• 27 Luglio 2024
La mente, il corpo

Una volta per lasciare qualcuno si adottava la frase: …vado a prendere le sigarette! E spariva per sempre. Oggi, se un amore finisce, viene privato della dignità, ricorrendo al ghosting o all’orbiting, con una fase di zombieing. Uno dei due diventa un fantasma, ossia una persona decide di terminare una relazione sia sentimentale che amicale, interrompendo le comunicazioni con l’altro, attraverso tutti i canali comunicativi esistenti. Evita il chiarimento faccia a faccia per palesare la fine della relazione. Lascia l’altra persona in sospeso, che deve interpretare l’accaduto con sentimenti di ansia, tristezza, incertezza, ambiguità. Non ha nessuna informazione per interpretare l’evento e quindi comincia a mettersi in discussione, ad analizzare con razionalità la realtà dell’evento, a chiedersi se c’era una relazione. 

Il ghosting attiva reazioni emotive negative, non soltanto per la fine della storia, ma, perché non si trovano le motivazioni per la chiusura della storia, privando la persona di una elaborazione della perdita. La persona non ha avuto la possibilità di un confronto o di un saluto. Il fenomeno è un evitamento estremo, per lasciare appesa la relazione, non tiene in considerazione i sentimenti dell’altra persona. 

L’uso ampio del ghosting nasce dal fatto che tante relazioni nascono sui social, e quindi sono meno importanti o valgono meno, oppure non ci si assume la responsabilità delle proprie azioni. Viene utilizzato da molti, per non avere un confronto diretto o per non ferire il partner, perché ciò, richiederebbe una maturità per affrontare il peso emotivo del confronto vis a vis. Si sparisce senza dare spiegazioni. È una vera e propria violenza psicologica, un abuso emotivo da parte di chi lo pratica. Ricordiamoci sempre che avere a che fare con qualcuno che sparisce all’improvviso dimostra soprattutto la sua inadeguatezza e la sua fragilità. 

Ci può anche essere un ritorno sulla scena,  lo zombieing, ovvero tornare all’improvviso come uno zombie, dopo un periodo di silenzio. C’è un ripensamento. Può essere estremamente dannoso e confondere. Ha un impatto sulla fiducia in sé stessi e lascia un forte senso di ansia e di abbandono; quindi, quando quella persona riappare può dare un senso di speranza. Ma potrebbe nuovamente sparire per poi ritornare…e lasciare nuovamente la vittima, non appena si riaffeziona, nel vortice della confusione e dell’abbandono. Le cause di un tale atteggiamento si possono trovare in una personalità narcisista, nell’essere soggetti annoiati in cerca di attenzioni, nella codardia, nella paura dell’impegno, nella vendetta, nella difficoltà di confrontarsi con l’altro. Bisogna dire e in questo caso scrivere, che l’essere umano utilizza un sadismo innato, perché non solo ghosta, ma potrebbe continua a seguire sui social l’altra persona, mettendo anche dei like agendo l’orbiting. La persona ghostata è sorpresa, confusa, prova sensi di colpa, rabbia, tristezza, e tenta anche di riagganciare i rapporti nel caso di orbiting perché, se l’altra persona è ancora interessata alla sua vita, potrebbe ancora avere interesse per la relazione. Soltanto più tardi arriverà a lasciar andare, cancellando qualsiasi numero, e facendo tesoro degli errori fatti. L’orbiting cerca il contatto con l’altro, diretto, ma non troppo, si fa vivo a intermittenza, per esercitare il controllo, tenendolo agganciato con esserci / non esserci. Controlla e trattiene proprio come nello stalking. Sfrutta la dipendenza affettiva. Non si impegna ma non si allontana. Potrebbe non essere empatico con difficoltà di amare. L’orbiter non ha identità di chi sia e utilizza la modalità per farsi riconoscere e per conoscersi. 

Questi fenomeni ghosting, zombieing, orbiting, sono relazioni sentimentali/amicali disfunzionali, e ci mostrano la fragilità delle relazioni, prive di stabilità e interscambiabili. Sono strategie percepite come sicure, perché non espongono a rischi. Ogni storia deve avere una dignitosa sepoltura.

Autore

Psicologa clinica della persona dell'organizzazione e della comunità Psicogeriatra e docente dello stesso Master - La Sapienza. Coach cognitivo Criminologa minorile Dipendente Regione Lazio