• 19 Maggio 2024
Cultura

I Longobardi erano un popolo germanico che conquistò la maggior parte della penisola italiana tra il 568 e il 774. Si originarono in Scandinavia e migrarono verso il sud, dove si stabilirono in Pannonia (oggi in Ungheria). In seguito, invasero l’Italia, che era stata devastata dalla guerra gotica tra l’Impero bizantino e l’Impero ostrogotico. I Longobardi si unirono ad altri popoli germanici, come i Sassoni, gli Heruli, i Gepidi e gli Ostrogoti, e sconfissero quasi senza opposizione le forze bizantine e ostrogote. Sbarcarono nel nord Italia e occuparono le principali città al di sopra del fiume Po, tranne Pavia, che cadde nel 572. Allo stesso tempo, si presero posizioni in Italia centrale e meridionale. Estesero un regno Longobardo nel nord e nel centro Italia, che raggiunse il suo apice sotto il re del VIII secolo Liutprand. Nel 774, il regno fu conquistato dal re franco Carlo Magno ed integrato nell’impero franco. Tuttavia, i nobili longobardi continuarono a governare le parti meridionali della penisola italiana fino all’XI secolo, quando furono sottomessi dai Normanni e aggiunti al conteato di Sicilia.

I Longobardi avevano una cultura ricca e variegata, influenzata dalle tradizioni germaniche ma anche dalle culture romana e bizantina con cui entravano in contatto. Avevano una lingua propria chiamata lombardo antico o longobardo medio, che si ispirava al latino ma aveva anche elementi di altre lingue germaniche come l’alto alemanno o il francese antico. La loro letteratura era composta da poesie epiche come la “Deeds of the Goths (Le gesta dei Goti), la Deeds of the Lombards (Le gesta dei Longobardi) o la History of the Lombards (Storia dei Longobardi), scritte dal monaco Paulino Diacono tra il VII e l’IX secolo. Queste opere narravano le gesta eroiche dei re longobardi e delle loro guerre contro i nemici interni ed esterni. La loro arte era caratterizzata da un uso intensivo delle decorazioni geometriche e simboliche sui mosaici pavimentali delle chiese romaniche o longobarde. I loro architetti realizzarono opere monumentali come la basilica di San Zeno Maggiore a Milano o la cattedrale di Pavia.

Tuttavia, non tutti i longobardi si sottomisero al potere del re o si convertirono al cristianesimo cattolico. Alcuni di loro mantennero la loro autonomia e la loro fede ariana, dando vita a un territorio indipendente che si estendeva dal Lazio alla Puglia: il Ducato di Benevento.

Il Ducato di Benevento fu fondato nel 571 dal capo longobardo Zottone, che conquistò la città di Benevento e si fece eleggere duca. In breve tempo, ampliò i suoi confini assoggettando Salerno e gran parte dell’Italia meridionale. Il Ducato di Benevento fu governato da una dinastia di principi longobardi, che ressero le sorti del territorio fino al 1077, quando fu annesso allo Stato della Chiesa. Tra i principi beneventani più importanti, possiamo ricordare Grimoaldo III e IV (787-817), figli di Arechi II, che continuarono la politica di resistenza ai Franchi di Carlo Magno e Pipino d’Italia, mantenendo l’indipendenza del Ducato e la sua fede ariana34.

Radelchi I e II (839-899), che assunsero il trono dopo l’assassinio del principe Sicardo, ma dovettero affrontare la ribellione di Siconolfo, fratello di Sicardo, che si proclamò principe di Salerno e diede origine alla divisione del Ducato in due principati.

Pandolfo I Testa di Ferro (943-981), figlio di Landolfo II, che riunificò i due principati di Benevento e Salerno, e ottenne anche il titolo di duca di Spoleto. Fu il principe longobardo più potente e influente del suo tempo, e stabilì il suo dominio su quasi tutto il Mezzogiorno d’Italia.

