• 27 Luglio 2024
Politica

Il fenomeno migratorio è una delle sfide più complesse e urgenti del nostro tempo, che richiede una risposta globale e coordinata da parte della comunità internazionale. Secondo i dati dell’UNHCR, l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, alla fine del 2022 c’erano circa 82,4 milioni di persone costrette a fuggire dalle proprie case a causa di conflitti, persecuzioni, violazioni dei diritti umani, disastri naturali o cambiamenti climatici. Di queste, 26,4 milioni erano rifugiati, 48 milioni erano sfollati interni e 4,1 milioni erano richiedenti asilo. La maggior parte dei rifugiati si trovava in paesi vicini alle aree di crisi, come la Turchia, la Colombia, il Pakistan, l’Uganda e la Germania.

L’Italia, in quanto paese di frontiera dell’Unione Europea, si trova ad affrontare quotidianamente le conseguenze di questo fenomeno, che coinvolge sia la sicurezza nazionale che la solidarietà umanitaria. Nel 2022, secondo i dati del Ministero dell’Interno, sono sbarcati sulle coste italiane 34.154 migranti, in aumento del 34,7% rispetto al 2021. Di questi, il 60,6% proveniva dalla Tunisia, il 13,5% dalla Libia, il 7,8% dalla Turchia, il 5,9% dall’Algeria e il 4,2% dalla Grecia. Il 72,3% dei migranti era di nazionalità tunisina, il 6,7% di nazionalità bengalese, il 3,9% di nazionalità ivoriana, il 3,6% di nazionalità eritrea e il 2,8% di nazionalità marocchina.

Per gestire questo fenomeno, l’Italia non può agire da sola, ma deve contare sul sostegno e sulla cooperazione delle altre istituzioni nazionali, europee e internazionali. In particolare, il ruolo della Farnesina, il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, è fondamentale per definire e attuare una politica migratoria efficace e sostenibile, che tenga conto degli interessi e delle esigenze dell’Italia e dell’Europa, ma anche dei diritti e delle aspettative dei migranti e dei paesi di origine e di transito. La Farnesina, infatti, si occupa di gestire i rapporti politici, economici, sociali e culturali con l’estero, promuovendo gli interessi e i valori dell’Italia nel mondo. Tra le sue funzioni, vi è anche quella di contribuire alla gestione dei flussi migratori, in collaborazione con le altre istituzioni nazionali, europee e internazionali.

Proviamo quindi ad analizzare come la Farnesina, attraverso la sua Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, possa svolgere un ruolo chiave nella ricerca di soluzioni sostenibili ed efficaci al fenomeno migratorio, seguendo l’esempio della Danimarca, che ha adottato una politica di trasferimento dei migranti in paesi terzi. La tesi che voglio sostenere è che la cooperazione allo sviluppo sia uno strumento indispensabile per affrontare le cause profonde dell’immigrazione, per garantire la dignità e la sicurezza dei migranti e per favorire il loro ritorno volontario o la loro ricollocazione in paesi in via di sviluppo, dove possano avere opportunità di crescita e di integrazione. Per far ciò, l’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo deve dialogare anche con l’Agenzia Europea della Guardia di Frontiera e Costiera, per garantire una gestione integrata e coordinata delle frontiere esterne dell’UE, che assicuri la libera circolazione all’interno dello spazio Schengen, ma anche la protezione dei diritti fondamentali dei migranti e dei richiedenti asilo.

L’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS) è un’agenzia pubblica che si occupa di promuovere lo sviluppo internazionale, l’aiuto pubblico e le emergenze umanitarie. L’AICS è stata istituita nel 2014, con la riforma della cooperazione italiana, che ha previsto la creazione di un sistema unitario, coordinato dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, e composto da due agenzie operative: l’AICS e l’Agenzia Italiana per il Commercio Estero (ICE). L’AICS ha sede a Roma e dispone di 20 sedi territoriali, di cui 13 uffici di cooperazione presso le ambasciate italiane e 7 unità tecniche decentrate.

