile origine. Ma interessi.

In politica però l’interesse è tutto. Soprattutto da quando i processi politici hanno perso il pensare antico della coerenza del rispetto e la coerenza delle idee. La modernità ha anche questo vizio estremo della perdita di un valore forte qual è la tradizione del sapere.

Una candidatura è una scommessa. Non si giudica sulla capacità ma sulle appartenenze cangianti. Come le società che vivono le transizioni anche la politica ha nel suo interno modelli transitivi. Ovvero cambi di casacca o elegantemente posizionamenti. Il nostro tempo forse necessita anche di questo.

Le Regionali non sono immuni da ciò. Ma c’è una questione di fondo. Sono finite le competizioni a suon di idee. È sopraggiunto il “duello”, nelle stesse compagini, a suon di individualismi. Soprattutto a sinistra abbiamo assistito alla disputa dei “poteri forti” che non si rassegnano a cedere il passo. Pur restando nello stesso schema geografico di alleanze o addirittura di partito. A destra è un navigare tra onde incerte e distrazioni paradossali.

Ciò significa che manca un sostrato di idee o un monolitico pensiero se non una visione politica appunto individuale. Il fatto è, un preciso esempio, che dopo aver rivestito incarichi di prestigio cercare di ritornare a competere nuovamente per le stesse cariche mi sembra un fatto anacronistico. È come se sotto il ponte non siano passate generazioni e anni che non sono passati invano. Fai come vuoi ma la scacchiera deve restare sempre quella. Che entusiasmo e passione può esserci se non ritornare a rivestire potere.

Il solo a non invecchiare sarebbe la corsa al potete. Perché questo? Non ci sono alternanze? Ma chi riveste già un incarico perché deve puntare ad altro? Un euro deputato in carica perché dovrebbe puntare ad altro? Un Sottosegretario di Stato perché dovrebbe correre per la Presidenza di una Regione? Perché non porta a termine il proprio incarico? (Esempio dunque ). Sono domande che mi “affliggono” (per un modo di dire).

Anche Alice ha compreso che raddoppiare il potere è un vizio. E le virtù? Insomma è incomprensibile tutto ciò sul piano di un ragionamento fuori dai Palazzi. Per chi abita i Palazzi forse è un fatto naturale. Per me e per gran parte di una cittadinanza non lo è.

Autore

nato in Calabria. Scrittore, poeta, italianista e critico letterario. Esperto di Letteratura dei Mediterranei. Vive la letteratura come modello di antropologia religiosa. Ha pubblicato diversi testi sulla cristianità in letteratura. Il suo stile analitico gli permette di fornire visioni sempre inedite su tematiche letterarie, filosofiche e metafisiche. Si è dedicato al legame tra letteratura e favola, letteratura e mondo sciamanico, linguaggi e alchimia. È presidente del Centro Studi e Ricerche “Francesco Grisi”.