• 16 Ottobre 2024
La mente, il corpo

A dimostrazione che “tutto il mondo è paese”, ciò che sta avvenendo nelle periferie di Milano, Roma si accomuna a ciò che ritroviamo nella Banlieue di Parigi, e non solo.

La violenza che si scatena nelle periferie, pone in modo drammatico il tema dell’integrazione multietnica, della tolleranza, delle condizioni di vita e del lavoro nelle grosse città. Le rivolte nascono e si alimentano, in fondo, nel disagio profondo che tocca qualsiasi periferia, dagli slums londinesi, ai ghetti di New York, alle periferie di Milano, Parigi, Napoli, Marsiglia…. tutte le periferie delle metropoli hanno tanto in comune: il degrado urbano e ambientale, diventando così poli negativi della società nei quali si concentra il disagio di coloro che vi abitano soprattutto degli adolescenti.

La frustrazione dei giovani parigini nelle banlieue, figli di immigrati -“le seconde generazioni”-, che vivono nel precariato perenne senza altre prospettive, non è diversa per esempio da quella dei giovani della periferia di Milano.

In Italia come in Francia, i grandi quartieri dormitori, sorti un po’ ovunque negli anni settanta, insieme al sogno di una vita migliore, sono ormai fatiscenti e rappresentano i luoghi di parcheggio per le popolazioni immigrate, colpite dalla disoccupazione, ambiti di esclusione. Sicuramente per quanto riguarda la situazione delle banlieues francesi, è una questione di identità, un’identità forse mai acquisita, un senso di appartenenza che viene a mancare. Appare ovvio, dunque, come le motivazioni culturali del disagio siano importanti almeno quanto quelle economiche.

L’esclusione sociale che si vive in questi quartieri, dove la disoccupazione produce spesso la necessità, in particolare per molti giovani, di trovare forme di accesso al reddito, ha fatto di queste zone una sorta di territorio di caccia per le bande criminali. Dal traffico di stupefacenti, al furto …sono soprattutto i giovani ad essere ovviamente affascinati da queste modalità di arricchimento veloce. Sembra quasi purtroppo che, per loro, aver un posto negativo nella società sia meglio di non averne affatto.

Gli aberranti fatti di cronaca che ascoltiamo in tv, che leggiamo sui giornali, che vedono in primo luogo coinvolti giovani di periferia, ci spingono, irrimediabilmente, ad interrogarci per cercare di capire perché una tale violenza, e se si possano stabilire responsabilità e trovare rimedi.

Le parole della canzone francese Quest-ce quon attend di NTM sembrano far luce sullo stato d’animo che pervade questi giovani:

“ dorénavant la rue ne pardonne plus

Nous avons rien à perdre car nous navons jamais rien eu

sont nos repères?

Qui sont nos modèles?…

( d’ora in poi la strada non perdona più

Non abbiamo nulla da perdere perché non abbiamo mai avuto niente

Dove sono i nostri punti di riferimento?

Chi sono i nostri modelli?).

E ancora più illustrative le parole di un giovane della periferia parigina, tratte dal librodi G. Caldiron, Banlieue, vita e rivolta nelle periferie delle metropoli, parole che facilmente potrebbero essere pronunciate da qualche ragazzo della periferia di una qualsiasi metropoli italiana: “ i ragazzi stanno là tutta la giornata, non hanno nulla da fare. Lavoro non ce n’é mai e a studiare ti stufi subito. anchio mi do un mese per cercare un lavoretto e se non lo trovo mi metterò a fare del business: a vendere telefonini o fumo, è facile…quando non hai lavoro, quando passi le giornate incastrato ai piedi di un casermone non hai voglia di riflettere, e anche se vai a scuola per cercare di scappare da tutto questo, ci sarà sempre un amico che ti mostra come fare soldi facilmente…nelle banlieues sono sempre disponibili un sacco di scelte sbagliate…tutto è troppo duro, difficile. Si contano troppe sconfitte e non si hanno mai abbastanza soldi in tasca: è allora che uno comincia a vedere rosso. E quando un ragazzo sta così, diventa pericoloso per se stesso e per tutto ciò che lo circonda, per lintera società”, parole queste checi spiegano bene come la periferia, purtroppo, sia prima di tutto uno stato mentale per poi essere uno stato fisico.

Autore

Nata in Francia, vive a Solopaca. Laureata in Lingue e Letterature Straniere, esaminatrice e correttrice delle certificazioni DELF A1-B2, insegna Lingua e Cultura francese all’I.I. S. “E. Fermi” di Montesarchio. Cerca di trasmettere negli studenti il suo amore per la lingua francese. È impegnata in diverse attività di volontariato. Una delle sue passioni: i viaggi.