• 27 Luglio 2024
La mente, il corpo

A meno che non siate degli “influencer”, con tanto di un nutrito numero di follower disposti a tutto pur di somigliarvi, un tipo di molestatore silenzioso potreste averlo anche voi. È il caso degli emulatori, quella schiera lunghissima di persone che amano imitare gli altri. Certo non c’è nulla di male, perché il più delle volte lo facciamo tutti per migliorare sia il nostro aspetto, copiando per esempio il modo di vestire o di truccarci, sia per arricchimento culturale o di relazione con gli altri. 

Nella vita di qualcuno, però, tali atteggiamenti possono diventare veri e propri atti persecutori, con la beffa di non poter neanche sottoporre alle autorità tale tipo di oltraggio alla vita privata. Molti iniziano in sordina, con una sorta di malinteso che fa credere di essere accettati incondizionatamente, che siano capaci di essere all’altezza dell’altra persona, o magari scambiare l’empatia o la condivisione di esperienze di amicizia come un messaggio di amore o un modo per emulare l’altro in ogni cosa faccia. 

Infatti, alcuni cercano di diventare “l’altro” nella professione, negli interessi privati, nelle passioni, nel modo di esprimersi e che vogliono a tutti i costi imitare. Non se ne ha assoluta consapevolezza fino al momento in cui, magari per caso, si tira una linea e si iniziano a fissare alcuni punti legati a numerosi eventi, ma riconducibili sempre a una sola persona.

Nella cultura comune si tende a etichettare lo stalker essenzialmente come chi commette azioni palesi e lesive, con violenza fisica e/o verbale, ignorando invece alcuni atteggiamenti che, se ben analizzati, sono riconducibili a vere e proprie manifestazioni di persecuzione contro la persona. 

A lungo andare, queste manifestazioni minano seriamente la serenità di chi le subisce. Essere vittima di stalker non è facile da riconoscere e avere la percezione di essere una vittima, non solo impiega molto tempo, ma si tende a non dare peso ad alcuni dettagli del modo di agire di chi perseguita. Bisogna sottolineare che il più delle volte lo stalker di questo genere lo fa per essere accettato, magari ha una bassa autostima, è vittima della sua insicurezza, viene da esperienze di vita poco appaganti, ha una forte attrazione fisica, è vittima di un sentimento di invidia, competizione e, nei casi più gravi, da una vera e propria ossessione. Quindi fa di tutto per somigliare a qualcuno come desiderio primario per avere un posto diverso nel contesto sociale in cui vive e/o aspira a un’accettazione in ambiti sociali in cui la vittima predestinata conduce la propria vita privata e professionale. 

Di solito la vittima, pur riconoscendo atteggiamenti lesivi, giustifica all’inizio in qualche modo il dolore che il molestatore prova o non comprende fino in fondo le azioni negative. A volte si è lusingati dall’essere ammirati, poi si sente il fastidio fino al momento in cui quel dolore lo sente suo e, purtroppo, si riesce a individuare il responsabile della serenità minata, dell’isolamento a cui talvolta la vittima sceglie di rifugiarsi per non concedere al molestatore il potere di controllo. 

Esistono rimedi legali? No. Consigli, forse sì. Il primo di cercare un modo sereno di esporre il proprio disagio e chiarire il malinteso, mettere le distanze e cercare il più possibile di evitare il contatto. E, come dice qualcuno, forse prenderla un po’ con un sorriso, perché alla fine ci sono quelli che contano e quelli che fanno di tutto per contare. E, vi assicuro, che alcuni di questi si rendono davvero ridicoli. Non è una consolazione, ma un modo per riprendere la propria strada e lasciare correre. Prima o poi si stancheranno.

Autore

Criminologa e scrittrice. Esperta di Street Gang (Diploma presso Gang Academy) e Crimemapping. Attualmente impegnata nell'analisi delle Street Gang americane e la loro influenza in Italia come fenomeno migratorio di importazione. In particolare Analisi di Intelligence e crimini legati alle bande giovanili e legami con Crimine Organizzato fino ai reati di Terrorismo legati all’ISIS. Tra le sue pubblicazioni: “Street Gang – Terre di Confine”; Journal of Biourbanism Forensic Architecture. (2011–2015). Guatemala: Operación Sofía; “La Bicicletta di Sam. Una storia siciliana di amore e di emigrazione”; “Gente di Passaggio” dal Brigantaggio alla criminalità organizzata pugliese; “Dal Pane e Pomodoro alla Zuppa di Pesce Ciambotto; video documento e saggio breve in Inglese “O briganti o Emigranti”; "Brigantaggio, Un viaggio Attraverso Il Presente", nel saggio di Vittorio Aimati , Il paese maledetto, ovvero Un Paese di delinquenti nati?; “Either Brigands or Emigrants” – Video e pubblicazione per il Queens College New York; testo per il teatro "Il Burattinaio della Luna”.