“La morte non è il peggio che può accadere agli uomini”
(Platone)
Platone, filosofo “eterno”, una delle “colonne dell’umanità”, fu anche uomo molto misterioso, almeno nell’ultima parte della sua vita, quando si ritirò ad Atene dove fondò la sua Accademia, tra i cui allievi si annovera anche Aristotele. Nell’Accademia scrisse opere fondamentali come il Timeo. Opere che si conoscono bene, meno i dettagli della sua vita, e tra questi il preciso luogo di sepoltura, dopo la morte che avvenne nel 348 a Cr.
Grazie ad un progetto di ricerca, il “Greek Schools” presentato alla Biblioteca Nazionale di Napoli dal papirologo Graziano Ranocchia dell’Università di Pisa, il mistero sembra svelato. La ricerca, condotta con sofisticatissime tecnologie insieme all’Istituto di Scienza del Patrimonio Culturale (Ispc) e all’Istituto di Linguistica Computazionale (Ilc) del Consiglio Nazionale delle Ricerche ha permesso di leggere una parte dei testi dei cosiddetti “papiri di Ercolano” e qui scoprire che era stato sotterrato nel suo giardino privato, nella scuola da lui fondata.
Si è scoperto che Platone fu venduto come schiavo sull’isola di Egina già forse nel 404 a.C. al contrario di quanto ritenuto finora nel 387 a.C. e altri eventi del periodo, come per esempio la corruzione dell’oracolo di Delfi da parte del filosofo accademico Eraclide Pontico. I papiri di Ercolano sono rotoli antichissimi e molto preziosi, contenenti i testi della filosofia antica, soprattutto epicurea, ritrovati in un’antica villa romana ad Ercolano, nota come la “Villa dei papiri”. Erano a disposizione per la lettura colta della famiglia romana che viveva nella villa, e sono miracolosamente sopravvissuti all’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. Oggi si presentano come cilindri carbonizzati dal vapore e dal gas. Sono composti di strati multipli di cui non si riuscivano a decifrare tutti i contenuti.
Più di 600 caratteri dei papiri furono decifrati in parte anche con l’aiuto dell’Intelligenza Artificiale e della tomografia computerizzata, attualmente, un ultima scoperta. Combinando due tecniche innovative, come la tomografia a coerenza ottica e l’imaging iperspettrale a infrarossi, insieme a un laboratorio mobile fornito dalla Notingham Trent University, si sono potuti staccare e poi leggere circa 1560 strati, sui 1840 totali di un papiro.
Tra gli strati del papiro di Ercolano c’è anche la storia dell’Accademia di Platone e si parla precisamente del luogo di sepoltura, come già detto, in un giardino a lui riservata, in una area privata della scuola platonica, vicino al cosiddetto Museion, o sacello sacro alle Muse. Nel testo anche le espressioni sprezzanti di Platone sulle capacita’ musicali e ritmiche di una musicista barbara originaria della Tracia. Le dolci note di un flauto suonate dalla donna avrebbero dovuto rendere più lievi le ultime ore di vita di Platone, ma il celebre filosofo greco non le gradì affatto: sebbene febbricitante e in punto di morte, fu abbastanza lucido da criticare la musicista barbara per il suo scarso senso del ritmo, davanti agli occhi di un ospite caldeo proveniente dalla Mesopotamia.
Le nuove letture attingono spesso a fatti nuovi e concreti sull’Accademia di Platone, sulla letteratura ellenistica, Filodemo di Garada e la storia antica in generale. Filosofia come protagonista, insomma. Lo staff papirologico di fisici e chimici del Cnr ha prodotto nuove edizioni critiche della Rassegna dei filosofi di Filodemo, con risultati sorprendenti. Platone è protagonista di importanti rivelazioni biografiche. L’episodio dell’ultima notte di Platone e della visita del caldeo è stato radicalmente rivisto: «il dialogo tra i personaggi è ora diverso – spiegano gli studiosi – Adesso è chiaro chi parla, chi fa commenti e in che momento.
Tra le nuove decifrazioni, spiccano una quindicina di righe che in precedenza erano rimaste praticamente illeggibili e forniscono nuove informazioni sul celebre Carneade (citato anche da Manzoni nei “Promessi Sposi”). Si forniscono le ragioni per cui egli non lasciò una produzione scritta e apprendiamo, tra l’altro, di discussioni filosofiche con lo stoico Diogene di Babilonia. Si parla anche della famosa ambasciata dei caposcuola ateniesi (Carneade, Diogene, Critolao) a Roma del 146 a.C.». Il progetto punta anche ad una rivoluzionaria valorizzazione dei manoscritti esposti per circa 270 anni dalla loro scoperta, avvenuta tra il 1752 e il 1754, al decadimento del tempo.
Un tesoro che a causa dell’unicità e della fragilità, non può essere presentato al grande pubblico. Per questo è stata allestita l’Officina dei Papiri della Biblioteca Nazionale di Napoli per la lettura e la riproduzione dei papiri: l’obiettivo è quello di analizzare centinaia di papiri di Ercolano e di archiviare le immagini ottenute in un archivio online ad accesso aperto. «Abbiamo immagazzinato tutte le immagini ottenute con le varie tecniche in un dispositivo di storage e backup dislocato a Montelibretti, nella sede romana del CNR-Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale – spiega Graziano Ranocchia – Tra poche settimane esse saranno disponibili ad accesso aperto nel repositorio digitale della Biblioteca Nazionale di Napoli. Si tratta principalmente delle seguenti tipologie di immagini: fotografia tecnica a luce visibile, infrarossa e ultravioletta, fotogrammetria, immagini iperspettrali a luce infrarossa, immagini ottenute con microscopio digitale ad alta risoluzione e mappe di distribuzione dei metalli ottenute con macro-fluorescenza a raggi X».
“La morte non è il peggio che può accadere agli uomini.” (Platone)