
Secondo un’indagine condotta da Transparency Market Research, il valore globale dell’industria pornografica ha toccato i 287,8 miliardi di dollari nel 2023, e stando alle proiezioni degli esperti, al tasso annuo di crescita dell’8,6%, potrebbe raggiungere i 706 miliardi di dollari entro il 2034. In particolare, è la fruizione di contenuti online a far impennare il volume d’affari, fra video on demand, live streaming e giochi di simulazione. Un ruolo importante è anche quello degli abbonamenti ai contenuti per adulti, fra piattaforme specializzate, siti e inserzioni che hanno nella pubblicità un ruolo dominante.
Nei primi anni ’90, quando la rete era ancora cosa per pochi, si arrivò all’assurdo, cinque immagini su sei, di quelle condivise, erano di carattere pornografico. Verso la fine di quel decennio, la stessa proporzione riguardava, invece, le chat online. Un mercato, come abbiamo visto, di nicchia, con produzioni curate e del medesimo tenore di quelle del “vero” cinema.
La definitiva consacrazione del genere, nella seconda metà degli anni ’80, eporta al successo dei porno amatoriali: minor qualità, tempi di produzione molto più brevi, diffusione molto più capillare, minor costo di realizzazione e vendita. Un trend che si trascina fino ai primi anni 2000, quando il modello economico è incerto e i colossi del porno tentano la strada degli abbonamenti ai loro siti online. Tra il 2006 e il 2008, infatti, iniziano a diffondersi i siti porno che, prendendo spunto da YouTube , veicolano una pletora di video hard gratuiti. Le fonti di guadagno, a questo punto, sono due. Da una parte i banner pubblicitari, dall’altro video offerti come campioni gratuiti, ma che devono essere poi acquistati per godersi lo spettacolo intero. Il mercato, però, continua a non decollare: verso il 2010 si assiste alla totale dipartita del dvd e dei supporti fisici in genere (calo del 50%), mentre i proventi derivanti dalle attività online non riescono a ripianare i conti. I colossi del settore del porno online, come YouPorn e PornHub, iniziano a lanciare campagne marketing pronte a sdoganare il porno, arrivando a girare spot basati su metafore o avviare sponsorizzazione insospettabili.
E come sta, ora, questa industria? Le cifre, qui, ballano, ma stando a Kassia Wosick, professoressa di sociologia alla New Mexico State University, a livello globale si parla di 97 miliardi di dollari, circa 10-12 dei quali provenienti dai soli Stati Uniti (ma i profitti, netti, sono di 618 milioni). A far la parte del leone, negli incassi, non sono tuttavia i film, ma i servizi ad hoc. Per esempio, l’abbonamento a webcam che mostrano dal vivo delle pornostar o, uno degli ultimi trend, la realizzazione di video hard amatoriali su richiesta. Che trasformano lo spettatore in una sorta di regista.
È così che nel quinquennio 2014-2019 si è assistito a un incremento medio del 10,1% del fatturato un trend che gli analisti prevedono raddoppiato nei prossimi cinque anni, anche in virtù delle nuove possibilità offerte dalla realtà virtuale. Insomma, il porno non è mai stato meglio, pensiamo che ogni secondo su internet vengono spesi oltre 3.000 dollari per acquistare contenuti porno, si fa presto a capire la ragione di tanto interesse verso la più nota sigla erotica.
Un grave aspetto legato alla pornografia concerne la forte dipendenza che essa provoca. Gli americani da sempre in anticipo sui tempi, l’hanno classificata tra le new addictions, le nuove dipendenze; Il punto è che purtroppo la dipendenza dal sesso, a livello sociale, non è ancora percepita come un problema; chi si ubriaca è ritenuto un alcolizzato, chi ricorre a droghe un tossicodipendente, mentre chi fa incetta di materiale hard, quasi sempre, passa per un innocuo cultore del genere. Un equivoco, questo, che spiega tante cose.
