• 10 Ottobre 2024
Editoriale

L’Europa naturalmente è fuori dai giochi.

Da sempre le guerre mondiali hanno creato crepe disastrose per le nazioni e di conseguenza per le popolazioni coinvolte, imprimendo al sistema monetario delle incongruenze notevoli, in particolare si è evoluto il concetto di banca, determinando con essa una forte espansione al fine di rastrellare i risparmi degli utenti coinvolgendoli per un destino finanziario della nazione e dello Stato predisponendo e distribuendo titoli pubblici. Forte fu il vincolo delle emissioni monetarie legato alle riserve auree in entrambi i conflitti mondiali, e rilevante fu il panico assunto nel 1907 dagli Stati Uniti, che spinse ad assolvere un prestatore nuovo.

Il ruolo degli Stati Uniti è stato sempre quello, causa della sua iniziale neutralità, di finanziare i paesi europei sia per forniture di armamenti e sia per beni alimentari, questo ruolo assunto verso gli Alleati, ha posto un credito verso gli stessi, gettando alcuni paesi europei in una profonda crisi economica, dopo la fine della prima guerra, tale da risolvere la loro insolvenza verso l’America, con la sospensione della convertibilità monetaria in oro, e al fine di stampare maggiore quantità di moneta per riparare ai debiti, ma determinando così, un fenomeno di iperinflazione.

La crisi del 29 che colpì gli Stati Uniti, pose le basi per un ulteriore conflitto, nonostante i tentativi per esempio della Germania di rientrare con il Piano Dawes, un accordo di dilazione di pagamento e di investimenti americani nel paese. La nuova politica monetaria fortemente espansiva, crea una crisi profonda della Fed, che si limita ad uno sviluppo speculativo su Wall Street, cercando una nuova prosperità verso un sistema per nulla reale.

La forte bolla speculativa creò un disagio speculativo generando un tracollo della borsa, il seguito e legato a rimedi di una politica espansiva, per nulla efficiente, e solo con Roosevelt e il “New Deal”, si approntò un nuovo piano di riforme, per risollevare la crisi e il Paese. E solo dopo si pensò a separare le banche commerciali da quelle di investimento, e nel 1941 l’America riuscì nuovamente a finanziare gli alleati, fino all’8 dicembre del 1941.

Tuttavia, oggi gli Stati Uniti, non sono immersi in una forte espansione, causa non solo determinata dalla Fed, ma anche da un vivere civile stravolto da un sociale discutibile, la censura del politicamente corretto domina in particolar modo nelle università americane, e l’alleanza tra la governance finanziaria e il capitalismo è forte, il capitalismo digitale è imperante, e il ceto medio è stato impoverito dalla classe dominante, le minoranze etniche e sessuali sono più potenti e hanno più diritti, delle classi medie, inoltre la responsabilità espansionistica, nasce anche da una forte alleanza tra il potere capitalistico digitale e la nuova religione ambientalista, che sta facendo stragi di un’economia reale non più esistente, schiava del sistema.

La globalizzazione così pianificata sta portando a traino il sistema Americano, che non facilmente riuscirà a riemergere, l’alleanza tra il capitalismo finanziario e Wall Street e i Big Tech, consentiranno alle nuove presidenziali di decidere il vincitore, che comunque dovrà spingere l’espansione monetaria americana, risollevare le sorti di Silicon Valley, allontanare il futuro dei giovani dal potere social per riprogrammare il mito americano un tempo fonte di successo.

Le responsabilità di un establishment radical scic, genera un freno all’espansione economica americana, inseguendo una nuova guerra mondiale, incautamente finanziata a debito di un asset in crisi, un tentativo radicale di demonizzare il benessere mondiale, e di pilotare finanziariamente una nuova forza coloniale, gestita dall’America stessa, sarà l’Europa del futuro.

Così se il futuro dell’Europa e la sua espansione economica trova un freno economico nel sistema politico americano e nella sua politica monetaria troppo finanziaria, così come nello scenario internazionale il futuro dell’Africa passa attraverso la Cina, ma non può declinare dalle implicazioni europee.

La strategia cinese di approntare un sistema olistico verso l’Africa sviluppando il suo asset industriale, proteggendo l’ambiente parimenti la sicurezza e il progresso tecnologico, sebbene contraddittorio e implosivo spinge la Cina ad un investimento strategico decisivo in Africa, con l’intento di approvvigionarsi delle sue risorse e generando una implementazione di sviluppo pari al 4% superiore a quella mondiale.

