• 11 Novembre 2024

Renée Vivien, pseudonimo di Pauline Mary Tarn (Londra, 1877 – Parigi, 1909) è la poetessa che nasce nel ventre della Belle Époque e cresce nell’appellativo di Saffo 900. Donna di grande fascino e verseggiatrice di elegante fattura, indossa, non senza un mal celato tribolo, le vaiate vesti di una creatura libera soprattutto nella manifestazione dell’amore per le donne. Dentro un corpo fiaccato dall’anoressia e dall’abuso di alcol, muore a soli trentadue anni a causa di una pleurite che accelera il suo lento declivio verso la morte. Incorniciata da una lunga chioma di capelli biondi e ammantata da un incanto non comune, la poetessa è particolarmente sensibile al canto della morte, una sorta di richiamo che si fa desiderio e infine aspetto legato intimamente all’amore. Innamorata di Baudelaire e Saffo – di quest’ultima la Vivien pubblicherà adattamenti e traduzioni, favorendo il recupero e la valorizzazione della poetessa greca – attraverso endecasillabi, sonetti e poesia in prosa, canta l’amore, sovente tribolato, per la figura femminile. Un carme che la incorona come la prima poetessa francofona a manifestare liberamente l’amore saffico. Nell’opera Il puro e limpuro, la scrittrice francese Colette le dedicherà diverse pagine:

Lincantevole viso di Renée non rispecchiava che una parte di questa puerilità, nella guancia rotonda e soave, vellutata, nel labbro, superiore ingenuo, rialzato, allinglese, su quattro denti piccolini. Un sorriso frequente e radioso illuminava i suoi occhi castani, ora bruni, ora verdastri alla luce del sole. Portava lunghi i bei capelli dun biondo argenteo, fini, lisci, e se li annodava sul sommo del capo in una crocchia che poi si disfaceva, un filo dopo laltro, come una paglia sottile…

Colette, amica e vicina di casa di Renée, osserva la lenta e volontaria consunzione che affligge la poetessa:

Vuotò il bicchiere dun colpo, non le mancò il respiro, non battè ciglio, e la sua gota rotonda mantenne il suo floreale candore. Non fu quella sera che mi resi conto che si nutriva di una cucchiaiata di riso, di un frutto, soprattutto di alcool.

Padrona della lingua francese, Renée Vivien lascia numerose poesie in quel luogo edificato sulle fondamenta di un’elegante palazzo di tristezza.

La divinità sconosciuta, una prosa poetica tratta Dal verde al viola:

La donna che amo, la donna sconosciuta, abita in fondo a un antico palazzo dove si ostina una sera perpetua. 

Il vecchio palazzo veneziano dove ha germogliato la sua infanzia, dove ha fiorito la sua adolescenza, sonnecchia nel silenzio delle acque morte. Lombra del passato attenua le fragili sfumature delle stoffe e i colori dei quadri. Si sentono sospirare appena i respiri del mare nelle pieghe delle tende pesanti.

C’è silenzio dentro di lei e intorno a lei.

Si capisce, avvicinandosi, che ha sempre vissuto in solitudine. Ha lunghe mani alle quali la penombra ha dato i toni ingialliti dellavorio vecchio. Il suo sguardo ha il riflesso delle acque morte. Parla a voce così bassa che bisogna concentrarsi per sentirla.  E le sue parole sembrano leco di un lamento che nessuno ha mai sentito.

Nella camera dove dimora, si sente la misteriosa presenza dellAnima. Le piacciono i fiori che appassiscono, e si rattrista voluttuosamente quando il crepuscolo fa cadere con rimpianto i petali di una rosa.

Il suo vestito a lutto ha la dolce consistenza delle tenebre. È come avvolta dalla notte.

I suoi capelli sono intessuti di raggi notturni e mescolati alla porpora, come se lOmbra avesse svegliato le sue calme violette.

La amo perché mi è sconosciuta ed esiste solo in un sogno. Renée Vivien era solita portare con sé un mazzolino di violette.   

Autore

Autrice, critica e saggista. Si è laureata in Lettere moderne presso l’Università La Sapienza di Roma. Si è specializzata con una triennale in Pedagogia Clinica presso ANPEC (Associazione Nazionale Pedagogisti Clinici) di Firenze. Nel 2017, insieme a Luigi Iannone, ha pubblicato il saggio Il cinema delle stanze vuote per La scuola di Pitagora editrice. Nel 2018 ha pubblicato il libro ANIME INQUIETE – 23 storie per mancare la vittoria per Auditorium edizioni. Nel 2019 ha pubblicato il libro EDIFICIO FELLINI – Anime e corpi di Federico per Les Flâneurs Edizioni. Nel 2021 ha pubblicato il libro CON LA PAROLA VENGO AL MONDO – Bellezza e scrittura di Clarice Lispector per Tuga Edizioni. Ha scritto per le pagine culturali de Il Giornale/IlGiornaleOFF e l’Intellettuale Dissidente occupandosi di critica letteraria e cinematografica.