• 27 Luglio 2024

L’estetica dell’orrore si è dispiegata in tutta la sua tragica potenza. Israele ne è stato il teatro. Quando Hamas ha lanciato la sua criminale offensiva, accuratamente preparata per due anni, come si è saputo dopo, gli occhi del mondo non hanno creduto a se stessi. E ci si chiede ancora come sia stato possibile che dalla Striscia di Gaza si sia potuto sprigionare uno spirito animale d’una portata che non s’era mai vista dopo la devastazione delle Torri Gemelle a New York  l’11 settembre 2001.

La pianificazione della strage ha contemplato fin dall’inizio non solo l’attacco a distanza dei terroristi palestinesi, ma la plateale messa a punto, realizzata in ogni dettaglio, dell’ accanimento su poveri corpi innocenti nei vicini kibbutz e in un rave party dove giovani cantavano e ballavano. La meschinità dell’aggressione sta tutta nella lunga preparazione mentre si continuava a cianciare, anche da parte palestinese, di “due popoli, due Stati”: prospettiva questa non più all’ordine del giorno, semmai vi è stata, dopo quanto è accaduto.

Ora si attende la reazione in grande stile di Israele che ha già tagliato acqua, gas ed energia elettrica a Gaza dove si vive come topi che attendono il peggio. Ma proprio questa prospettiva vogliono perseguire i leader di Hamas nell’intento di agitare il mondo arabo e farne una sorta di jihad in grane stile, un po’ come è stato per una sanguinosa stagione, il protagonismo dell’Isis più o meno nello stesso quadrante, estendendo la sua brutalità fino all’Africa ed in alcuni Paesi europei avendo come obiettivo principaleIsraele ed i suoi alleati. Ovunque nel mondo c’è da temere attacchi proditori più o meno nello stile di quelli già verificatisi in Europa.  In nessuno dei conflitti del dopoguerra si era vista tanta violenza su indifesi  prelevati nelle loro abitazioni, nascosti chissà dove, massacrati  con sadismo. E soprattutto per la prima volta, a nostra memoria, abbiamo avuto contezza della ferocia più lugubre: bambini uccisi, molti dei quali decapitati.

Non ci può essere giustificazione a tanta barbarie. Le foto che il governo israeliano ha mostrato , centellinandole, e le testimonianze di chi ha visto l’inferno scatenato da Hamas ci fanno ragionare sulla crudeltà gratuita, sulla bestialità umana, sull’odio che si tramuta in sangue.

Ed il ragionamento, per quanto orrendo, è semplice: la pietà, la compassione sono sparite dove non si combatte più per difendersi da un nemico, ma si scatenano guerre per annientare il vicino.  La matrice ideologica e perfino pseudo religiosa dovrebbe giustificare tutto. E Hamas è il burattino dell’Iran e della sua crudele strategia volta a cancellare lo Stato israeliano dalla carta geografica.

È ignobile che questa verità, di tanto in tanto, venga fuori a metà, senza ammetterla del tutto o confusa con dubbi e distinguo. Come pure non emerge chiaramente dalla inutile se non nociva Lega Araba una netta presa di posizione contro il terrorismo islamico dovunque esso si manifesti con la crudeltà che ci appare allucinante,  tanto è delirante.

E tornano i bambini sgozzati, gli anziani rapiti, le donne violentate, e tutti i civili confinanti con Gaza a mostrarci l’orrore di un regime come quello iraniano, il vero regista della morte programmata, che non si riesce ad abbattere. Quello che ogni giorno accade nel Paese degli ayatollah fa parte di un paesaggio dove, non meno che a Gaza, si coltiva da parte dei governanti l’odio e la persecuzione nella sostanziale indifferenza del mondo libero e con il placet di alleati che sostengono gli eredi di un komeinismo che anno dopo anno, dal 1979, si è fatto sempre più intollerante come raccontano le cronache le quali distrattamente vengono prese in considerazione da chi con il regime di Teheran fa quotidianamente affari, mentre sarebbe il caso di lanciare una sfida planetaria ai neri sacerdoti di una religione di violenza, soprusi, cattività e morte.

Il Medio Oriente è una vasta landa desolata davanti alla quale gli “amici” russi e cinesi che stazionano nel Mediterraneo con la loro apparente indifferenza danno oggettivamente una mano ai criminali di Hamas. Attraverso i “buoni rapporti” con l’Iran. Ed è una polveriera che si tiene con il conflitto russo-ucraino e con l’aggressione dell’ Azerbajgian all’Armenia, islamismo contro cristianesimo, per il possesso del Nagorno-Karabakh.

L’estensione del conflitto che ha come epicentro per ora Israele,  si riverbererà fino alle rive del Mediterraneo dove interessi economico-commerciali, oltre che strategici, s’intrecciano in un calderone di inimicizie radicali alle quali non c’è opposizione né tantomeno un briciolo di buona volontà  per sedare gli animi.

In tutto questo l’Occidente sembra un mondo a parte. Non ha influenza su quanto accade e “traffica” con gli amici dei terroristi gettando all’aria umanità e realismo politico.

Israele è sostanzialmente solo. E da solo piange i suoi bambini sgozzati, le migliaia di morti civili e indifesi in attesa di una coalizione di Stati del mondo libero che si lanci sulle belve assassine per ristabilire un minimo di ordine civile e morale.

Autore

Giornalista, saggista e poeta. Ha diretto i quotidiani “Secolo d’Italia” e “L’Indipendente”. Ha pubblicato circa trenta volumi e migliaia di articoli. Ha collaborato con oltre settanta testate giornalistiche. Ha fondato e diretto la rivista di cultura politica “Percorsi”. Ha ottenuto diversi premi per la sua attività culturale. Per tre legislature è stato deputato al Parlamento, presidente del Comitato per i diritti umani e per oltre dieci anni ha fatto parte di organizzazioni parlamentari internazionali, tra le quali il Consiglio d’Europa e l’Assemblea parlamentare per l’Unione del Mediterraneo della quale ha presieduto la Commissione cultura. È stato membro del Consiglio d’amministrazione della Rai. Attualmente scrive per giornali, riviste e siti on line.