Nel Napoletano – città e dintorni – le leggende nascono come funghi in autunno, dopo la pioggia. La città è ricca di storie dal fascino misterioso, racconti antichi che si perdono nei meandri del tempo o tra i ricordi assopiti della curiosità popolare.
Di certo, famose sono le storie che narrano della sirena Partenope, del Munaciello o della Bella ‘Mbriana. Meno conosciuti ai più, tuttavia, sono i racconti legati alle credenze sacro-popolari. Il “cunto” che sto per raccontarvi è noto – nella tradizione orale napoletana – con il nome della leggenda della “chiesa che affonda” o, meno comunemente, la leggenda della “chiesa sommersa di Posillipo”.
Gli antichi narravano che, lungo la costa alta e rocciosa dell’imponente quartiere di Posillipo, sorgesse – parzialmente nascosta – una chiesetta dedicata alla Madonna, sobria nell’architettura e nelle decorazioni.
Il piccolo luogo sacro era poco conosciuto, ma frequentato dalla gente del posto e da erranti o fortuiti pescatori che arrivavano nel porto partenopeo. Con il passare del tempo, la minuscola chiesa divenne un luogo simbolo di fede e protezione, rifugio sicuro dalle tempeste che il cielo regalava – senza preavviso – agli avventurieri del mare.
Si racconta ancora che, durante una tempestosa e rigida notte d’inverno, accadde qualcosa di misterioso, un evento che non ha mai trovato spiegazioni credibili. Il cielo era minaccioso e coperto di nuvole scure, il mare sembrava come impossessato da una forza senza pari e il suo livello si innalzò a tal punto da ricoprire parte della costa rocciosa e inghiottire – fino a farla sprofondare – la chiesetta di Posillipo. Quando l’alba colorò di oro la spiaggia poco distante, gli abitanti del luogo si affrettarono in strada, agitati. Le onde alte e paurose non c’erano più, come non c’era più nessuna traccia della piccola chiesa. Era scomparsa sotto il mare e il misterioso avvenimento non trovò spiegazione razionale.
Dopo quella terribile tempesta, si diffuse la convinzione – anche se è più giusto parlare di credenza – che la chiesetta non fosse andata distrutta ma che fosse stata sommersa dalle onde del mare, che avesse resistito intatta al temporale. Protetta dalla Madonna, ancora oggi continua a custodire quel luogo e vegliare sui marinai e i naviganti che passano lungo quel tratto di costa.
Un’altra versione racconta anche che, da quella tempesta, molti pescatori erano certi di aver scorto, nelle calde notti di fine estate, al chiarore della luna piena, un luccichio a forma di croce brillare tra le onde e di aver udito il rintocco delle campane della chiesetta provenire dalle profondità del mare. Secondo la leggenda, chi aveva la fortuna di riuscire a vedere il segno luminoso della croce o a sentire l’eco delle campane, avrebbe avuto una buona annata di pesca e sarebbe tornato a casa senza grandi pericoli e difficoltà.
Ovviamente dubbia è la veridicità della leggenda raccontata, ma custodisce un fascino tutto particolare perché mescola, in un intreccio indistricabile, elementi chiave della cultura popolare napoletana, creando un connubio tra la fede senza fine, il rispetto timoroso verso il mare e la silenziosa speranza della buona sorte.
La storia della “chiesa che affonda” tra le onde nasconde l’interesse, sempre vivo, e la conoscenza delle piccole cappelle e chiese, un tempo costruite lungo la costa per proteggere i marinai, ora scomparse o distrutte dal mare, dal vento o dalla pioggia. Ma nello scenario popolare presente è il ricordo di quel luogo sacro e misterioso, che potrebbe ancora essere ritrovato intatto sul fondale del mare, a Posillipo.
Valentina Labattaglia
