• 16 Ottobre 2024
Editoriale

Quando una donna soprattutto di una certa notorietà, ma vale anche se fosse un uomo, dice qualcosa di profondamente importante, soprattutto se è politicamente scorretto, che si allontana dal pensiero unico, oggi diremmo dalla cultura woke, bisogna subito “sfruttare” l’occasione e utilizzare la frase, la dichiarazione. E’ capitato con la scozzese JK Rowling, l’autrice di Harry Potter, per la campionessa di sci Sofia Goggia, in un post su Fb che circola in questi giorni, ripete lo stesso pensiero della Rowling: “I trans non devono gareggiare con le donne. Donne sono donne; gli uomini, uomini”. Qualcosa di simile sta capitando con la vice direttrice del Tg 1, Incoronata Boccia, aggredita per avere detto che “l’aborto è un delitto non un diritto”. Praticamente sono tre donne che hanno espresso in libertà una Verità di buon senso così evidente che si fa fatica a negare. Tuttavia inevitabilmente sta facendo molto discutere la dichiarazione della Boccia durante una trasmissione a Rai 3. Cosa ha detto Incoronata – detta Cora – Boccia, che tra l’altro è vice-direttrice del Tg1? Semplicemente nel corso di uno scambio tra diverse ospiti, ha detto che l’aborto è un delitto e non un diritto: «Lungi da me giudicare persone e storie – ha detto -, si giudica il principio: stiamo scambiando un delitto per un diritto». Tra l’altro la Boccia ha anche fatto riferimento alle dichiarazioni di Madre Teresa di Calcutta, quando gli conferirono il premio Nobel per la Pace. I potenti della terra allora tremarono per le coraggiose parole della piccola donna: il più grande peccato, il più grande dramma dell’umanità è l’aborto e non la guerra o la fame nel mondo.

Alle parole della giornalista si è scatenata la bagarre: “Apriti cielo, piovono critiche feroci da tutte le parti, giudizi di indegnità a ricoprire un incarico importante nella tv di Stato, dal Pd si arriva fino alla richiesta di dimissioni. Ovviamente sono gli stessi che con la stessa violenza denunciano la censura per il monologo di Scurati”. (R. Cascioli, “Caso Boccia, da diritto l’aborto è diventato un dovere”, 23.4.24, lanuovabq.it) Peraltro, anche Cora Boccia aveva previsto gli attacchi feroci come ha detto in una successiva intervista in cui ha comunque confermato quello che ha detto in tv «parola per parola». (Hoara Borselli, “Il vero bavaglio in tv è per chi critica l’aborto”, 22.4.24, Il Giornale)

Quindi Cora Boccia merita un doppio applauso perchè ha avuto il coraggio di affermare la verità e di non rimangiarsela dopo gli attacchi personali. E merito ulteriore perché sapeva già in partenza che non sarebbe stata difesa neanche dai politici di centro destra: «Anche la politica ha paura di dire che l’aborto è un omicidio», aveva infatti detto in tv. “E così infatti è – scrive Cascioli – ci si è fermati al massimo a difendere il diritto a esprimere le proprie opinioni, ma senza entrare nel merito, anzi preoccupandosi di dire che la Legge 194 non si tocca”. Tuttavia aggiungo, è impensabile cercare di cancellare la Legge se poi non c’è il consenso della maggioranza degli italiani.

