Uno dei pittori che ha lasciato numerose opere nel Sannio e in particolar modo a Sant’Agata de’ Goti e a Moiano è Tommaso Giaquinto, un talentuoso allievo di Luca Giordano, vissuto a cavallo del ‘600 e del ‘700.
Tommaso Giaquinto è conosciuto soprattutto per la sua attività nell’ambito della pittura figurativa e del ritratto.
La sua arte spazia attraverso diverse tecniche e stili ed esplora temi della vita quotidiana e del paesaggio campano.
Anche se non è un nome famoso nell’ambito dell’arte internazionale, come il suo maestro Luca Giordano e altri del suo tempo, non di meno il Giaquinto ha una schiera di collezionisti che apprezzano le sue opere sia per la sua originalità che per l’attenzione ai minimi dettagli.
La sua arte riflette un profondo legame con la sua terra natale che è l’Irpinia mediante la rappresentazione di scene di vita quotidiana.
Il Giaquinto nacque tra il 1661 e il 1662 a Torchiati, frazione di Montoro Superiore (oggi provincia di Avellino).
Attivo principalmente a Napoli, ha lasciato non di meno numerose e apprezzate opere nel Sannio.
Trasferitosi a Napoli studiò sotto la guida di Luca Giordano.
Questo periodo è fondamentale per la sua formazione. Qui il contatto con il Solimena e il De Matteis influenzò significativamente la sua arte.
Nel 1695, Giaquinto venne accolto nella “Nobile congregazione dei signori pittori sotto il titolo di Sant’Anna e San Luca” di Napoli.
Ciò testimonia il raggiungimento di una certa notorietà.
Trasferitosi da Napoli a Sant’Agata de’ Goti nel 1702 iniziò una intensa fase creativa.
A Sant’Agata de’ Goti realizzò molte opere sacre, oggi conservate in varie chiese di quella città.
Epperò il suo più importante ciclo pittorico è senz’altro quello degli affreschi nella chiesa di San Sebastiano a Moiano. “Una piccola cappella Sistina” come l’ha felicemente definita lo storico e filosofo Giancristiano Desiderio, dove “con forme, figure, colori, volti, corpi, anime e soprattutto luce, luce di bellezza” viene inondato lo spettatore.
Qui l’artista combina, in modo mirabile, un ricco colorismo con un solido disegno classico.
In Giaquinto si evincono temi pietistici e devozionali con uno stile riecheggiante il tardomanierismo e la controriforma.
Egli elabora elementi della scuola napoletana del ‘500 e li reinterpreta però attraverso un nuovo linguaggio figurativo.
L’artista sintetizza diverse influenze: la libertà inventiva di Luca Giordano, il naturalismo di Mattia Preti ed infine la grandiosa visione del Lanfranco.
Quantunque molti suoi dipinti siano andati perduti o danneggiati resta un bel corpus delle sue opere.
Morì a Napoli il 21 febbraio 1717 dove fu sepolto nella chiesa del Gesù Nuovo.
La sua pittura è un esempio di come l’arte napoletana del ‘600 e del primo ‘700 si sia evoluta e diffusa nelle aree meno centrali della Campania.
Per chi volesse approfondire la conoscenza di questo artista si consiglia “Tommaso Giaquinto nel contesto della tradizione artistica Sei-Settecentesca nel regno di Napoli” dello storico dell’arte Rosario Pinto, ed edito da Edizioni libreria del castello di Solopaca.
Il volume oltre ad un esauriente catalogo ragionato di tutte le opere dell’artista è arricchito da splendide tavole, sia a colori che in bianco e nero, del noto fotografo Gigino Nostrale.
Affresco cupola della Chiesa di San Sebastiano a Moiano