• 7 Novembre 2024
Tradizioni & Leggende

Cos’è il Capodanno? Per la maggior parte di noi, il Capodanno è il primo giorno dell’anno secondo il calendario gregoriano, che si celebra il 1° gennaio con fuochi d’artificio, brindisi e auguri. Ma non è sempre stato così. Il Capodanno è una festa che ha origini antiche e diverse, che dipendono dalla cultura e dalla tradizione di ogni popolo. Infatti, ogni popolo ha avuto il suo modo di calcolare e festeggiare l’inizio dell’anno, in base al ciclo delle stagioni, al movimento dei pianeti, alla religione e alla storia.

Un esempio di questi modi diversi di celebrare il Capodanno è quello dei Sanniti, un popolo italico che abitava le regioni del Sannio, del Molise e della Campania, tra il VIII e il II secolo a.C. I Sanniti avevano una propria lingua, una propria religione e una propria organizzazione politica e militare, che li rese famosi per la loro resistenza contro i Romani. I Sanniti celebravano il loro Capodanno il 11 novembre, il giorno di San Martino, che coincideva con il passaggio dall’autunno all’inverno, e dalla stagione delle guerre a quella delle paci. Il Capodanno sannita era una festa di ringraziamento agli dei, di riconciliazione tra le tribù e di augurio di prosperità per il nuovo anno.

Per capire meglio il significato e le caratteristiche del Capodanno sannita, dobbiamo analizzare gli aspetti storici, religiosi, sociali e simbolici di questa festa. Per farlo, ci baseremo su alcune fonti e testimonianze che ci parlano di questa antica tradizione dei Sanniti, e che ci permettono di ricostruire le modalità e le ritualità con cui celebravano il loro inizio dell’anno.

Una delle fonti più importanti che ci informano sul Capodanno sannita è il cosiddetto “calendario di Amiternum”, un documento epigrafico scoperto nel 1930 a L’Aquila, che riporta le date e le feste del popolo sannita. Il calendario di Amiternum è scritto in lingua osca, una lingua italica parlata dai Sanniti e da altri popoli dell’Italia centrale e meridionale, che usava un alfabeto derivato da quello etrusco. Il calendario di Amiternum è datato al III secolo a.C., e copre un periodo di 12 mesi, che iniziano con il mese di “sakon”, corrispondente al nostro novembre. Il primo giorno del mese di sakon, che cadeva il 11 novembre, era il giorno del Capodanno sannita, chiamato “meddix tuticus”, che significa “giudice supremo”. Il nome si riferisce alla massima autorità politica e militare dei Sanniti, che era eletta ogni anno dal consiglio delle tribù, e che aveva il compito di guidare il popolo in tempo di guerra e di pace.

Il Capodanno sannita era una festa di ringraziamento agli dei, di riconciliazione tra le tribù e di augurio di prosperità per il nuovo anno. La festa si svolgeva in un luogo sacro, chiamato “fis”, che era una radura nel bosco, dove si ergeva un altare per le offerte e un palo per i sacrifici. I Sanniti offrivano agli dei dei doni di frutta, di grano, di vino e di miele, e sacrificavano degli animali, come maiali, capre e pecore. I Sanniti si riunivano intorno al fuoco, che simboleggiava la luce e il calore, e cantavano e ballavano, esprimendo la loro gioia e la loro gratitudine. I Sanniti si scambiavano anche dei doni, come monete, gioielli, vestiti e armi, manifestando la loro amicizia e la loro generosità. I Sanniti si riconciliavano anche tra di loro, risolvendo le eventuali controversie o dispute, e rinnovando i patti e le alleanze, dimostrando la loro lealtà e la loro solidarietà.

Il Capodanno sannita segnava il passaggio dall’autunno all’inverno, e dalla stagione delle guerre a quella delle paci. Infatti, i Sanniti erano un popolo guerriero, che combatteva spesso contro i Romani e contro altri popoli per difendere il loro territorio e la loro libertà. Il Capodanno sannita era l’occasione per fare il bilancio delle vittorie e delle sconfitte, e per prepararsi al riposo e alla riflessione. Il Capodanno sannita era anche il momento per augurarsi un anno di pace e di prosperità, in cui i raccolti fossero abbondanti, le famiglie fossero felici, e i nemici fossero lontani. Il Capodanno sannita era, insomma, una festa di speranza e di fiducia, in cui i Sanniti celebravano la vita e il futuro.

