• 27 Luglio 2024

Lo scorso anno la maggioranza assoluta dei lettori  ha letto da uno a tre libri (il 55%), il 23% ha letto da 6 a 4 libri, il 14% da 11 a 7 e il 9% più di 12 libri. Quelli che vengono definiti  “forti lettori” hanno letto più di 12 libri, pari ad una media di  17 libri in dodici mesi con un incremento  di 3  volumi in più di quanti non ne leggessero nel 2020.

Che significato hanno questi dati? Che le fasce più deboli della popolazione italiana (basso titolo di studio, basso livello tecnologico, area geografica di residenza) e chi vive nel Sud legge sempre meno libri. L’età compresa  tra i 15-17 anni è quella nella quale  si registra il calo più robusto e preoccupante.

Insomma, in Italia si legge molto di meno che negli altri Paesi europei, stando alle statistiche che allarmano non poco il mercato, al punto da fare della diffusione del libro un’emergenza nazionale, come dicono gli esperti. Ma non è soltanto un problema economico, per quanto rilevante ancorché sottovalutato, a destare preoccupazione. È il significato che il problema evidenzia. Se non si legge, o si legge poco, ed in alcune aree della nazione quasi per niente, soprattutto tra i giovani, c’è qualcosa che non va. E tra le prime cause mi sembra rilevante imputare all’ insensibilità delle famiglie ed al sistema scolastico la responsabilità del distacco dei giovani dalla lettura che nel tempo diventa, nella maggior parte dei casi, una “dimenticanza” che rientra tra i vizi coltivati con totale noncuranza: i libri, ma anche i giornali, rientrano per molti nella ampia categoria delle cose inutili sia perché l’offerta formativa che informativa è data dai prodotti visivi elettronici che, se non vanno demonizzati, andrebbero come minimo limitati nell’uso per il quale ci sarebbe bisogno di una vera e propria necessità alla fruizione di televisioni, tablet, smartphone, ecc.

Leggere è un’attività intellettuale e spirituale al tempo stesso, oltre che “utilitaristica” cioè votata alla conoscenza senza la quale non c’è avvenire per nessuno. È soltanto dal sapere che si guadagna il futuro, che si formano le generazioni di giovani che aspirano ad avere un ruolo nelle società, che si fanno propri i sistemi semplici e complessi attraverso i quali si può vivere la modernità. Ma a parte questo aspetto, la lettura è nutrimento intellettuale e spirituale, si diceva, perché soltanto da essa deriva la crescita interiore della persona. “Un libro deve essere un’ascia per il mare ghiacciato che è dentro di noi” , scriveva Franz Kafka. E tra gli antichi, l’imperatore Marco Aurelio sosteneva che non dovesse passare mai un giorno senza aver letto almeno una pagina. E per venire ai giorni nostri, lo scrittore russo Josie Brodskij ci ricorda che vi “ sono crimini peggiori del bruciare libri. Uno di questi è non leggerli”.
“Si legge per vivere”, diceva lo scrittore francese Gustave Flaubert. Ed ogni giorno trascorso senza aver sfogliato una pagina è come non aver vissuto, insomma come se si fosse buttato via un pezzo della propria esistenza.

Chiudono le librerie (ma anche edicole: i giornali vanno a picco purtroppo…), le case editrici vivono tormenti che restano nascosti; ho visto a Parigi malinconici parapetti sulla Senna spogliati dai vecchi bouquinistes che per pochi euro ti davano opere introvabili altrove: non li vuole più nessuno, mi hanno detto alcuni di loro che ancora resistono. Ed io mi sono tuffato in quelle precarie minuscole  stamberghe appoggiate sui muri cercando ciò che potevo e con gioia ho portato via un paio di prime edizioni di Taine, una storia della rivoluzione di Barruel, perfino qualcosa dei fantastici anni Trenta. Li leggerò? Farò in tempo? Li troverò una volta messi a dimora, confusi tra gli altri, sempre inevitabilmente in disordine?

Poco m’importa. Ho acquietato  il mio spirito, la mia sete di conoscenza, il mio vorace istinto di sentirmi “protetto” da altre “sentinelle” quiete e silenziose, che mi tengono compagnia come altri livres de chevet che stazionano sul mio comodino e, fedele alla lezione di Marco Aurelio, ogni notte, prima di abbandonarmi al sonno, agguanto per leggere qualcosa che preceda la preghiera di fine giornata.

E pensando al piacere di cui si priva chi  non legge, mi sovviene un aforisma di Ezra Pound: “ Con la lettura di un giorno, un uomo può avere la chiave nelle sue mani.” Una chiave che apre tutte le porte, a cominciare da quelle dello spirito.

Autore

Giornalista, saggista e poeta. Ha diretto i quotidiani “Secolo d’Italia” e “L’Indipendente”. Ha pubblicato circa trenta volumi e migliaia di articoli. Ha collaborato con oltre settanta testate giornalistiche. Ha fondato e diretto la rivista di cultura politica “Percorsi”. Ha ottenuto diversi premi per la sua attività culturale. Per tre legislature è stato deputato al Parlamento, presidente del Comitato per i diritti umani e per oltre dieci anni ha fatto parte di organizzazioni parlamentari internazionali, tra le quali il Consiglio d’Europa e l’Assemblea parlamentare per l’Unione del Mediterraneo della quale ha presieduto la Commissione cultura. È stato membro del Consiglio d’amministrazione della Rai. Attualmente scrive per giornali, riviste e siti on line.