L’AICS opera in diversi settori, tra cui lo sviluppo economico, lo sviluppo umano, l’ambiente e l’uso del territorio, l’emergenza e gli stati fragili. I suoi obiettivi sono quelli di contribuire al raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, di rafforzare il ruolo dell’Italia come attore globale responsabile e solidale, di favorire la coesione sociale e la stabilità politica nei paesi partner, di sostenere la crescita economica e la creazione di opportunità per le imprese italiane. L’AICS gestisce un budget annuale di circa 1,5 miliardi di euro, di cui il 60% proviene dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e il 40% da altre fonti, come l’Unione Europea, le organizzazioni internazionali, le regioni, le province, i comuni, le università, le organizzazioni non governative, le fondazioni e le imprese.

La cooperazione allo sviluppo è uno strumento fondamentale per affrontare le sfide globali, tra cui la povertà, le disuguaglianze, i conflitti, le crisi ambientali, che sono spesso alla base dei movimenti migratori. L’AICS, quindi, ha il compito di sostenere i paesi in via di sviluppo nella creazione di un ambiente favorevole al pieno dispiegamento del potenziale di ciascuna persona, garantendo il rispetto dei diritti umani e dell’eguaglianza di genere, il sostegno alla democrazia e alla costruzione dello stato di diritto. In questo modo, l’AICS contribuisce a prevenire le cause profonde dell’immigrazione, offrendo ai migranti potenziali o effettivi delle alternative di vita dignitose e sicure nei loro paesi di origine o di transito. Allo stesso tempo, l’AICS promuove la dignità umana dei migranti, fornendo loro assistenza umanitaria, protezione, educazione, salute, sicurezza alimentare, integrazione socio-economica, sia nei paesi di accoglienza che in quelli di rimpatrio o di ricollocazione.

L’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo agisce in linea con le priorità e le strategie dell’Unione Europea e delle Nazioni Unite in materia di cooperazione internazionale. L’Agenzia si conforma ai principi e ai valori dell’UE, quali il rispetto dei diritti umani, la democrazia, lo stato di diritto, la pace, la sicurezza, la solidarietà, la sussidiarietà, la complementarità e la coerenza. L’Agenzia si impegna a realizzare gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, che rappresentano il quadro di riferimento per la cooperazione internazionale e la lotta alla povertà. L’Agenzia partecipa attivamente alla governance delle organizzazioni scientifiche multilaterali, alla rete degli Addetti Scientifici e al finanziamento di progetti di ricerca scientifica nel quadro dei Protocolli Esecutivi di Cooperazione Scientifica e Tecnologica.

Tra i programmi che vedono coinvolta l’Agenzia, si possono citare il Fondo Fiduciario dell’UE per l’Africa, che mira a contrastare le cause profonde dell’instabilità, della migrazione irregolare e delle situazioni di persone sfollate. Il Fondo è stato istituito nel 2015, in seguito alla crisi migratoria nel Mediterraneo, e copre tre regioni: il Sahel e il Lago Ciad, il Corno d’Africa e il Nord Africa. Il Fondo finanzia progetti in diversi ambiti, quali lo sviluppo economico e le opportunità, la sicurezza e lo sviluppo umano, la migrazione e la protezione, la governance e la resilienza. L’Italia è il secondo contributore al Fondo, con un impegno di 215 milioni di euro.

Il Fondo Fiduciario dell’UE per la Siria, che sostiene le popolazioni siriane e i paesi ospitanti, fornendo assistenza umanitaria, protezione, istruzione, sanità, sicurezza alimentare, ricostruzione e sviluppo economico. Il Fondo è stato istituito nel 2015, in risposta alla guerra civile in Siria, che ha causato oltre 500 mila morti e 13 milioni di sfollati. Il Fondo copre quattro paesi: la Siria, la Turchia, il Libano e la Giordania. Il Fondo finanzia progetti in diversi settori, quali l’accesso all’istruzione, la creazione di posti di lavoro, la fornitura di servizi di base, il sostegno alle infrastrutture, il rafforzamento della società civile, la promozione della riconciliazione e della coesione sociale. L’Italia è il quarto contributore al Fondo, con un impegno di 100 milioni di euro.

