• 27 Luglio 2024
Politica

Negli ultimi decenni si continua a parlare di democrazia ma soprattutto di esportarla in paesi che non hanno i nostri stessi tratti “democratici”. Siamo realmente sicuri di essere così paladini di questa meravigliosa parola?

Iniziamo dagli Stati Uniti d’America, un grande paese che spesso abbiamo preso come modello, dove esiste ancora la pena di morte ed è vivo ancora un forte razzismo nei confronti delle persone di colore. Sicuramente non è la polizia razzista nei confronti dei neri americani ma lo è un sistema marcio che parte da lontano. Negli ultimi anni sono tanti i casi che hanno scosso l’opinione pubblica americana e non solo, a partire dall’omicidio di George Floyd al giovane insegnante Keenan Anderson, cugino di una delle fondatrici di Black Lives Matter. Quest’ultimo morto per un banale incidente automobilistico, non per lo scontro ma per mano della polizia stessa. Keenan, dopo essere stato coinvolto in questo incidente, chiedeva aiuto alla volante che si è trovata a passare in quel momento, la polizia invece di capire cosa è successo alla fine hanno trattato il giovane insegnante come un criminale e l’hanno ucciso con continui colpi di taser. Sicuramente non è questo il paese modello da prendere in considerazione ma soprattutto non è un paese degno di portare la bandiera della democrazia.

Riguardo alla pena di morte negli USA ci sono stati molti studi che hanno dimostrato come il sistema giudiziario non funziona sia sulle condanne, maggiormente neri nei confronti dei bianchi, e sia di chi sono chiamati a giudicare, tre volte di più i bianchi sui neri. Emblematici anche i casi di condanne a morte di persone che poi si sono rivelate innocenti come Lena Baker, afroamericana condannata ingiustamente a morte nel 1945 per aver ucciso volontariamente il suo datore di lavoro bianco.

Lasciamo gli Stati Uniti d’America per recarci nel Regno Unito, un altro paese paladino della democrazia ma che in questi giorni si sta dimostrando di essere identico a regimi poco inclini alla “democrazia” stessa. Tutto nasce dalla decisione dei vertici della BBC di sospendere il presentatore sportivo ed ex giocatore dalla propria trasmissione storica del paese, Gary Lineker, per aver paragonato sul proprio profilo Twitter la proposta di legge dell’attuale governo britannico alla Germania nazista. I vertici della BBC non hanno fatto i conti sulla sommossa di altri conduttori dell’emittente, causando un vero polverone e costringendoli a chiedere scusa e perfino ad annullare la sospensione a Lineker. Criticare è un diritto della democrazia stessa che nel nostro mondo occidentale non sembra essere sempre così, infatti, di Lineker non è l’unico caso che sta coinvolgendo la BBC. I vertici dell’emittente hanno deciso di censurare anche la prima puntata del docu-serie di Sir David Attenborough sull’ambiente in quanto i suoi temi rischiano di causare reazioni negative dal governo stesso. Se questa non è libertà di pensiero?

Lasciamo gli altri paesi per parlare un po’ del nostro. Culla di tanta cultura che negli ultimi decenni sembra sparita grazie alla mitica televisione generalista e a un giornalismo ormai decaduto. Lo dimostra anche l’ultimo rapporto del Reporters sans frontières sulla libertà di stampa mondiale che ci classifica al 58esimo posto, perdendo ben 17 posizioni rispetto all’anno precedente. Anche noi pensiamo di essere tra i migliori ma nella realtà dei fatti non è proprio così. Parliamo solo di due argomenti meno gravi di quelli menzionati fin ad ora ma non di certo meno importanti. La censura esiste anche da noi sia per la nostra visione politica come il caso dell’editto bulgaro del 2002 che colpì Biagi-Santoro-Luttazzi sia in altri temi. Le censure hanno colpito delle serie-tv che in altri paesi sono stati premiati e considerati dei capolavori ma da noi, specialmente in Rai, certi temi sono considerati tabù. Si passa dalla serie-tv spagnola, Fisica o Chimica, censurata nel 2012 e mai più ripresa per i suoi temi, dalle droghe all’omosessualità. Proprio l’associazione cattolica AIART accusa la serie di spingere i ragazzi all’omosessualità, come se bastasse una serie-tv per decidere i propri gusti sessuali. Oltre a Fisica o Chimica, non più ripresa, un’altra serie-tv è stata censurata in Rai, Le Regole del Delitto Perfetto. Questa serie è stata considerata un capolavoro dalla critica, soprattutto dalle interpretazioni dei personaggi, sia dal pubblico italiano che estero. A differenza della serie spagnola, questa, dopo la censura di un semplice bacio da parte di uno dei protagonisti con un altro ragazzo, la Rai non solo ha dovuto chiedere scusa per la sua censura omofoba ma ha riprodotto la puntata senza ritaglio della scena incriminata, grazie anche all’intervento dei protagonisti stessi da Hollywood. Oggi sembra impensabile che in Rai ci sia la censura dopo quello accaduto al Festival di Sanremo del 2023, questo però non si tratta di censurare ma di avere solo buon gusto di comportamenti che va al di là della semplice retorica omofoba. Qui non viene condannato il bacio ma il gesto volgare di imitare un rapporto sessuale in un programma come il Festival della musica.

Dopo questi casi di razzismo e di censura per le proprie idee personali o per i gusti sessuali la domanda viene spontanea, siamo realmente capaci di insegnare ed esportare la democrazia in altri paesi?

Autore

Campano, laureato in scienze politiche e relazioni internazionali, specializzato in scienze della politica in studi parlamentari alla Sapienza di Roma . Collaborato con radiosapienza, web tv e giornali web. Appassionato di lettura e scrittura dove ho pubblicato un libro di giallo. Presidente del Comitato Sviluppo e Territorio.