• 19 Giugno 2025

Viviamo in un’epoca segnata dalla tecnologia sempre più sofisticata che ha modificato anche il modo di comunicare; il calcio si è adeguato ai tempi. E’ cambiata soprattutto la gestione delle squadre, laddove gli staff tecnici sono formati da un capo allenatore e da almeno una mezza dozzina  di collaboratori che lo seguono in panchina attrezzati di computer per elaborare e dare indicazione in tempo reale su ogni aspetto della partita. Se poi i risultati non sono all’altezza della complessa organizzazione è un altro discorso. Sono finiti i tempi del “mister” che sbraitava e si agitava seduto lì in panchina fumando l’ennesima sigaretta – almeno sino a dicembre 2003, da quando in campo non si può più fumare- con il suo vice che restava in silenzio e interveniva solo se richiesto. Quel calcio non c’è più, soprattutto dal punto di vista dei rapporti umani, perciò oggi raccontiamo un personaggio di quel mondo andato, un uomo dal carattere sanguigno per il quale i valori come lealtà, franchezza, generosità, coerenza e rispetto per gli altri venivano prima di ogni altra cosa. Un allenatore che ha lasciato dovunque un indelebile ricordo sotto il profilo umano e un insegnamento calcistico da cui sono venuti fuori grandi giocatori. Un maestro di vita e di calcio che per essere stato così com’ era fu tenuto a margine dai grandi club; iniziava l’era del grande business che dava preferenza ad un modello di conduzione tecnica che si conformasse ai nuovi standard aziendali.      

Carlo Mazzone (Roma, 19 marzo 1937 – Ascoli Piceno, 19 agosto 2023) “romano de Roma”, soprannominato affettuosamente Sor Carletto. Detiene l’oramai imbattibile record di 792 panchine in Serie A (797 calcolando anche 5 spareggi) precedendo in questa classifica Nereo Rocco (787), Giovanni Trapattoni (689) e Nils Liedholm (635. Nel 2002 gli venne attribuito il premio “Panchina d’oro” alla carriera; nel 2019 gli è stata intitolata la nuova Tribuna dello Stadio Del Duca di Ascoli Piceno e nello stesso anno è stato inserito nella Hall of Fame del calcio italiano.

Per quasi cinquant’anni ha attraversato il calcio italiano in lungo e in largo prima da giocatore e poi da allenatore. Fu l’Ascoli la società a cui restò più legato per averci giocato per nove anni con 219 presenze quasi tutte da capitano. Nel 1969 la sua ultima stagione da calciatore fu segnata da un grave infortunio che pose fine alla carriera. Aveva già moglie e figli e si trovò senza lavoro, ma gli venne incontro l’indimenticabile presidente Costantino Rozzi, un uomo con il suo stesso carattere sanguigno che lo inserì nei quadri societari utilizzando il patentino di allenatore che Mazzone aveva conseguito. In attesa di trovare un nuovo allenatore Rozzi gli affidò temporaneamente per due volte la conduzione della prima squadra. Nel campionato seguente Mazzone subentrò sulla panchina dalla penultima giornata di andata e portò la squadra per la prima volta nella sua storia in testa al campionato, sfiorando la promozione. Rimase all’Ascoli fino al 1975 e con due promozioni in tre anni portò la squadra dalla Serie C alla Serie A. In carriera ha allenato Ascoli, Fiorentina, Catanzaro, Bologna, Lecce, Pescara, Cagliari, Roma, Napoli, Perugia, Brescia e Livorno, ottenendo 3 promozioni in Serie A e 12 salvezze che per le società minori equivalgono ad uno scudetto vinto.

Nel 1993 ebbe la gioia di essere chiamato dalla Roma, la squadra del suo cuore; seppure in un momento societario molto difficile ottenne comunque un settimo posto e due quinti posti. Il 15 dicembre 1993 fece esordire da titolare un altro “romano de Roma”, un ragazzo diciassettenne di Porta Metronia sul cui futuro da campione non aveva dubbi; per tre anni lo coccolò come un figlio e Francesco Totti non lo deluse. Nel 2000 ci fu un’altra pagina significativa della sua carriera perché venne chiamato ad allenare il Brescia dello storico presidente Luigi Corioni. Mazzone convinse Roberto Baggio a trasferirsi al Brescia e Baggio accettò facendo però inserire nel contratto una clausola che gli avrebbe consentito di rescinderlo nel caso in cui Mazzone avesse lasciato la panchina bresciana! Nel campionato successivo arrivarono a Brescia Luca Toni e il centrocampista spagnolo Pep Guardiola che stava concludendo la sua carriera di calciatore. A Brescia, che in squadra aveva anche Andrea Pirlo, Mazzone dimostrò ancora una volta la magistrale conoscenza del gioco e le caratteristiche dei giocatori. Affinò la tecnica di Luca Toni come centravanti e cambiò il ruolo di Pirlo arretrandolo nel compito di regista, così come aveva già fatto nell’ultimo anno a Roma con Giuseppe Giannini. In questo ruolo Pirlo divenne uno dei più forti giocatori al mondo e con Toni,  Totti e Materazzi (che Mazzone aveva allenato a Perugia) vinse il mondiale nel 2006.  Il Brescia di quegli anni conquistò quattro salvezze consecutive e sfiorò la qualificazione alla Coppa UEFA nel 2001, quando fu sconfitto dal Paris Saint-Germain nella finale della Coppa Intertoto.