Il Programma Alimentare Mondiale (PAM), che fornisce assistenza alimentare e nutrizionale alle popolazioni colpite da conflitti, carestie, emergenze sanitarie e cambiamenti climatici. Il PAM è l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di combattere la fame nel mondo, salvando vite in situazioni di emergenza, migliorando la nutrizione e la qualità della vita, e sostenendo lo sviluppo sostenibile. Il PAM opera in oltre 80 paesi, raggiungendo circa 100 milioni di persone ogni anno. Il PAM implementa progetti in diversi ambiti, quali la distribuzione di cibo, il trasferimento di denaro, il sostegno ai piccoli agricoltori, la prevenzione e il trattamento della malnutrizione, la preparazione e la risposta alle emergenze, la resilienza e il recupero. L’Italia è il sesto contributore al PAM, con un impegno di 85 milioni di euro nel 2020.

La Farnesina, in quanto Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, ha il dovere di affrontare il problema dei flussi migratori con una visione globale e strategica, che tenga conto delle esigenze e degli interessi dell’Italia e dell’Europa, ma anche dei diritti e delle aspettative dei migranti e dei paesi di origine e di transito. La Farnesina, quindi, deve promuovere una politica migratoria basata sui principi di solidarietà, responsabilità e sicurezza, che concili l’accoglienza e l’integrazione con il contrasto all’immigrazione irregolare e alla tratta di esseri umani. In questo senso, l’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo deve dialogare anche con l’Agenzia Europea della Guardia di Frontiera e Costiera (Frontex), che aiuta i paesi dell’UE e Schengen a gestire i confini esterni dell’UE e a contrastare la criminalità transfrontaliera. L’obiettivo è quello di garantire una gestione integrata e coordinata delle frontiere esterne dell’UE, che assicuri la libera circolazione all’interno dello spazio Schengen, ma anche la protezione dei diritti fondamentali dei migranti e dei richiedenti asilo.

La Farnesina, infatti, riconosce che la gestione dei flussi migratori non può prescindere da una cooperazione rafforzata tra i paesi dell’UE e con i paesi terzi, in particolare quelli di origine e di transito dei migranti. La Farnesina sostiene il principio di condivisione degli oneri e delle responsabilità tra gli stati membri dell’UE, basato su criteri oggettivi e trasparenti, che tenga conto delle capacità di accoglienza e di integrazione di ciascun paese. La Farnesina appoggia anche il principio di partenariato e di dialogo con i paesi terzi, basato sul rispetto reciproco e sull’interesse comune, che preveda incentivi e condizionalità, in funzione della cooperazione offerta in materia di migrazione e di sviluppo.

La Farnesina, inoltre, ritiene che la gestione dei flussi migratori debba essere accompagnata da una politica di integrazione efficace e inclusiva, che favorisca la partecipazione attiva dei migranti alla vita sociale, economica e culturale del paese di accoglienza, nel rispetto dei valori e delle leggi dello stesso. La Farnesina promuove anche una politica di comunicazione e di sensibilizzazione, che contrasti i pregiudizi e le discriminazioni nei confronti dei migranti, valorizzi il loro contributo alla società e alla cultura italiana ed europea, e rafforzi il senso di appartenenza e di identità comune.