I Longobardi avevano anche una società basata su una gerarchia feudale tra re, nobili e vassalli. Il re era considerato sacro ed era assistito da un consiglio di anziani chiamati dux (duca). I nobili erano i proprietari delle terre che dovevano prestare servizio militare al re in cambio della protezione giurata. I vassalli erano i nobili più bassi che dipendevano dai nobili superiori per la loro fedeltà e obbedienza. La società longobarda era divisa in due classi principali: gli uomini liberi (liberi) e gli schiavi (servi). Gli uomini liberi erano quelli che potevano scegliere liberamente il loro mestiere o professione, mentre gli schiavi erano quelli che appartenevano alla proprietà privata del loro padrone o del re.

I longobardi che invasero l’Italia nel 568 furono guidati dal re Alboino. Essi portarono con sé le loro tradizioni e le loro leggi, che si riflettevano anche nelle loro pratiche romantiche. I longobardi si sposavano tra loro, seguendo le norme stabilite dall’Editto di Rotari, una raccolta di leggi scritte in latino nel 643 dal re Rotari. L’Editto regolava i diritti e i doveri dei coniugi, le modalità del matrimonio, le cause di divorzio, le pene per l’adulterio, la successione ereditaria e il guidrigildo, cioè il risarcimento in denaro per le offese personali.

I longobardi erano inizialmente di religione ariana, una forma di cristianesimo che negava la piena divinità di Cristo e dello Spirito Santo. Tuttavia, sotto l’influenza della figura di Teodolinda, regina dei longobardi e regina d’Italia dal 589 al 616, molti di loro si convertirono al cattolicesimo, la religione maggioritaria della popolazione italica. Teodolinda ad esempio era figlia di un duca bavaro cattolico e discendente per parte materna dei re longobardi. Sposò prima Autari, re dei longobardi, e poi Agilulfo, duca di Torino, che divenne re dopo la morte di Autari. Teodolinda fu una donna colta, intelligente e diplomatica, che favorì la pace e la cultura nel suo regno. Si adoperò per la conversione al cattolicesimo dei suoi sudditi, avvalendosi anche dell’opera del missionario irlandese Colombano di Bobbio. Il figlio di Teodolinda e Agilulfo, Adaloaldo, fu il primo re longobardo a essere battezzato nella fede cattolica.

Tra le coppie longobarde famose o illustri, oltre ad Agilulfo e Teodolinda, si possono citare anche Autari e Agilulfa. Autari fu re dei longobardi dal 584 al 590. Egli fu il primo a ricevere una parte del territorio dei duchi come demanio regio, per rafforzare il suo potere. Sposò Agilulfa, una principessa turingia, che gli diede una figlia, Gundeperga. Autari morì avvelenato da una congiura di corte.

Un’altra coppia famosa furono Liutprando e Desideria. Liutprando fu re dei longobardi dal 712 al 744, il più longevo e potente tra i sovrani longobardi. Estese il suo dominio su gran parte dell’Italia, sconfiggendo gli Avari e i Bizantini. Sposò Desideria, figlia del re dei Franchi Dagoberto I, che gli diede un figlio, Ildebrando. Liutprando fu un re illuminato, che promosse la cultura e la legislazione.

Le donne longobarde non erano solo mogli e madri, ma anche protagoniste della storia e della cultura del loro popolo. Spesso discendenti di nobili famiglie bizantine o romaniche, si sposavano con i longobardi per motivi politici o per amore, e contribuivano a creare un legame tra le diverse tradizioni e culture. Alcune di loro si distinsero per il loro coraggio, la loro bellezza o la loro intelligenza, e lasciarono una traccia indelebile nella memoria storica.

Tra le donne longobarde più famose, possiamo ricordare Teodora, figlia del re longobardo Ariperto I e moglie del duca di Benevento Romoaldo I. Teodora fu una donna di grande cultura e raffinatezza, che si dedicò alla poesia e alla letteratura. Scrisse un’opera in versi, il Satiricorum liber, in cui esprimeva le sue opinioni e le sue critiche sulla società e sulla politica del suo tempo. Il suo stile era ironico e arguto, e si ispirava ai modelli classici della satira latina. Teodora fu anche una donna di fede, che fondò e arricchì numerosi monasteri e chiese nel suo ducato.