A cominciare dal fatto che spesso ci si dimentica che, prima di essere un business e una dipendenza, la pornografia è qualcosa di profondamente immorale e umiliante. Mercifica il corpo delle donne e degli uomini che , né più né meno di chi si prostituisce sui marciapiedi , fanno del sesso un mestiere, e ferisce l’anima di quanti, senza accorgersene, finiscono col confondere il sentimento con la prestazione, l’amore col piacere, l’unione col dominio. E, quel che è peggio, dimenticano che, come uomini, siamo stati creati per essere liberi, per non accontentarci e per scavare oltre la superficie delle relazioni. Per vivere un Amore più grande.Ma la persona porno dipendente non ricerca materiale pornografico per praticare autoerotismo in modo funzionale, ma la dimensione pornografica diventa parte della sua esistenza e della sua giornata poiché è integrata in ogni pensiero, attività, immagine che vive la persona.
Per questo motivo viene chiamata dipendenza, poiché abbraccia tutte le dimensioni di vita dell’individuo costringendo egli a dover pensare, desiderare, vivere in funzione del porno.Essendo una dipendenza, non presenta né controllo da parte dell’individuo, né decisione attiva, poiché l’individuo diventa schiavo della attività stessa in modo passivo e senza che possa governarne l’azione secondo i propri bisogni.La dipendenza da porno è scevra da attività sessuali condivise, poiché quello che eccita e provoca piacere dipendente nella persona è la visione passiva di filmati pornografici senza interazioni con altre persone. Per questo motivo non ha nulla a che vedere con l’interazione sessuale e relazionale, poiché l’individuo cerca in solitario materiale pornografico e solo attraverso questa ricerca continua e dipendente riesce a sperimentare piacere sessuale. Come si sviluppa però tale dipendenza ?
Le cause dell’insorgenza, secondo sessuologi e psicologi, non sono ascrivibili alla percezione di solitudine, ma piuttosto ad altri fattori personali e interpersonali.
Ad esempio, alcuni fattori che causerebbero l’insorgenza possono essere:
• un problema a livello di autostima e soddisfazione personale ed esterna;
• difficoltà, problemi da un punto di vista interpersonale (di coppia, familiare);
• stress e ansia per via di concause esterne di difficile gestione;
• problematiche di tipo affettivo vissute durante l’infanzia come affettività insufficiente o mancante;
• abusi fisici e psicologici ricevuti durante l’infanzia.
Non esiste un profilo ben delineato di individuo che incorre, attraverso i vissuti e la propria personalità, in un disturbo dipendente da porno. Ogni persone può sviluppare questa dipendenza in base alle concause vissute e/o subìte durante la propria vita attuale e/o la propria dimensione infantile.La persona con dipendenza dimenticherà i suoi impegni su ogni fronte, da genitori e coniuge, partner, amico, per dedicarsi esclusivamente alla pratica erotica pornografica. Inoltre, la difficoltà relazionale sarà maggiore perché proprio come una vera dipendenza, quando la persona verrà disturbata, diventerà aggressiva e scorbutica alimentando sempre più la sensazione di solitudine personale e di essere abbandonata/o da parte del partner. La distanza fisica, sessuale, affettiva, emotiva aumenterà sempre più innescando inevitabilmente una difficoltà relazionale con il proprio partner che non riuscirà a comprendere cosa stia succedendo. Ricordiamo però che lo sviluppo tecnologico non aiuta , infatti Secondo le stime, ogni giorno circa 141 milioni di persone visitano un sito pornografico e, ogni secondo, circa 29 mila. Il 66% di loro è di sesso maschile. I siti web pornografici nel 2020 hanno rappresentato circa il 13% di tutto il traffico Internet globale. Il primato del maggior traffico giornaliero su Pornhub, il sito pornografico più conosciuto, spetta agli Stati Uniti, seguiti dal Regno Unito. L’industria della pornografia è un mercato multimiliardario. Si stima che ogni anno si spendano circa 100 miliardi di dollari, e ogni secondo oltre 3000 euro.