• 10 Ottobre 2024
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Caro Direttore da qualche giorno si è aperto su alcuni quotidiani, a seguito di un’intervista rilasciata dal Direttore generale dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, un dibattito se aumentare o meno gli stipendi ai manager qualificati dello Stato. A questo confronto mi sembra opportuno che anche il suo quotidiano partecipi, essendo lei sempre attento a questioni analoghe di carattere sociale ed economico.

Il consigliere Roberto Alesse, ha avuto il coraggio di affrontare, finalmente, una questione annosa che nessuno, per ipocrisia o per demagogia, o, ancora, per peloso egalitarismo negli ultimi anni, aveva avuto mai il coraggio di sollevare: la qualità della classe dirigente statale, dei manager pubblici, di chi muove la macchina burocratica dello Stato. I migliori preferiscono lavorare con i privati perché gli stipendi che offre la pubblica amministrazione non sono adeguati né competitivi. E lo Stato deve rinunciare ai più qualificati: un sistema che va profondamente cambiato. Alesse infatti aveva detto: “Chi serve lo Stato, esercitando responsabilità di assoluto rilievo non può essere ricompensato con retribuzioni irrisorie e perennemente uguali. La conseguenza è che non si riesce soprattutto ad avere una classe di funzionari stabili perché, una volta vinti i concorsi, chi può abbandona la pubblica amministrazione per il mercato privato che offre maggiori stimoli economici”.

Noi come classe dirigente e come imprenditori cattolici che hanno a cuore le sorti del Paese, ben conosciamo i danni che la fuga delle eccellenze, all’estero o nel settore privato, procurano al funzionamento ed alla competitività dell’Italia anche sui mercati stranieri. Lo Stato non può continuare a fare lo struzzo, non rendendosi conto che il Paese ha bisogno di personale specializzato, manager esperti, formati anche all’estero con master pagati salati ed investimenti personali e delle famiglie che poi dovrebbero poter essere recuperati e ritornare sotto forma di retribuzioni, che pertanto devono essere adeguate e concorrenziali rispetto al privato che va a caccia di cervelli pagandoli profumatamente.

Per la verità la pubblica amministrazione ha già molti dirigenti preparati e competenti che potrebbero raggiungere ulteriori livelli di eccellenza in un ambiente competitivo che riconosca, attraverso il merito, incentivi retributivi e vari benefit (i professori ed i maestri un tempo avevano, ad esempio, agevolazioni nei biglietti ferroviari, aerei ecc. ecc.) di cui beneficiano i dirigenti di banche; altro esempio: a me che ho girato mezza Italia, ad ogni promozione, la banca forniva appartamenti di pregio ed addirittura ville, persino l’arredamento di tende e ristrutturazioni. Naturalmente correlativamente dovranno essere previste sia maggiori responsabilità che eventuali penalizzazioni.

Come noto con l’introduzione della riforma Brunetta e le successive modifiche anche nella PA i dipendenti, a partire dai dirigenti, sono coinvolti nel ciclo della performance e negoziano con il vertice, ad inizio anno, il budget e gli obiettivi, organizzativi ed individuali, ai quali è collegata la parte variabile della retribuzione. Attualmente però in ogni caso non si può superare il tetto esistente per l’intera retribuzione del quale lamenta il Direttore delle Dogane e dei Monopoli. Conosco tanti dirigenti, che sono “patrioti”, che hanno senso delle istituzioni, che sentono la loro appartenenza alla comunità che amano e che vorrebbero servire, e che quindi sarebbero ben lieti di restare in patria, non emigrare e disponibili a prestare la propria opera per lo Stato, se pagati il giusto, come ha fatto coraggiosamente notare il dottor Roberto Alesse nella sua intervista.

Grazie per l’ospitalità e buone vacanze.

Lettera aperta al Direttore sul trattamento dei manager

Autore

Riccardo Pedrizzi già Senatore della Repubblica per tre legislature (trai vari incarichi: Presidente della Commissione Finanze e Tesoro del Senato) e Deputato alla Camera per una legislatura (Segretario della Commissione Finanze), attualmente cura le relazioni istituzionali per Associazioni Nazionali e grandi aziende. E' Presidente nazionale del Comitato tecnico scientifico dell'UCID (Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti). Ha svolto la professione legale ed è stato assistente universitario. E' stato dirigente di un istituto di credito. E' iscritto all'Albo dei Giornalisti. Editorialista di quotidiani e periodici, ha contribuito alla riscoperta ed alla diffusione della cultura tradizionale e conservatrice. E' direttore della rivista “Intervento nella Società”. Ha scritto libri sul pensiero cattolico e di economia e finanza.