• 7 Novembre 2024
Itinerari

Nella parte più alta di Solopaca sorge il palazzo ducale dei Ceva Grimaldi che domina, con la sua massiccia mole, tutta la sottostante Valle Telesina.

Allorquando i Ceva Grimaldi acquistarono il ducato di Telese e la baronia di Solopaca, a fine ‘500, vennero subito ad abitare nei loro possedimenti.

Epperò il castello degli antichi conti poi duchi telesini era un mucchio di totali rovine e fu così che i Ceva Grimaldi decisero di costruire un magnifico palazzo a Solopaca in cui andarono ad abitare nel maggio del 1682.

Dire perché sia stata scelta la parte più alta del paese (il rione Capriglia) come ubicazione del palazzo è difficile.

Solopaca almeno nel ‘600 non era più una terra murata.

Non rimane altro che ricorrere alla panoramicità del posto, da dove il signore poteva controllare le terre del suo feudo da nord ad ovest.

Accanto alla funzione residenziale il palazzo aveva anche una funzione amministrativa.

Vi funzionavano, infatti, l’erario per l’amministrazione delle terre e per la esazione delle gabelle, la corte di giustizia e le carceri che erano situate a pianterreno al confine con via Tazza.

In queste carceri vennero inflitte, ai malcapitati carcerati, le torture più disumane, come quella di conficcare schegge di canne sotto le unghie.

Nel 1727 tale sorte toccò ad una povera donna sospettata di aver commesso un omicidio.

Di impianto rinascimentale, con corte aperta, il palazzo presenta una facciata barocca molto originale con una decorazione a rilievo a motivi geometrici e floreali.

Negli ultimi restauri sono stati eseguiti dei tasselli di pulitura nelle varie sale, sia del piano nobile che del secondo, che hanno evidenziato la presenza di pregevoli fregi lungo il soffitto a travature.

Belle decorazioni sono quelle di vari soffitti, su carta a tempera grassa, con paesaggi fantastici.

Nonostante i diversi interventi di restauro che hanno riguardato il tetto e la messa in sicurezza della struttura, soprattutto sul lato ovest, resta ancora molto da fare.

E infatti sono agibili solo alcuni locali del piano terra che ospitano la Pro-Loco, la biblioteca comunale e il cortile ove si svolgono spesso eventi culturali.

Rendere fruibile questo bene, che venne acquistato nel 1986 dall’Amministrazione comunale, potrebbe rappresentare una risorsa culturale ed economica non solo per Solopaca ma per tutta la Valle Telesina.

I circa 40 vani, alcuni molto vasti, distribuiti abbastanza simmetrici e intercomunicabili potrebbero servire per l’istituzione di:

1. Un museo della civiltà contadina e del vino attraverso gli oggetti, la maggior parte dei quali in abbandono dopo la motorizzazione dell’agricoltura, onde conoscere e tramandare alle future generazioni l’evoluzione storica della tecnica agraria nel Meridione e nella Valle Telesina.

Illustrare, insomma le varie fasi del lavoro agrario attraverso i secoli riportando i nomi dialettali degli attrezzi, riproducendo in piccolo, attraverso sezioni e fotografie, lo spaccato dei terreni, le prime realizzazioni della rotazione agraria ecc.;

2. Una pinacoteca con le opere dei due artisti solopachesi del ‘700: Decio Frascadore e Lucantonio D’Onofrio;3. Una sezione archeologica con lapidi e i vari torchi vinari di epoca romana abbandonati nelle campagne e quanto è in deposito presso la Soprintendenza archeologica.

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Autore

Nato a Solopaca (BN) 20 dicembre 1948. Diplomatosi nel 1966 all’ Istituto d’arte di Cerreto sannita (sez. ceramica), frequenta l’Accademia di Belle Arti di Napoli fino al terzo anno che lascia anzitempo poiché, essendosi nel frattempo abilitato per l’insegnamento di disegno e storia dell’arte, è nominato docente di materie artistiche nella scuola di Belgiojoso (PV). Oltre alla pittura, alla scultura e alla ceramica, dal 1976 si è dedicato alla critica d’ arte e alla storia. Nel 1977 porta alla ribalta due ignorati artisti del ‘700: Decio Frascadore (1691-1772) e Lucantonio D’ Onofrio (1708-1778). Appassionato sempre e profondo conoscitore dei problemi dell’arte, conta al suo attivo numerose pubblicazioni che riguardano l’arte dal periodo gotico al ‘700. Iscritto all’albo dei giornalisti pubblicisti ha collaborato fra l’altro dal 1980 al 2004 al settimanale beneventano “Messaggio d’ Oggi”