La Danimarca ha adottato una politica di gestione dei flussi migratori molto restrittiva, che prevede il blocco dell’arrivo di nuovi migranti e il trasferimento di quelli già presenti in paesi terzi, dove vengono ospitati in centri di accoglienza gestiti dalle Nazioni Unite. Il primo paese terzo con cui la Danimarca ha stipulato un accordo è l’Uganda, che riceverà una compensazione economica per accogliere i migranti danesi. L’obiettivo di questa politica è quello di disincentivare l’immigrazione verso la Danimarca e di favorire il ritorno volontario o la ricollocazione dei migranti in paesi più vicini alle loro aree di origine o in paesi in via di sviluppo, dove possano beneficiare di condizioni di vita migliori e di opportunità di integrazione.

Questa politica si basa su due presupposti: il primo è che i migranti non abbiano diritto a richiedere asilo in Danimarca, ma solo a ricevere protezione temporanea in un paese terzo; il secondo è che i migranti non abbiano interesse a rimanere in Danimarca, ma preferiscano tornare nei loro paesi o trasferirsi in altri paesi dove possano avere maggiori prospettive di sviluppo. Questi presupposti sono stati contestati da diverse organizzazioni umanitarie e di difesa dei diritti umani, che hanno denunciato il rischio di violazione del principio di non respingimento, del diritto d’asilo e della Convenzione di Ginevra sui rifugiati. Inoltre, queste organizzazioni hanno messo in dubbio l’efficacia e la sostenibilità di questa politica, che potrebbe creare ulteriori tensioni e instabilità nei paesi terzi, già sovraccarichi dal peso dei flussi migratori.

Tuttavia, la Danimarca sostiene che la sua politica sia un modello da seguire per l’Europa, che si trova ad affrontare una crisi migratoria senza precedenti, che mette a dura prova la coesione e la solidarietà tra gli stati membri dell’UE. La Danimarca ritiene che la sua politica sia una soluzione efficace e umana, che permetta di salvaguardare la sicurezza e il benessere dei cittadini danesi, di ridurre i costi e i rischi dell’accoglienza e dell’integrazione dei migranti, e di offrire ai migranti una protezione adeguata e una prospettiva di futuro in paesi terzi.

In questo contesto, l’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo dovrebbe affiancare le politiche di immigrazione su modello danese, al fine di aiutare i migranti a tornare in prossimità delle proprie terre d’origine o a trasferirsi in paesi in via di sviluppo, sostenuti da politiche di cooperazione allo sviluppo. L’Agenzia, infatti, potrebbe fornire assistenza tecnica e finanziaria ai paesi terzi che accolgono i migranti, per migliorare le condizioni dei centri di accoglienza, per garantire il rispetto dei diritti umani e delle norme internazionali, per facilitare il processo di rimpatrio o di ricollocazione dei migranti, per promuovere lo sviluppo economico e sociale dei paesi ospitanti e dei paesi di origine dei migranti. In questo modo, l’Agenzia potrebbe contribuire a creare un circolo virtuoso tra migrazione e sviluppo, che favorisca la stabilità e la prosperità delle regioni coinvolte.

Autore

Rinaldo Pilla è un traduttore e libero professionista nato a Torino, ma originario del Sannio e attualmente risiede a Fermo, nelle Marche. Ha frequentato la Scuola Militare Nunziatella di Napoli per poi conseguire una laurea presso la Nottingham Trent University e successivamente un master in sviluppo e apprendimento umano dopo il suo rimpatrio dagli Stati Uniti. È un autore molto prolifico, che vanta una vasta e approfondita produzione letteraria sul tema dell’antichità, con particolare attenzione al periodo del I secolo d.C. e alla storia e alla cultura dei Sanniti, un popolo italico che si oppose e si alleò con Roma. Tra le sue opere, si possono citare romanzi storici, saggi, racconti e poesie, che mostrano una grande passione e una grande competenza per il mondo antico, e che offrono al lettore una visione originale e coinvolgente di quei tempi e di quei personaggi. Questo autore è considerato uno dei maggiori esperti e divulgatori dell’antichità, e in particolare del Sannio, una regione storica che ha conservato molte testimonianze e tradizioni della sua antica civiltà.