Nelle sue peregrinazioni calcistiche allenò e migliorò tanti giocatori che nel calcio hanno lasciato il loro segno; da quelli più famosi come Pagliuca, Materazzi, Aldair, Mihajlovic, Antognoni, Guardiola, Giannini, Pirlo, Francescoli, Baggio, Totti, Fonseca, Balbo, Signori, Conte, Carboni eToni  ai tanti altri meno noti che comunque gli sono stati riconoscenti per gli insegnamento ricevuti. Su di lui si potrebbero raccontare centinaia di aneddoti e sorridere ricordando l’imitazione che ne faceva Teo Teocoli. Il suo modo di essere e di comunicare rendeva un siparietto comico anche il momento più normale. Durante una partita della Roma, Mazzone si rivolse con la solita voce tonante al suo terzino Amedeo Carboni e questo è il dialogo in romanesco e italiano: “Mazzone: Amedeo!”. Carboni: , mister?Mazzone: Quante partite hai fatto in serie A?” Carboni: 350, mister”. Mazzone:E quanti gol?” Carboni: 4, mister” Mazzone: Ecco, allora vorrei proprio sapere ndo c… è che vai! Torna subito in difesa!”.

Ma il personaggio Mazzone resta impresso nella memoria degli appassionati soprattutto per il celebre episodio accaduto il 30 settembre 2001 durante la partita di Serie A tra Brescia e Atalanta, un derby molto sentito dalle tifoserie. Lo hanno raccontato in tanti di quelli che furono presenti, compreso Pierluigi Collina che arbitrò quella partita. Dopo essere passato in vantaggio con un gol di Baggio il Brescia stava perdendo per 3 a 1 e Mazzone era oggetto di cori da parte dei tifosi atalantini, con insulti davvero pesanti rivolti all’uomo e non all’allenatore. Baggio segnò il gol del 2 a 3 e la telecamera inquadrò Mazzone che, a stento trattenuto dal quarto uomo, si rivolse verso i tifosi ospiti urlando in romanesco “Se famo il terzo vengo sotto la curva!”. Detto fatto: punizione di Baggio, tocco di Rinaldi, autogol e 3 a 3. Iniziò così la folle corsa di Mazzone che nessuno degli inseguitori riuscì a trattenere; era incredibile come potesse correre così veloce un omone di un metro e novanta e in evidente sovrappeso, uno che avresti visto bene seduto ad un tavolo di una trattoria fuori porta davanti ad un piatto di agnello a scottadito. Per sessanta metri non lo fermò nessuno e mentre correva diciamo che “evocava in romanesco i defunti dei tifosi atalantini”, come si legge dal nitido labiale ripreso dalla telecamera a bordocampo. Nonostante la ripresa televisiva non si capisce che cosa disse una volta giunto sotto la recinzione della curva degli atalantini, possiamo però facilmente immaginarlo. Bloccato, calmato e riportato indietro da quelli che finalmente lo avevano raggiunto, trovò ad aspettarlo Collina che con il suo fair play  gli fece segno di uscire perché espulso. Mazzone alzò le mani e disse: “Si, si, non c’è problema, me lo sono meritato” e si avviò trotterellando verso gli spogliatoi con i tifosi bresciani in delirio. Prese cinque giornate di squalifica.

Il 18 marzo 2006, in occasione di Livorno-Juventus, seduto sulla panchina dei Labronici eguagliò il record di 787 panchine in Serie A di Nereo Rocco per batterlo a fine stagione  con 792 presenze; fu il suo ultimo anno da allenatore.

Nel 2009, per la finale di Champions League tra Barcellona e Manchester United, fu personalmente invitato ad assistervi da Pep Guardiola, l’allenatore dei catalani, che era stato un suo giocatore a Brescia e Mazzone accettò volentieri. Al termine della partita Guardiola dedicò la vittoria a Paolo Maldini, ritiratosi da poco, e proprio a  Carlo Mazzone dicendosi orgoglioso di averlo avuto come allenatore. In occasione del suo 80° compleanno, tra le tantissime testimonianze di affetto e gratitudine, riportiamo ciò che Francesco Totti scrisse sulle sue pagine social: “Mister, ci siamo conosciuti che avevo 16 anni, ero un ragazzino! Mi hai fatto crescere come uomo e come calciatore. Mi hai difeso, mi hai spronato e mi hai fatto tenere la testa sulle spalle ad un’età difficile. Chissà come sarebbero andate la mia carriera e la mia vita se non ci fossi stato tu… Ma ci sei stato e io mi sento fortunato, onorato ed orgoglioso di aver conosciuto una persona splendida come te che non smetterò mai di ringraziare! Ci vorrebbero tanti Carletto Mazzone anche nel calcio di oggi! Auguri per i tuoi 80 anni».

È deceduto il 19 agosto 2023, all’età di 86 anni, ad Ascoli Piceno che aveva scelto come sua città di adozione. In occasione delle esequie ad Ascoli Piceno venne dichiarato il lutto cittadino e nella prima giornata della Serie A 2023-2024 venne osservato un minuto di silenzio su tutti i campi in suo onore.

Appresa la notizia della sua morte, Guardiola si presentò alla conferenza stampa del Manchester City iniziandola con un suo commosso ricordo; per l’occasione indossava una felpa bianca fatta fare tempo prima da alcuni ex calciatori su cui era stampata la foto del mister che correva sotto la curva degli atalantini in quell’indimenticabile derby Brescia- Atalanta.

Carlo Mazzone, un uomo sulla panchina di un calcio che non c’è più.

Autore

Nato a Napoli nella seconda metà degli anni cinquanta. Sportivo appassionato, calciatore in gioventù, dirigente sportivo di società del settore giovanile. Avvocato con molteplici hobby e scrittore a tempo perso, ha pubblicato due romanzi e una raccolta di racconti di Calcio.