• 9 Ottobre 2024
Itinerari

Solopaca è una terra che ha visto portarsi via tanta storia dai re e dai briganti, un animarsi di sentimenti e di emozioni cavalcando lungo i sentieri di una rupe che adagiata sui ripiani dal color smeraldo portano la linfa di vita fino al fluire del fiume che ha il nome che emana il fuoco: Calore!

Nei boschi della Dormiente i lupi custodiscono i monti, fra saltelli di caprioli, grugnito di cinghiali, e occhi allegri di simpatici leprotti. Una fauna ricca e varia nel cuore della Catena del Taburno. Sottobosco unico e prezioso  che ad ogni stagione emana con superbo vanto il profumo di fragoline, di funghi e di tartufi.

S’innalza la vetta fin dove una croce fu fissata a proteggere un popolo fedele alla sua terra e al proprio credo. Non è mai scontato il paesaggio, ogni giorno un nuovo dipinto, ogni tramonto delinea nuove vedute che portano oltre l’orizzonte l’immaginario di tanta storia.  Solopaca è abitato da poco più di tremila anime che con coraggio portano avanti verso il futuro il loro passato, incidendo il presente nei solchi delle zolle di terra. Legati alla vite e dediti ai filari di perle bianche e nere ogni anno portano il fragrante sapore dei vini nei calici del mondo. Di sovente il nome Solopaca è maggiormente conosciuto come nome di un vino piuttosto che di un vero paese. Eppure, questa terra custodisce tanta preziosità culturale, architettonica, artistica da suscitare interesse per chi ha la passione di scoprire il passato. Austero e coraggioso il Campanile accanto alla seicentesca chiesa del S.S. Corpo di Cristo, rispecchia lo stile Vanvitelliano.

Nel 1672 il Duca Antonio Maria Ceva Grimaldi, feudatario del luogo, costruì il Palazzo Ducale, tutt’ora un bene artistico culturale che resta un vanto per il paese. Il ponte Maria Cristina risalente al 1835, opera dedicata alla Regina di Savoia moglie del Re Ferdinando di Borbone, fu il secondo ponte sospeso a catenaria costruito in Europa, dopo il Real Ferdinando sul Garigliano. Il palazzo Cutillo del 1826, destinato come centro di sostegno per indigenti e successivamente ente morale, attualmente Museo Enogastronomico. Le numerose chiese con i suoi arazzi, con importanti beni culturali e intrisi di storia. Il Santuario mariano Diocesano della Vergine del Roseto situato sul monte che ne prende il nome risale al XII secolo e ad oggi segna il percorso di Fede non solo del popolo solopachese ma anche dai numerosi Pellegrini che organizzano il loro itinerario come cammino spirituale fin dinanzi al manto Benedetto della Madonna del Roseto affidando a Lei ogni preghiera.

Solopaca è il paese che si distende ai piedi della Catena del Taburno, che da lontano si presenta appunto come la figura femminile sdraiata come una bella dormiente. Come tutti i paesini anche Solopaca benché ricchissima di storia attraversa non pochi problemi. I giovani vanno via, a cercare una sistemazione di vita, per potersi creare una famiglia, un futuro. I contadini che hanno tanto dato a questa terra hanno scelto di proporre ai loro figli un domani meno faticoso spingendoli a studiare e a dare un senso professionale alle scelte lavorative. Ad oggi ancora si coltiva la terra, ancora i prodotti sanniti hanno il primato in eccellenza, come la Falanghina, apprezzatissima dagli intenditori. Piantagioni di uliveti danno olio di un livello superiore a tanti altri. Ma le generazioni che oggi si dedicano alla terra vedono i figli lavorare lontano; dunque, le generazioni future nasceranno altrettanto distanti da qui. Si riuscirà a riportare lustri a queste terre?

Tanti anni fa fra le stradine del paese scendeva dopo il tramonto la paura suscitata da racconti antichi inerenti ad esseri esoterici. Ci si sedeva davanti al caminetto scoppiettante e si ascoltavano i racconti dei vecchi saggi di storie avvincenti. Ogni bimbo tremava nascondendosi gli occhi dietro le dita della manina per non vedere le espressioni del narratore o si tappavano per metà le orecchie per sentire di meno le avventure fra draghi. Serpenti dai tre corni, gallinelle dalle uova d’oro e demoni a custodire i tesori nascosti. Ma le storie più interessanti erano quelle delle Janare.

