Durante l’epoca Longobarda, tra la valle del Sangro e del Triano, le dominazioni Angioina e Aragonese con l’ingresso nel regno retto da Gioacchino Murat scandirono le fasi successive più importanti nella storia di Agnone, borgo Molisano al confine con l’Abruzzo, in cui anche la Repubblica della Serenissima ha lasciato le sue tracce: esiste infatti un quartiere denominato Veneziano, in cui si riconoscono le botteghe di una volta, si ritrovano statute di leoni e gli sci delle abitazioni che sono state caratterizzate dalle incisioni delle chiavi di una volta, vie strette e palazzi che hanno conservato le signorilità architettoniche. Ricordiamo tra questi il palazzo Bonanni che ha ospitato scuole e teatro costruito tutto di legno che si affaccia su piazza Plebiscito, in origine del tomolo per la pietra sagomata conservata attualmente presso il museo Emiliano, usata come unità di misura per le granaglie in vendita nel mercato e nelle fiere che li si tenevano, nel cui cuore zampilla la fontana in marmo di Carrara con i suoi 4 draghi in ghisa che tengono la bocca aperta per far uscire l’acqua al posto del fuoco. La ricchezza architettonica, paesaggistica, storica e culturale di Agnone, in provincia di Isernia, dall’impianto urbanistico medioevale, si estende anche a livello culinario per la produzione in modo particolare dì formaggio fresco, oltre a livello religioso, come testimoniano le meravigliose Chiese, come quella a croce Latina di San Francesco all’interno del complesso monastico, con il rosone decorato a foglie d’acanto introducono in un interno dalla volta tutta affrescata da Paolo Gamba che ha scelto di rappresentare la cacciata degli angeli ribelli. Anche il convento attiguo stupisce per il suo portale rococò, il chiostro dal pozzo in cui lunette di scuola napoletana narrano storie di vita e miracoli di San Francesco e sant’Antonio di Padova. La chiesa della Santissima Trinità originariamente chiesmma di San Giacomo apostolo edificata nel tredicesimo secolo è un omaggio allo stile barocco mentre nella biblioteca emiliana sono custodite oltre diecimila volumi tra incunaboli, cinquecentine, seicentine e settecentine a carattere religioso, tra cui spicca un codice pergamenaceo, risalente al 1400, detto il quaresimale di San Bernardino da Siena . Anche il caffè letterario è un luogo da vedere perché nelle sue stanze si trovava quel casino dell’ Unione dove i cosiddetti galantuomini si incontravano per bere, far festa e condividere idee e progetti.
Agnone però vanta per antonomasia la nomea di paese italiano delle campane grazie alla fonderia Marcinelli che da ben ventisette generazioni le ha conferito lo stemma pontificio, procede alla realizzazione delle opere in bronzo che chiamano i fedeli alla messa come messi bronzei. La famiglia Marcinelli ha voluto creare un museo che compie quest’anno 25 anni per raccontare la sua storia e mostrare le campane più significative nonché condividere le varie fasi del processo di fusione. Qui le campane su fanno come nel medioevo con le stesse procedure gli stessi materiali, gli stessi ritmi accorti e lenti, tutto vien distrutto e rinasce, mattoncino su mattoncino, argilla su argilla, cera su cera. Al rito possono assistere i committenti ma viene fatto un video nel quale è inserita la colata della storica grande campana del giubileo del 2000 calcatosi nei giardini vaticani. Anche Giovanni Paolo II è venuto nel 1995 a ringraziare personalmente per il dono ricevuto.