Gli individui presenti sul pianeta terra arriveranno probabilmente ai 10 miliardi entro il 2050. Per gli agricoltori, non sarà facile far fronte alle nuove esigenze produttive, considerando anche l’inarrestabile diminuzione delle superfici coltivabili e un clima sempre più imprevedibile.
È dunque attuale l’esigenza di “progettare” l’ideale di agricoltore del futuro: non è un esercizio di stile, ma la premessa per tratteggiare un modello che sarà utile alla politica per definire un quadro socio-assistenziale in grado di sostenere un settore chiave dell’economia.
Innanzitutto, già oggi si possono individuare dei problemi coi quali il sistema agricolo dovrà fare i conti: i cambiamenti climatici e il degrado ambientale, l’aumento dei consumi, la scarsità di risorse, la progressiva urbanizzazione.
Si affermeranno sicuramente realtà aziendali grandi, fortemente avanzate e specializzate, e dunque, competitive. L’agricoltura tradizionale così come la percepiamo oggi non sparirà, ma si troverà a convivere con altri modelli di produzione, realizzati in ambiente controllato, con sistemi di alta tecnologia, legati alle nuove biotecnologie.
Essere agricoltori nel futuro richiederà dunque il possesso di nuove competenze di carattere tecnico e gestionale, ma anche un nuovo modo di intendere il proprio lavoro: non verrà sicuramente meno il compito di produrre cibo per una popolazione in aumento, ma, spiega Sinead Moran, imprenditrice agricola irlandese, “saremo ambasciatori di un’agricoltura per la natura, con una sempre maggiore rilevanza sociale e culturale”. Si pensi, ad esempio, alle opportunità legate ai servizi di assistenza sanitaria sociale, di gestione globale del territorio.
Processi che non verranno soli, ma che dovranno essere incentivati con la promozione di serie politiche di investimento e formazione nel settore.
Anche nelle aree interne campane l’agricoltura è una grande opportunità, sfruttabile solo attraverso la sinergica collaborazione degli attori impegnate su vari campi; insomma, come spesso ci accade, abbiamo le carte in regola ma dobbiamo saperle sfruttare.
Questo ciò che emerge dalle parole di Veronica Barbati, oggi presidente della Coldiretti Avellino; Laureata in Economia e Gestione dei Servizi Turistici, la giovane imprenditrice Veronica Barbati è stata eletta delegata nazionale per Coldiretti giovani il 25 gennaio 2019. Veronica è titolare dell’agriturismo Barbati, di Roccabascerana che racchiude tra le sue mura una lunga storia; ha intenzione di incoraggiare i giovani a riscoprire i valori dell’agricoltura e a difendere le eccellenze agroalimentari del territorio.
Dalle sue testimonianze notiamo che sono davvero molte le sfide che ci attendono in futuro nel settore agricolo: vediamo la necessità di confrontarci con l’avvento dell’agricoltura innovativa, digitalizzata e tecnologica, che potrebbe dare varie risposte alle nuove tematiche climatico-ambientali.
Il lavoro si deve concentrare sulla promozione di strumenti innovativi e, dunque, sulla formazione. Dovendoci relazionare con fasce d’età per ora principalmente medio alta, è necessario fare uno sforzo maggiore, aggirabile incentivando il ricambio generazionale, fondamentale per canalizzare correttamente nuove e preparate energie.
È necessario tutelare le nostre produzioni da logiche di mercato che ne minano la redditività: mantenendo la nostra agricoltura a livelli remunerativi abbastanza alti riusciamo a fortificarla e ingrandirla.
Nella nostra Provincia (Avellino, ndr) l’agricoltura è un settore particolarmente importante, indebolirla significherebbe perdere la capacità di gestire e manutenere il territorio, dovendo spendere risorse in più per riparare i danni. È dunque più lungimirante garantire agli agricoltori la possibilità di rimanere nelle nostre zone, incentivandoli nella non semplice gestione globale del nostro territorio.
Ma, come detto, anche nelle aree interne la logica è sempre la stessa: il nuovo agricoltore deve prendere consapevolezza dell’importanza del suo lavoro, al di là della produzione.
