• 13 Maggio 2024
Cultura

Il governo politico della vita umana fin dove può spingersi? E’ la domanda che c’è alla base dell’ultimo libro di Carlo Iannello: Salute e Libertà. Il fondamentale diritto allautodeterminazione individuale (Editoriale Scientifica). E la risposta? E’ in un accento, quello che si può porre sopra la congiunzione trasformandola in verbo e così, come invita a fare lo stesso Iannello, dire “salute è libertà”. Sennonché, per passare dalla congiunzione al verbo è necessario considerare che con “salute è libertà” si deve intendere non solo la salute del corpo ma anche la salute dell’anima perché l’autodeterminazione implica la volontà libera del malato o dei suoi cari. Come si può capire, il libro di Carlo Iannello mette il dito in quel rapporto delicato, e non sempre di facile definizione, che c’è tra sicurezza e libertà e che nel recentissimo passato si è presentato nelle nostre vite non come un teorico dibattito accademico ma nella forma più cruda e inquietante della scelta politica. E siamo di nuovo al punto di partenza: il governo politico della vita umana fin dove può spingersi? La concretezza della domanda ci porta nel vivo della nostra condizione sanitaria, politica e costituzionale. Iannello individua nell’articolo 32 della Costituzione il caposaldo della libertà di cura e della dignità umana. Non solo. Fornisce una lettura molto attenta dell’articolo 32 – che fu voluto nella formula che leggiamo da Aldo Moro – fino a farne una chiave interpretativa della stessa intera Carta. Vale la pena, allora, riportarlo integralmente (e poi una ripassata fa sempre bene): “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”.

Come può leggere chiunque legga e intenda – dunque, non solo il grande giudice ma anche il comune cittadino, perché il senso e la funzione di una Carta costituzionale è proprio questo – l’articolo 32 considera certamente l’ “interesse della collettività”, fino a ritenere legittimo il ricorso a “disposizioni di legge” per garantirlo ma – ecco il punto – sottolinea per ben tre volte che non si possono violare i limiti del rispetto della persona. Avverte giustamente Iannello che “l’articolo 32 è la sola disposizione costituzionale che pone un limite al potere di limitare la libertà, ribaltando, in questo modo, lo stesso paradigma che ha tradizionalmente orientato la limitazione dei diritti costituzionalmente garantiti”. Nella Costituzione italiana l’articolo 32 è un unicum perché è l’unico caso in cui c’è un limite al potere di porre limiti. Insomma, diciamolo in modo diretto: la libera scelta della persona di curarsi o meno prevale sullo Stato.

Il libro di Iannello ha avuto al momento due edizioni. La prima è uscita prima dell’epidemia del Covid, la seconda, accresciuta, è uscita dopo. A testimonianza dell’importanza del tema civile, prima che teorico, toccato dall’autore che, però – ed è questa una qualità che gli va riconosciuta – evita con scrupolo di cedere a facili polemiche per custodire il valore stesso del tema. Luigi Manconi, che firma la prefazione del volume, definisce lo studio di Iannello “una sorta di teoria della bioetica costituzionale” il cui scopo è la difesa del corpo dell’individuo e per suo tramite la salvaguardia della dignità e del rispetto della persona umana. Il riferimento medico-sanitario concreto va a quelle condizioni della nostra vita, sempre più frequenti, in cui il malato è in uno stato vegetativo di “fine-vita” o è sottoposto ad accanimento terapeutico o, più semplicemente, conserva la facoltà di autodeterminarsi e sceglie come e da chi farsi curare. E, tuttavia, il libro di Iannello è una teoria della bioetica costituzionale perché non si sofferma solo sull’aspetto strettamente giuridico ma pone in evidenza che la sovranità politica non può travalicare sulla sovranità individuale del corpo dal momento che il concetto stesso di sovranità ha senso se è limitato e garantisce le libertà non più violabili. Ma cosa accade se sono i cittadini a chiedere, in nome del mito della sicurezza, di violare le libertà? Il libro di Carlo Iannello postula una cultura liberale che in Italia è tanto minoritaria quanto necessaria. Come sempre.


Autore

Saggista e centrocampista, scrive per il Corriere della Sera, il Giornale e La Ragione. Studioso del pensiero di Benedetto Croce e creatore della filosofia del calcio.