Un’altra donna longobarda che meritò fama e rispetto fu Costanza d’Aragona, figlia del re Pietro II d’Aragona e moglie di Federico II di Svevia. Costanza fu una donna colta e saggia, che esercitò una grande influenza sul marito e sui figli. Fu una fedele sostenitrice del papato e della Chiesa, e si adoperò per la pacificazione tra l’impero e la Santa Sede. Fu anche una mecenate delle arti e delle scienze, e favorì lo sviluppo della cultura e dell’educazione nel suo regno. Costanza fu anche una donna appassionata, che amò profondamente il suo sposo e i suoi figli, e che soffrì molto per le loro vicende.

Infine, non possiamo dimenticare Matilde di Canossa, figlia del marchese Bonifacio di Canossa e della contessa Beatrice di Lotaringia. Matilde di Canossa è considerata una longobarda, anche se non era di origine puramente longobarda. Infatti, il padre era marchese di Tuscia di stirpe longobarda, e la madre una contessa di origine imperiale.

Matilde fu una delle donne più potenti e importanti del Medioevo, che governò su un vasto territorio che comprendeva la Lombardia, l’Emilia, la Romagna e la Toscana. Matilde fu una strenua difensore del papato nella lotta per le investiture, e si schierò contro l’imperatore Enrico IV, che umiliò a Canossa nel 1077. Matilde fu anche una donna di cultura e di fede, che promosse la costruzione e il restauro di chiese, monasteri e ospedali, e che si interessò di teologia e di diritto. Matilde fu anche una donna romantica, che si sposò due volte, prima con Goffredo il Gobbo, duca di Lorena, e poi con Guelfo V, duca di Baviera, ma che non ebbe figli. Matilde morì nel 1115, e fu sepolta nella basilica di San Pietro in Vaticano.

Queste sono solo alcune delle storie d’amore famose longobarde, che ci mostrano come le donne di questo popolo fossero non solo spose e madri, ma anche regine e signore, poetesse e mecenate, guerriere e sante. Donne che hanno lasciato un segno nella storia e nella cultura italiana.

I longobardi non furono solo un popolo guerriero, ma anche un popolo amante dell’arte e della cultura. Essi si integrarono con le altre culture dell’Italia meridionale, acquisendo un linguaggio artistico autonomo, che combinava elementi germanici, romani e bizantini. Le principali forme artistiche dei longobardi furono l’oreficeria, l’architettura, la scultura e la pittura.

I longobardi erano abili orafi, che realizzavano oggetti preziosi in oro, argento, bronzo e ferro, decorati con pietre, perle, smalti e filigrane. Tra gli oggetti più diffusi, vi erano le fibule, spille usate per fermare il mantello o la tunica, le crocette, applicazioni a forma di croce usate come amuleti, e le croci gemmate, croci ornate di pietre colorate. Questi oggetti avevano sia una funzione ornamentale che simbolica, e riflettevano lo status sociale e la fede religiosa del possessore. Un esempio di oreficeria longobarda è la Croce di Agilulfo, conservata al Museo e Tesoro del Duomo di Monza, che apparteneva al re Agilulfo e alla regina Teodolinda. La croce è in oro e argento, con pietre dure e perle, e reca al centro un cammeo con il busto di Cristo.

I longobardi erano anche abili costruttori, che eressero edifici religiosi e civili, usando materiali e tecniche locali. Tra gli edifici religiosi, si distinsero le chiese a pianta centrale, ispirate ai modelli bizantini, come il Tempietto Longobardo di Cividale del Friuli, che era la cappella privata del duca Ratchis. Il tempietto ha una pianta quadrata con un presbiterio rettangolare, e presenta una decorazione scultorea e pittorica di grande pregio. Tra gli edifici civili, si ricordano i castelli, le fortezze e le residenze dei duchi e dei principi, che servivano sia a difendere il territorio che a esprimere il potere politico. Un esempio di architettura civile longobarda è il Castello di Brescia, che fu costruito dal duca Desiderio, poi re dei longobardi, sulle rovine di un antico fortilizio romano. Il castello era circondato da mura e torri, e ospitava al suo interno una chiesa, una cappella, una sala del trono e una sala del tesoro.