Janara, derivante da Dianara, sacerdotessa della Dea della caccia Diana o forse dal latino Ianua/porta poiché era proprio davanti alla porta di casa che bisognava collocare una scopa, un sacchetto di sale o di sabbia per imporre alla janara di contare tutti i grani o i fili della scopa , cosa che le avrebbe fatto impiegare tutta la notte a contare ed arrivare così fino all’alba dove la luce del sole pare fosse acerrima nemica delle streghe.  La storia delle streghe nasce proprio nel Beneventano, dove pare che le streghe si riunivano intorno ad un grosso albero di Noce a venerare Satana in una cerimonia, il Sabba, durante la quale ogni simbolo cristiano veniva posto al contrario, le croci venivano calpestate e le streghe si sfrenavano in orge fra calici di sangue e danze.  Fra i tantissimi cacciatori di streghe ci fu Jennaro u’  serparo, un solopachese che per anni dopo aver  trovato morto un neonato durante le prime ore del mattino si ripromise di dare la caccia alle janare per impedirne ulteriori delitti su uomini e animali. Difatti spesso chi possedeva dei cavalli, all’alba per recarsi nei campi andavano nelle stalle per sellare i loro sauri ma li trovavano esausti e sudati con criniera e coda intrecciate, reduci da lunghissime cavalcate con in groppa le janare, streghe che senza veli si lanciavano come il vento in galoppate fino al sorgere del sole. E fu così che Jennaro la notte di Natale le aspettava all’uscita della messa sotto il suo mantello a ruota con la falce ed un ramo di agrifoglio…ma questa è una lunga storia che avremo modo di raccontarci…

Nel 1947 Maria Bellonci e Guido Alberti fondatore dell’industria del liquore Strega, istituisce a Roma il premio Strega che ricollega appunto a tutte le storie sulle janare nel Beneventano.  Premio ambito da ogni scrittore viene assegnato a coloro che spiccano fra chi pubblica tra il primo marzo al 28 febbraio dell’anno successivo.

La terra di solopaca è mito, storia, leggenda, arte, musica, medicina. Tanti i ricercatori scientifici che spiccano, oncologi fra cui ricordiamo  il Dott. Paolo Ascierto , solopachese che studia con risultati importanti le cure contro il melanoma.  Siamo la terra di Re e Briganti, di scienziati e agricoltori, siamo narratori di emozioni e di sentimenti, attori sul palcoscenico della vita che apriamo e chiudiamo il sipario ad ogni rappresentazione e non ci arrendiamo nonostante la fatica per sopravvivere. Siamo sempre alla ricerca di nuove strade per far brillare la nostra montagna del verde smeraldo che come una pietra preziosa può sì, apparire dormiente, ma è solo adagiata per alzarsi lestamente e mettersi sul trono del successo decantando lo splendore di questo popolo.

Autore

Carmela Picone nasce nel 1969 a Solopaca , in provincia di Benevento. Dopo aver conseguito il Diploma di Maturità Classica, leggendo Pirandello scopre la passione per il teatro. Partecipa e vince un concorso letterario con La Libroitaliano Editore e vede le sue poesie pubblicate in un’antologia. Scrive il romanzo “Gocce d’Amore” che ottiene immediato successo tanto da interessare un regista romano che chiede all’autrice di scrivere una sceneggiatura tratta dal proprio libro per la progettazione di un film. Nel 2021 scrive “La poesia delle parole semplici” una silloge pubblicata dalla Atile Editore. Le passioni restano la scrittura, i viaggi ,la recitazione e la pittura . Ama molto viaggiare, scoprire nuove culture, ammirare nuovi paesaggi e far tesoro delle emozioni che ne scaturiscono dopo ogni luogo ammirato. La sua ambizione più grande resta quella di promuovere il territorio nel quale è nata, e dove oggi s’impegna nel sociale per tenere vive le tradizioni e per portare alla conoscenza di tutti la meraviglia e i tesori della sua terra. piccola perla del Sannio.