Comunque sia la vice-direttrice del Tg1 ha toccato il punto vero della questione: l’aborto è un omicidio. È un dato evidente, una realtà che si impone se si guarda al fatto in sé: oggi, con la tecnologia e le conoscenze che abbiamo a disposizione, nessuno può dire seriamente che non si tratta di una vita, che è soltanto un grumo di sangue. E allora come accade che sia un argomento tabù, che chi afferma questa evidenza è trattato come un marziano, ridicolizzato ed espulso dal consesso delle persone civili? “È la forza e la violenza dell’ideologia, che occulta la realtà spostando l’attenzione altrove, in questo caso sulla donna: il dramma della donna, la libertà della donna, il diritto della donna”. Ma nel caso dell’aborto c’è il feto, che diventa la vittima sacrificale. In tutti i discorsi sull’aborto e sulla 194 è il grande assente, si parla solo della donna. Peraltro si parla, scrive Cascioli,“della donna in astratto, si potrebbe dire; perché ad esempio non si parla mai delle donne che hanno avuto l’aborto e si portano dietro il dramma – questo sì – di aver fatto fuori il proprio figlio. Non si parla mai del grande peso che le donne si trascinano tutta la vita per aver rifiutato quel figlio”. E’ la legge dell’ideologia che “non può ammettere sconfinamenti nella realtà. Ed è per questo che è violenta; è necessariamente violenta”. Accade anche con il gender o con i cambiamenti climatici: il Potere stabilisce una verità e tutti devono convincersi che sia così, anche se la realtà quotidiana dimostra esattamente il contrario. Così è per l’aborto. Se tu dici che è un omicidio, perchè è la realtà che lo dice, allora ti minacciano e ti squalificano perchè lo hai detto. Perché hai evidenziato che “il re è nudo”.

La realtà è che la nostra società sta scivolando nel totalitarismo, e soltanto il rifiuto della menzogna può invertire la tendenza. L’aborto è un omicidio e la Legge 194 purtroppo lo permette, per il momento si può chiedere che almeno venga applicata, a cominciare dall’ingresso del personale pro-life nei consultori. Un’ultima considerazione dedicata ai cosiddetti antifascisti freschi di indignazione per un monologo, Cascioli paragona l’aborto che sopprime una vita umana a una riedizione contemporanea delle leggi razziali, qualcosa di simile fa in un post su Fb don Antonello Lapicca che riporto per intero, “Come non vi era alcuna ragione plausibile perseguitare e deportare gli ebrei e altre minoranze, così non ha alcuna ragione plausibile uccidere i figli in grembo. Erano persone di uguale valore e dignità quelli, lo sono i figli nel grembo, sin dal concepimento. Non erano e non sono le leggi a stabilirlo. Non lo erano i politici di ieri, non lo sono quelli di oggi. Non lo erano gli esagitati sostenitori del regime fascista, non lo sono gli esagitati sostenitori del pensiero unico oggi.

Quando l’ideologia nemica dell’uomo vuole imporre le sue menzogne, e con esse lavare i cervello delle generazioni, usa ogni metodo e arma per far tacere la verità. Usa la storia pretendendo di raccontarci che la sta studiando. Usa le donne, spose e madri, pretendendo di raccontarci che le vuol difendere. Usa i bambini, pretendendo di raccontarci che li vuol proteggere. Usa la persona e la vita, demolendo l’una e l’altra, pretendendo di raccontarci che le vuol mettere al centro della cultura, della politica e della società. Non siamo stolti, – scrive don Antonello – sappiamo discernere le voci starnazzanti di inclusione, tolleranza, diritti, rispetto di quanti tramano contro chi non la pensa allo stesso modo e, con la vita e le parole, contesta le menzogne che li ingannano e seducono”.

Autore

Nato a RODI MILICI (ME) nel 1955 è stato insegnante di Scuola Primaria nel messinese jonico e nell’hinterland Milanese. Militante di Alleanza Cattolica da lungo tempo. Appassionato cultore di storia, studioso e ricercatore possiede una biblioteca di 2100 volumi.Fin da giovane è stato protagonista animatore e redattore del periodico IL CAMPANILE, della Parrocchia "S. Bartolomeo" di Rodì negli anni 1972-74. Collabora con diversi giornali online, tra questi Il Corriere del Sud, Imgpress.it, Ilsudonline.it, Culturelite.it, Destra.it, Il Cattolico.it, Corrierejonico.it, Civico20news.it. Inoltre collabora con Sugarcoedizioni e EdizioniCantagalli per lo studio e le recensioni di libri. Da 1991 al 2000 ha collaborato con Raj Stereo Sound di S. Alessio (ME) conducendo e animando trasmissioni quotidiane socio-culturali e politiche, ha curato rassegne stampa cartacee collaborando con l'associazione "Tradizione Ambiente e Turismo" Da qualche anno cura un blog personale online di studio e di ricerca