• 18 Novembre 2025
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Rosanna Romanisio Amerio, appassionata studiosa di storia nonché pubblicista di vaglia, come ha mostrato la curatela, condivisa con Gianfranco de Turris, di un’opera di Enrico de Boccard, ha da poco dato alle stampe un volume che mira a fare (finalmente!) chiarezza sull’armistizio dell’8 settembre 1943, le cui conseguenze hanno profondamente inciso sulla storia italiana contemporanea. Stiamo parlando dell’ampio volume, Il Signor Armistizio non lo conosciamo, nelle librerie per i tipi di Solfanelli (per ordini: 335/6499393; edizionisolfanelli@yahoo.it,). Il testo è aperto dalla presentazione di Gianluca Barneschi e da una breve nota di Alessandro Allemano. Barneschi rileva quanto segue: «le lettura e lo studio del risultato delle pluriennali fatiche di R. Romanisio Amerio […] aiutano a capire cosa effettivamente accadde in quella tragica estate […] grazie ad acquisizione documentali, anche recentissime» (p. 5). Il volume è impreziosito da un importante apparato fotografico e dalla raccolta dei documenti dei quali l’autrice si è servita nella stesura del testo.

Romanisio Amerio, fin dall’incipit di queste pagine, precisa di non essere una storica di professione. In realtà, i documenti che ha ritrovato, in Archivi italiani e non solo, mostrano che la curiositas che ha animato la sua ricerca è sostenuta da una non comune acribia investigativa e, spesso, anche dal dubbio scettico che, in molti casi, la storiografia accademica non conosce. La studiosa precisa, a proposito del metodo seguito ne, Il Signor Armistizio non lo conosciamo: «la ricerca è qui raccontata come in un diario» (p. 28). Ciò rende le sue pagine godibili anche dal lettore meno informato, tanto da trasformare il narrato, centrato su basi documentali incontestabili, un’avvincente spy story. Tra i documenti inediti, ritrovati dalla ricercatrice, va, innanzitutto segnalato lo: «Short Military Armistice, il cosiddetto “armistizio breve” del 3 settembre 1943, corredato dalla firma del generale di brigata Giuseppe Castellano e […] del maggiore generale Bedell Smith, capo di S. M. dell’esercito USA» (p. 15). Si tratta dell’ “armistizio di Cassibile” che, in realtà, fu firmato nel Fairfield Camp, allestito nell’antica Masseria S. Michele, nei pressi di Cassibile. Il documento fu redatto in tre copie, di cui il Ministero degli Esteri italiano conserva solo una copia priva di firme, in quanto l’originale fu distrutto per ordine del capo di S. M., generale Vittorio Ambrosio. Un altro documento ritrovato è quello dell’armistizio firmato a Malta il 29 settembre 1943, l’ “armistizio lungo”, che ebbe due versioni corredate dalle firme di Badoglio e Eisenhower. Nella seconda si legge che le condizioni poste furono: «accettate […] dal Maresciallo Badoglio e da Eisenhower» (p. 15).

L’autrice ricostruisce secondo i canoni del miglior giornalismo d’inchiesta le intricate vicende che caratterizzarono la caduta del fascismo a muovere dal 25 luglio, nonché i contatti, epistolari e non, intercorsi tra le parti in causa. L’indagine si sviluppa, inoltre, attorno alle tracce del cippo-ricordo dell’armistizio che gli Alleati posero nel luogo della sottoscrizione dell’ “armistizio breve”, asportato nel 1955 da Enrico de Boccard.Vengono presentati e discussi i testi inediti di Franco Montanari, diplomatico che accompagnò il generale Castellano, con funzione di interprete durante le trattative, e i Diari inediti del diplomatico Luca Pietromarchi, sostituito in questo incarico inizialmente affidatogli, proprio da Montanari. Romanisio Amerio si intrattiene sul ruolo giocato nelle trattative da Dick Mallaby, agente segreto britannico e ricostruisce l’intricata avventura di Giacomo Zanussi che, per primo, ebbe la possibilità di visionare il testo dell’ “armistizio lungo”. Si tratta di una ricostruzione puntuale e oggettiva degli eventi, carica, di badi, di un coinvolgimento empatico nella discussione degli stessi, motivata dal fatto che la studiosa essendo italiana ha contezza che l’armistizio, nel bene e nel male, segnò una cesura tragica della storia patria.

Per tale ragione, il capitolo davvero dirimente del testo è l’ultimo, nel quale Ella si interroga sulle conseguenze dell’armistizio e sul suo senso profondo. Mentre gli Alleati, rileva, potevano contare su una complessa e articolata organizzazione nelle trattative, il fronte italiano non era unito e poteva contare su singole personalità, la principale delle quali era rappresentata, anche per i rapporti intrattenuti con la Casa Reale, da Badoglio. Nel discutere tale contesto storico, l’autrice si serve della più accreditata bibliografia storica, avvalendosi anche di notevoli fonti giornalistiche. La prima conseguenza dell’armistizio, è ben noto, fu l’esplodere della guerra civile che vide contrapposte le brigate partigiane e l’esercito della neonata RSI. Con la “fuga al Sud”, il Re e Badoglio scelsero definitivamente il fronte alleato. Questa scelta viene giustificata, dalla scrittrice, per l’impellenza, per gli italiani, che vivevano una situazione di evidente minorità politica e militare, di tentare di salvare il salvabile, innanzitutto bisognava ricostruire l’Italia. È bene precisare che Romanisio Amerio presenta tale lettura con il beneficio del dubbio.

Chi scrive, di contro, fa propria, in merito all’armistizio dell’8 settembre, la tesi di Galli della Loggia: l’armistizio segnò la “fine della Patria”, cui fece seguito la colonizzazione politica e spirituale italiana da parte dell’Occidente. Negli anni Settanta, non è affatto casuale, che in Italia si registrasse una recrudescenza della guerra civile che sancì l’instaurasi, anche da noi, della post-modernità, del capitalismo computazionale della dismisura che ammorba, ancora oggi, le nostre vite. Pertanto, il nostro giudizio sull’armistizio, è forse più negativo di quello espresso dall’autrice.

Nonostante ciò, il libro che abbiamo sinteticamente presentato, fornisce al lettore molte informazioni e documenti sui quali vale la pena soffermarsi e riflettere. Essi chiariscono molti eventi di quel concitato frangente storico.

Rosanna Romnisio Amerio, Il Signor Armistizio non lo conosciamo, Solfanelli, pp. 363, euro 30,00.

Autore

Giovanni Sessa (Milano, 1957) vive a Frascati (RM). Suoi scritti sono comparsi su riviste, quotidiani, in volumi collettanei e Atti di Convegni di studio. Ha curato e prefato decine di volumi. Tra le ultime pubblicazioni, La meraviglia del nulla. Vita e filosofia di Andrea Emo, Milano 2014; Julius Evola e l’utopia della Tradizione, Sesto S. Giovanni (Mi) 2019; L’eco della Germania segreta. “Si fa di nuovo primavera”, Sesto S. Giovanni (Mi) 2021; Azzurre lontananze. Tradizione on the road, Sesto S. Giovanni (Mi) 2022; Icone del possibile. Giardino, bosco, montagna (Mi) 2023. E’ Segretario della Fondazione Evola.