• 27 Luglio 2024
La mente, il corpo

L’argomento di cui voglio scrivere è l’immagine corporea. Parto dalla definizione di Peter Slade (1988) sull’immagine corporea:“ … è l’immagine che abbiamo nella nostra mente della forma, dimensione, taglia del nostro corpo e i sentimenti che proviamo rispetto a queste caratteristiche e rispetto alle singole parti del nostro corpo”.  

Ci sono diverse componenti a costituire l’immagine corporea, la componente percettiva, quale forma vedo del mio corpo, come visualizzo la taglia; la componente attitudinale cosa penso del mio corpo e quanto lo conosco; la componente affettiva, quanto voglio bene al mio corpo, e come lo curo; la componente comportamentale, cosa faccio per il mio corpo, come lo alimento, quanto lo muovo.  

Avere una propria immagine corporea positiva aiuta a mantenere alta la propria autostima aumentando anche il senso di efficacia personale percepito. Le relazioni sociali risultano influenzate da una immagine corporea positiva, incrementando in questo modo lo stato di benessere. Ma è opportuno costruire una immagine corporea senza rincorrere a immagini e stereotipi che ci sono proposti quotidianamente dai media. C’è chi accetta il proprio corpo così com’è, chi cerca di migliorarsi con alimentazione sana e attività fisica, e chi ricorre alla chirurgia. 

Per capire come arriviamo a formare una immagine corporea, prendiamo in considerazione il corpo. Non il corpo come aggregazioni di parti. Non un corpo osservabile attraverso la scomposizione della sua struttura in organi e funzioni. Un corpo come mezzo di comunicazione con sé stessi, con gli altri e con l’ambiente. Un corpo che ci fa conoscere le nostre risorse ed i nostri limiti. Un corpo che può raccontare una storia, la nostra storia, attraverso cicatrici, tatuaggi, movimenti, compostezza. Attraverso il corpo costruiamo l’apprendimento, esperiamo emozioni, segni, relazioni, c’è una costruzione del senso di sé con le azioni, una direzione di ricerca visiva, tattile, uditiva che guidano il movimento del quotidiano. 

Nel nostro corpo, è presente un dispositivo di azione che costruisce uno stile personale proprio, uno stile cognitivo che fa immaginare un progetto di sé e delinea il tipo di esistenza. I destini personali non sono estranei alla nostra fisicità e alla percezione che abbiamo di noi stessi e alla percezione di equilibrio tra corpo e mente. 

Attraverso il corpo costruiamo modelli mentali, regole e prescrizioni che stabiliscono schemi di vita significativi. Grazie al corpo, alle azioni e ai movimenti ci costruiamo una identità. Il corpo è la nostra dimora. Il corpo può essere familiare o totalmente estraneo.  E’ nel corpo che manifestiamo i nostri disagi e i nostri malesseri, ma anche benessere e serenità. Il nostro corpo lascia una impronta su tutto ciò che facciamo. Con l’idea della nostra immagine, entriamo in relazione con gli altri. Se ci sentiamo belli, adottiamo comportamenti, movenze, modalità comunicative e relazionali che mi renderanno belli, sicuri, piacevoli, anche se non siamo belli in maniera oggettiva. Ciò che mi fa percepire in modo positivo o negativo la mia immagine, sono i filtri che utilizzo per osservarmi, che risultano dal rapporto tra l’idea della mia fisicità e il modello di fisicità, dalla mia esperienza sociale e culturale. I genitori, i pari e i mass media, sono le fonti che condizionano lo sviluppo delle alterazioni dell’immagine corporea. Occorre essere pronti alla gestione della mutevolezza corporea. E’ necessaria un ‘educazione al corpo. Noi siamo il nostro corpo, e un cambiamento del nostro corpo è un cambiamento di ciò che siamo, cambia il modo in cui rappresentiamo noi stessi e cambia il modo in cui gli altri si rapportano a noi. Per rafforzare la propria identità è necessario entrare a far parte di un gruppo, per soddisfare il bisogno di appartenenza e di autoconsiderazione, per appagare il desiderio di riconoscimento e apprezzamento, per aumentare la propria stima sociale.  Se facciamo parte di un gruppo sportivo, assolviamo a tutte le dimensioni corporee: il vissuto del corpo e la sua esternalizzazione, il saper fare sperimentato in situazioni, l’interazione fra i soggetti che è finalizzata ad una performance collettiva. l nostro corpo riflesso allo specchio non è solo un’immagine, bensì un processo di integrazione fra percezioni, cognizioni ed emozioni.