L’espansione cinese è controvertibile rispetto a quella americana, genera un flusso di benessere che ogni nazione mondiale si auspica e cerca, ne segue un implicazione russa e una sottomissione europea dal punto di vista commerciale, la Cina costretta ad esportare la sua crisi sta cercando nuovi spazi e gli sta sottraendo all’Europa, che ancora deve decidere cosa fare da grande, restare una cooperazione commerciale o sviluppare una governance pubblica, giuridicamente valida con una federazione di stati in grado di omogenizzare non solo gli aspetti fiscali e monetari, staccandosi dalla governance finanziaria e monetaristica di stampo anglo- americana con fulcro bancario, in altre parole l’Europa vuole essere, un satellite o un pianeta con una propria orbita?

Il rapporto agonistico geopolitico sta logorando le nostre prospettive strategiche, la Cina risalirà la china dalla sua crisi recessiva, e lo farà a discapito di un Europa che nell’espansione sta stimando solo gli aspetti bellici, triturati dall’economia anglo americana, ed Ucraina, la verità che solo un’esclusione cinese dal sistema africano potrà non generare un ulteriore sistema immigratorio inflazionato, pericoloso.

Nel 1989, dopo la fine della guerra fredda, il fallimento del socialismo, e in particolare quello cinese, avrebbe determinato negli anni successivi, il trionfo del libero mercato sulla politica, (Francis Fukuyama, politologo statunitense “la fine della storia e l’ultimo uomo” pubblicato nel 1992 Utet). E nel 1942 il socialismo liberale intendeva ricercare un equilibrio fra le esigenze del mercato e le garanzie sociali, (l’economista e sociologo Wilhelm Ropke), pose questo dilemma nel suo saggio “La Crisi Sociale Del Nostro Tempo” indicando una terza via di soluzione, poiché all’epoca come oggi la Cina è un esempio di successo all’apertura del mercato internazionale.  

Quindi, dobbiamo spazzare via un’economia fondata sul poker delle banche centrali, creare e proteggere un’economia reale, i nostri risparmi nazionali e sovrannazionali debbono finanziare un sistema reale, la governance finanziaria della Bce non può continuare a risentire del sistema azionario mondiale, con particolare accento su quello anglo americano.  

Il processo di de-dollarizzazione, è costante e continuo, non si evince né dall’espansione della Fed o della Bce, ma dalle manovre della banca centrale cinese, che acquista notevoli valori di Titoli di Stato, al fine di iniettare liquidità nel mercato e stabilizzare le condizioni interne.

Il modello sociale europeo, come quello americano, meno di quello cinese è già, in crisi, siamo già in modalità recessiva, in una sorta di deriva, democratica, economica, industriale, agricola, e l’attuale visione politica, globale ed europea non riesce ad integrare una cooperazione efficiente, se non filo atlantista e meno competitiva, la sfida non passa solo attraverso una difesa militare univoca, ma attraverso una centralizzazione decisionista, volta a massimizzare le sovranità nazionali e a statalizzare quella sovranazionale. 

Certamente la produttività passa attraverso i comparti, tutti, dell’economia, ma le decisioni non possono essere limitate, da una cooperazione semplicemente rafforzata da trattati, uniti nelle diversità, superando la pura de localizzazione commerciale, implementando le vocazioni nazionali con un rinnovato piano di investimenti, al quale deve essere propedeutico l’assunzione dell’eliminazione dei relativi deficit di ogni stato membro. Quindi bisogna convertire la voce “finanziamento” in semplice “investimento” europeo.

Infatti l’integrazione della Cina nel mercato globale, già nel 1978, aveva un duplice obiettivo, “Attrarre gli investimenti esteri e rilanciare le esportazioni”, come la politica economica di Xi-Jiinping, che emula una “Politica di riforme e apertura economica” (discorso di apertura di Xi-jiinping 2019/01/06/1978-2018-40 anni di riforme e di apertura https://dirittocinese.com).

Mentre le imprese occidentali delocalizzano la Cina adotta una politica espansionistica ad alto livello, per recuperare l’economia di stallo interno e fare un sorpasso già evidente sul Giappone, intorno al 10% nel 2010, e superare gli Stati Uniti, prima del 2030, intorno al 2028.

L’espansione dunque potrebbe essere legittima ma difficile per i debiti sovrani europei, la situazione potrebbe cambiare se cediamo debito o lo annulliamo, e operiamo degli investimenti espansivi, indipendentemente dal circuito delle superpotenze e aumentiamo la competitività superando lo stallo marxiano dello sviluppo industriale. Che sia una competitività multidisciplinare e non settoriale, ed orientata ad un falso ambientalismo, volto a creare bolle finanziarie speculative, altamente nocive e rischiose per l’economia mondiale e in particolare europea.

Autore

Economista, Bio-economista, web master di eu-bioeconomia, ricercatrice Unicas, autrice e ideatrice di numerosi lavori scientifici in ambito internazionale. Esperta di marketing. Saggista, studiosa di geopolitica e di sociopolitica. È autrice dei saggi “Il paradosso della Monarchia” e di “Europa Nazione”. Ha in preparazione altri due saggi sull’identità e sulla politica europee.