Tra gli esempi di architettura longobarda, si può citare anche la chiesa di Santa Sofia a Benevento, che fu costruita intorno al 760 da Arechi II, il “Dux Beneventanus” per antonomasia, duca e principe di Benevento, come cappella personale e santuario nazionale per la salvezza del popolo longobardo. La chiesa ha una pianta circolare con un nucleo esagonale e un anello decagonale, che ricorda il modello bizantino della basilica di Santa Sofia di Costantinopoli. La chiesa è decorata da affreschi e mosaici, e conserva altre opere di oreficeria longobarda, come le crocette e le fibule.

I longobardi erano anche abili scultori, che lavoravano il marmo, il legno, l’avorio e il metallo, creando opere di vario genere e dimensione. Tra le opere scultoree, si possono citare i sarcofagi, le statue, i rilievi e i plutei. I sarcofagi erano le tombe dei longobardi, che riprendevano le forme e i motivi dell’arte romana, ma con una maggiore semplificazione e stilizzazione. Le statue erano le immagini dei santi, dei re e dei principi, che avevano una funzione devozionale e commemorativa. I rilievi erano le decorazioni delle pareti, dei portali e degli altari, che rappresentavano scene bibliche, storiche o simboliche. I plutei erano le lastre di marmo che dividevano lo spazio interno delle chiese, che erano ornate da motivi geometrici, vegetali o animali. Un esempio di scultura longobarda è il Pluteo di Teodote, conservato al Museo Civico di Pavia, che era parte di un altare della basilica di San Michele Maggiore. Il pluteo è in marmo, e presenta due grifoni affrontati che si abbeverano da un calice, simbolo della vita eterna.

I longobardi erano anche abili pittori, che usavano i colori per decorare le pareti, i soffitti e i pavimenti delle chiese e dei palazzi, o per illustrare i libri e le pergamene. Tra le opere pittoriche, si possono citare le icone, i dipinti e i mosaici. Le icone erano le immagini sacre dei santi, della Vergine e di Cristo, che avevano una funzione devozionale e miracolosa. I dipinti erano le rappresentazioni di scene bibliche, storiche o allegoriche, che avevano una funzione didattica e morale. I mosaici erano le composizioni di tessere colorate, che formavano motivi geometrici, vegetali o figurativi, che avevano una funzione decorativa e simbolica. Un esempio di pittura longobarda è il mosaico della cupola della Cappella Palatina di Aquisgrana, che fu realizzato per volere di Carlo Magno, il successore dei longobardi. Il mosaico rappresenta il Cristo Pantocratore circondato dai simboli dei quattro evangelisti, che sovrasta i ventiquattro anziani dell’Apocalisse, che reggono delle corone e dei rotoli. Queste sono le principali forme artistiche dei longobardi, che ci mostrano come questo popolo fosse capace di creare opere di grande valore e bellezza, che testimoniano la loro cultura e la loro fede.

Autore

Rinaldo Pilla è un traduttore e libero professionista nato a Torino, ma originario del Sannio e attualmente risiede a Fermo, nelle Marche. Ha frequentato la Scuola Militare Nunziatella di Napoli per poi conseguire una laurea presso la Nottingham Trent University e successivamente un master in sviluppo e apprendimento umano dopo il suo rimpatrio dagli Stati Uniti. È un autore molto prolifico, che vanta una vasta e approfondita produzione letteraria sul tema dell’antichità, con particolare attenzione al periodo del I secolo d.C. e alla storia e alla cultura dei Sanniti, un popolo italico che si oppose e si alleò con Roma. Tra le sue opere, si possono citare romanzi storici, saggi, racconti e poesie, che mostrano una grande passione e una grande competenza per il mondo antico, e che offrono al lettore una visione originale e coinvolgente di quei tempi e di quei personaggi. Questo autore è considerato uno dei maggiori esperti e divulgatori dell’antichità, e in particolare del Sannio, una regione storica che ha conservato molte testimonianze e tradizioni della sua antica civiltà.