• 18 Novembre 2025
L'angolo della poesia

E’ un ricamo sontuoso il breviario poetico di Gerardo Casucci raccolto nelle pagine di Al mattino l’alba (Guida editori, pp.150,euro 15,00). In esso un turbinio di sensazioni, raccontate come fiabe, accompagnano il lettore mettendo a nudo l’anima di un poeta la cui tensione letteraria post-moderna si affianca a rivoli di racconti tradizionali. Il risultato di questa “operazione” non è soltanto lo specchio di un autore che si guarda a volte intristito, a volte compiaciuto, ma un richiamo rapsodico ad una antologia di sentimenti.

Casucci ammira la realtà quale essa è, priva di abbaglianti ghirigori letterari che spesso costituiscono la dannazione della poesia contemporanea. E si accascia, invece, su se stesso mettendo insieme visioni personalissime con accenti realistici raccolti dal mondo che lo circonda che ne giustifica il racconto dell’ incontro con se stesso fino all’abbraccio con la carnalità di una narrazione che si snoda dal mattino all’alba, appunto.

Versi che marcano l’andamento del racconto poetico e ci fanno entrare nelle più intime figure che Casucci allinea con eleganza: “Mi mancherai/Amico con cui ho riso a crepapelle/Sorella perduta nella notte/Mano poggiata sopra il cuore/Bambina diventata presto grande/Moglie arresa sul più bello/Figlio sprecato a questo padre/Nome pronunciato un solo giorno/Madre celata dalla terra/Soldato creduto di ventura/Vivo voltato all’incontrario/Sconosciuta mai dimenticata”.

Cosa c’è più penetrante in questo labirinto di figure se non l’essenza autobiografica del poeta che raccoglie, come foglie sparse, le immagini di ciò che ha perduto eppure vivono dentro di lui? Il fascino che questi versi emanano creano un piccolo universo di immagini ognuna delle quali s’incontra qua e là in immagini  tormentate, ma non imperiosamente gonfie di risentimenti, semmai di memorie. E’ questa la “chiave” della poesia di Casucci che non manca di esplicitare le sue emozioni legate ad un passato vivo: “Riavvolgo il nastro/Cercando le tracce di quello che accade/Del tuo ricordo indelebile/…/Perdonami se non ti ho sfiorata/Scusami se non ti ho colta/ Eri un fiore nel prato/Neanche l’odore ho serbato/Ti ricordo al tripudio del blu/E poi nulla più”.

L’amore che anima Casucci è elegante, raffinato, persino “spirituale”. Ed è per questo che la sua scrittura, levigata ed incalzante, anima la sua poetica come raramente ci accade di cogliere nelle discariche letterarie  in cui le parole si rincorrono senza voler asseverare niente.

Casucci, invece, assevera che se c’è un mondo che ha un significato nella giornata densa di pensieri che costituiscono l’ossatura della poesia, esso ha le stimmate del dolore di un uomo “Piegato in due” chiuso in una stanza nella quale non c’è nessuno.Un uomo “Quando rimane/Fuori a guardare/Le storie perse/Le mani ferme/Le ultime frasi/Rimaste in attesa/Non si sa di che”.

E dopo l’amore, il dolore? La solitudine: “Questo vale di più/Ma a guardar bene/Non c’è che una meta/E’ la vita il confine/Il suo bagliore è la meta/Oltrepassa il primo/E sei nel pieno deserto/Raggiungi la seconda/E non c’è che l’addio”. Già, il deserto: metafora potente del raggomitolarsi nel nulla dove la solitudine ritrova la sua sostanza. E Casucci ne è consapevole. Forse – e questa è l’impressione che si ricava da questi versi – scavare una tana ed assicurarsi che nessuno la violi potrebbe essere salvifico. Ma l’autore vuole davvero salvarsi?

Casucci non perde la speranza. Ha qualche certezza tra amori andati a male e brandelli di vita dispersi. “Tornerò/Torneremo/Ai nostri giorni migliori/Ce lo ripromettiamo/Ne siamo sicuri”. Vedremo davvero che poi in fondo qualcosa ritorna? L’autore di questi versi ne è convinto. Noi non possiamo che sperare, come lui, in altro se vogliamo dare un senso alla nostra esistenza ed alle sue fragili illusioni.

Al mattino l’alba ha contorni metafisici in un quadro vitale, per questo è un autentico breviario, come l’ho definito in apertura, nel quale l’incontro del tempo con la sua caducità riporta ad un sentimento della vita che, pur nella disperazione, si rifiuta di cedere. Non è poco.

Autore

Giornalista, saggista e poeta. Ha diretto i quotidiani “Secolo d’Italia” e “L’Indipendente”. Ha pubblicato circa trenta volumi e migliaia di articoli. Ha collaborato con oltre settanta testate giornalistiche. Ha fondato e diretto la rivista di cultura politica “Percorsi”. Ha ottenuto diversi premi per la sua attività culturale. Per tre legislature è stato deputato al Parlamento, presidente del Comitato per i diritti umani e per oltre dieci anni ha fatto parte di organizzazioni parlamentari internazionali, tra le quali il Consiglio d’Europa e l’Assemblea parlamentare per l’Unione del Mediterraneo della quale ha presieduto la Commissione cultura. È stato membro del Consiglio d’amministrazione della Rai. Attualmente scrive per giornali, riviste e siti on line.