Per concludere il nostro viaggio nel Capodanno sannita, val la pena fare un excursus sull’origine del Capodanno ai tempi dell’antichità, e su come le varie civiltà hanno appreso l’astronomia, e hanno iniziato a celebrare in onore delle conoscenze astrologiche acquisite col passare del tempo. Non si può non menzionare i Babilonesi, che hanno inventato la misurazione del tempo in sessantesimi, da cui ancora oggi si misurano i secondi, i minuti e le ore.

Il Capodanno è una festa che ha origini antiche e diverse, che dipendono dalla cultura e dalla tradizione di ogni popolo. Infatti, ogni popolo ha avuto il suo modo di calcolare e festeggiare l’inizio dell’anno, in base al ciclo delle stagioni, al movimento dei pianeti, alla religione e alla storia. Per fare questo, i popoli antichi hanno dovuto apprendere l’astronomia, la scienza che studia il cielo e i corpi celesti, e che permette di misurare il tempo e di prevedere gli eventi astrali, come le eclissi, le fasi lunari, le stagioni e i solstizi.

L’astronomia è una scienza che ha origini molto remote, che risalgono al Paleolitico, quando gli uomini primitivi osservavano il cielo per orientarsi, per cacciare e per riconoscere i cicli della natura. Con il passare del tempo, l’astronomia si è sviluppata e si è arricchita di conoscenze e di scoperte, grazie al contributo di diverse civiltà, come gli Egizi, i Greci, i Romani, i Cinesi, gli Indiani, gli Arabi e gli Europei. Queste civiltà hanno costruito dei calendari, dei sistemi di misurazione del tempo, dei modelli del sistema solare, dei telescopi e degli orologi, che hanno permesso di calcolare e festeggiare l’inizio dell’anno in modo sempre più preciso e accurato.

Una delle civiltà che ha dato un grande impulso all’astronomia è stata quella dei Babilonesi, che vissero tra il XVIII e il VI secolo a.C. nella Mesopotamia, l’attuale Iraq. I Babilonesi erano dei grandi osservatori del cielo, che registravano con cura i movimenti dei pianeti, delle stelle e della Luna, e che elaboravano delle tabelle e delle formule per prevedere i fenomeni astrali. I Babilonesi furono anche i primi a inventare la misurazione del tempo in sessantesimi, da cui derivano i nostri secondi, i minuti e le ore. Questo sistema si basava sul fatto che il numero 60 è divisibile per molti altri numeri, e quindi permetteva di fare delle suddivisioni e delle operazioni più semplici. I Babilonesi usarono questo sistema per dividere il giorno in 24 ore, l’ora in 60 minuti e il minuto in 60 secondi, e per dividere il cerchio in 360 gradi, il grado in 60 primi e il primo in 60 secondi. Questo sistema è ancora in uso oggi, ed è chiamato sistema sessagesimale.

Il Capodanno sannita è una festa che ci ricorda le nostre radici storiche e culturali, e che ci invita a riflettere sul ciclo della natura e della vita. Il Capodanno sannita è anche una festa che ci fa apprezzare le conoscenze e le scoperte che l’astronomia ci ha regalato, e che ci permettono di misurare e festeggiare il tempo in modo sempre più preciso e accurato. Il Capodanno sannita è, infine, una festa di speranza e di fiducia, in cui i Sanniti celebravano la vita e il futuro, e in cui noi possiamo augurarci un anno di pace e di prosperità.

Autore

Rinaldo Pilla è un traduttore e libero professionista nato a Torino, ma originario del Sannio e attualmente risiede a Fermo, nelle Marche. Ha frequentato la Scuola Militare Nunziatella di Napoli per poi conseguire una laurea presso la Nottingham Trent University e successivamente un master in sviluppo e apprendimento umano dopo il suo rimpatrio dagli Stati Uniti. È un autore molto prolifico, che vanta una vasta e approfondita produzione letteraria sul tema dell’antichità, con particolare attenzione al periodo del I secolo d.C. e alla storia e alla cultura dei Sanniti, un popolo italico che si oppose e si alleò con Roma. Tra le sue opere, si possono citare romanzi storici, saggi, racconti e poesie, che mostrano una grande passione e una grande competenza per il mondo antico, e che offrono al lettore una visione originale e coinvolgente di quei tempi e di quei personaggi. Questo autore è considerato uno dei maggiori esperti e divulgatori dell’antichità, e in particolare del Sannio, una regione storica che ha conservato molte testimonianze e tradizioni della sua antica civiltà.