Secondo la Barbati, la prima cosa importante è entrare nell’ottica di essere imprenditore: essere consapevole di essersi assunti un rischio d’impresa (che in questo caso è duplice, entrando anche in gioco il fattore climatico, praticamente incontrollabile). In seconda battuta, secondo la presidente, il nuovo agricoltore deve possedere competenze specifiche nel management dell’impresa, un occhio sempre attento all’innovazione e un approccio vincente al mercato, così da direzionare gli investimenti al reddito. Non è una cosa banale, ma anzi un salto che il settore agricolo deve intraprendere con non poca forza a ogni livello. Particolare attenzione alla nostra biodiversità: è facile investire in colture ad alta resa ma è solo offrendo autenticità che si può riuscire a competere sul mercato puntando in maniera vincente sulla qualità del prodotto.
Per raggiungere tali altissimi livelli di consapevolezza è necessario scardinare alcuni luoghi comuni sul settore agricolo che finora ne hanno rallentato lo sviluppo: primo fra tutti l’approccio secondo il quale l’agricoltura sarebbe un settore vecchio, che richiederebbe molta fatica a fronte di bassi guadagni; in realtà, sono tantissime le storie di successo, che hanno consegnato, anche anche a zone globalmente depresse, realtà di grande rilievo internazionale.
Un altro luogo comune da modificare è legato a una logica ambientalista che vede nell’agricoltura un male assoluto per l’ambiente. Sicuramente tutto è perfettibile, ma i dati della Provincia di Avellino (sulla quale la Barbati ha competenza) sono particolarmente incoraggianti, sia sulla gestione dei fitofarmaci (con una riduzione negli ultimi anni del 20 per cento), sia sulle emissioni; dice con fermezza la presidente: “l’agricoltura non ha reali interessi nell’utilizzare prodotti non necessari sulle colture ed è culturalmente sensibile a queste tematiche.”
Si rileva pure la necessità di intervenire sul piano normativo, lavorando sinergicamente per incidere maggiormente sulla scelta di politiche agricole, in particolare nel contesto europeo, per sostenere al meglio le strutture particolari dei nostri sistemi.
Il livello di attenzione deve essere alto: ci sono le esigenze del settore agricolo e quelle di nuovi interessi economici, e in un’ottica di negoziazione, il primo dovrebbe uscirne abbastanza forti e tutelato.
Alla domanda che chiedeva una posizione sullo sviluppo del settore della produzione di energie rinnovabili (particolarmente florido nelle aree interne campane) in relazione a quello agricolo, Veronica Barbati assume una posizione nettissima: “sono fermamente convinta che l’agricoltura debba assolutamente rimanere prioritaria […] la corretta narrazione di un Paese che può vivere di un turismo diverso e delle sue eccellenze non si sposa con l’immagine di un paese “piastrellato di pannelli”.
L’ottica è, comunque, la necessità di trovare un giusto equilibrio tra le diverse esigenze.
Le opportunità poi, sono tutte da costruire: mai come oggi secondo la presidente conta la creatività imprenditoriale: dal 2001, con la legge di orientamento, l’agricoltura ha l’opportunità di garantire servizi (agriturismi, agriasili ecc). Sono opportunità da indagare e attraverso le quali poter fare davvero la differenza nelle comunità.
Mai come oggi l’agricoltura può fornire una serie di risposte al futuro dei giovani resilienti, rivalutando tradizione con una serie di strumenti innovativi.
Queste infine le parole di Veronica Barbati ai giovani “agroimprenditori” : “Il consiglio è di studiare e approfondire i temi che ritenete importanti. Lasciatevi contaminare da diverse esperienze e credeteci. Sono queste le componenti sulle quali chi oggi avvia un progetto, agricolo e non solo, si dovrebbe concentrare. Gli strumenti a disposizione sono tanti, così come le forme di investimento.
Tutto sta a costruire bene i nostri progetti.
E leggete fino alla fine, magari non solo i titoli.”