• 19 Maggio 2024
Itinerari

Ho già avuto modo di parlare del Regno della Cambogia, stato del sud-est asiatico, dove ho elaborato uno excursus generale del paese, dalla storia alla modernità. Purtroppo questo Paese è passato alla storia anche come uno dei periodi più bui tra i genocidi del proprio popolo. Il Regno della Cambogia ha saputo farsi strada soprattutto in seguito allo sviluppo del turismo a partire dagli ultimi venticinque anni. Nonostante l’attuale situazione di stabilità economica e politica, anche se quest’ultimo aspetto con grandi passi da eseguire ancora, però, la popolazione locale ha tutt’oggi molte difficoltà da affrontare. La dittatura di Pol Pot che è stata una delle più sanguinarie della storia e dei genocidi, per alcuni storici paragonata a quella di Hitler, ha avuto fine nel 1979 e la Cambogia è diventata libera solo nel 1989, anno in cui le truppe vietnamite hanno lasciato il paese. Sono fatti ancora molto recenti che anche i giovani del paese sono ancora molto legati a questo periodo sanguinario della loro storia. Questo rende i khmer un popolo sorridente, calmo e poco incline alla violenza ma soprattutto, specie tra i più giovani, inclini ad aiutare il prossimo se si trovano in difficoltà. La maggior parte degli abitanti, infatti, dice di non voler rivivere un periodo simile e quindi per loro è importante essere gentili con il prossimo. 

I Khmer rossi si insediarono nel 1960 in questo paese e presero pieno potere dittatoriale sotto la guida di Pol Pot nel 1975 fino al 1979. Nel periodo più buio della dittatura sotto Pol Pot furono uccisi più di un milione e mezzo di cittadini, alcune fonti parlano di quasi tre milioni, quasi il 25% della popolazione del paese.  I Khmer rossi si dedicarono ad una vera e propria purificazione della Cambogia massacrando chiunque appartenente alle classi più colte dove, anche il semplice uso degli occhiali era segno di acculturazione  e quindi sufficiente per essere eliminato, distruggendo ogni legame familiare in quanto incompatibile con la creazione della nuova società cambogiana.

Nel 1979, i khmer rossi furono costretti a lasciare il Paese grazie ad un intervento militare del Vietnam dovuto sia alle divergenze ideologiche che alla contrarietà del governo vietnamita agli eccidi che coinvolgevano anche la loro minoranza nel paese della Cambogia. Il dittatore che deteneva il potere nelle proprie mani era Pol Pot ma altri componenti della dittatura erano Nuon Chea e Khieu Samphan, nomi che sono ritornati alla ribalta proprio in questi ultimi anni, in quanto, proprio nel 2014, condannati da un tribunale sostenuto dalle Nazioni Unite al carcere a vita, essendo stati ritenuti colpevoli di crimini contro l’umanità della morte di milioni di cambogiani, e, nel 2018, lo stesso tribunale li ha condannati per la prima volta anche per il reato di genocidio.

Oggi, a dirigere davvero il paese è il Primo Ministro Hun Sen, che ha già ricoperto la carica nel 1985 e nel 1993, e che ancora oggi governa il paese, senza interruzioni dal 1998. A livello internazionale, ma anche all’interno del paese, è molto criticato per aver messo in piedi un regime estremamente corrotto. La Cambogia, infatti, ha un’enorme disparità ed ineguaglianza tra la popolazione, soprattutto nella capitale a Phnom Penh. Qui capita d’incrociare auto di lusso appartenenti a persone vicine al governo, mentre il 60% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà. Circa il 70% della popolazione vive di agricoltura, in particolare di risicoltura e pesca, quindi il paese è soggetto molto alle condizioni meteorologiche dove sono cruciali in Cambogia. Oltre l’agricoltura, il paese si mantiene anche su un altro canale importante, il turismo e l’attrazione principale è senza dubbio Angkor e il tempio più conosciuto è l’Angkor Wat che è posto su una riserva d’acqua.

Oggi la Cambogia sta vivendo uno sviluppo economico tra i più elevati nel sud-est asiatico nonostante la maggioranza della popolazione vive ancora sotto la soglia di povertà. Si è aperto in maniera radicale verso l’economia dell’export e del turismo. I diritti sociali nel paese sono ancora repressivi specialmente verso le opposizioni di un leader politico che governa il paese da più di 30 anni. Il re è solo una figura rappresentativa mentre l’opposizione è inesistente. Di fatto i Khmer rossi sono rimasti gli stessi, maoisti nell’animo, affaristi spietati nella quotidianità. Ben ha ragione. Infatti, l’ideologia dei Khmer rossi discende direttamente dal maoismo e la Cina è stata a lungo il modello di riferimento, prima per il re Sihanouk, poi per il dittatore sanguinario Pol Pot e ora per il leader presente da oltre 30 anni Hun Sen. Una sudditanza rimasta intatta, come l’ostilità nei confronti del Vietnam e la presa ferrea sui mezzi di informazione, infatti non è possibile criticare il governo in quanto si rischia il carcere, perché la legge punisce l’oltraggio all’onore della nazione. Possiamo farci una domanda semplice, dove sono finiti i Khmer rossi? Hun Sen stesso era un alto funzionario del partito all’epoca di Pol Pot e oggi si proclama guida del popolo. I Khmer comunisti sono rimasti al proprio posto e guadagnano consensi perché comunque l’economia fa balzi da gigante, il Paese cresce del 7% annuo, esporta riso, abiti, piccola elettronica, cresce e consuma grazie anche all’afflusso di capitali stranieri e ai turisti che vengono da tutto il mondo a visitare il sito di Angkor Vat. Ben diverso è l’apertura sociale verso la comunità LGBTQ, infatti i rapporti omosessuali sono legali a condizione di svolgersi tra adulti consenzienti in privato e non a scopo di prostituzione. I costumi tradizionali del paese tendono ad essere notevolmente tolleranti, fornendo apertamente il supporto necessario alle persone di genere come transgender e transessuali.

Autore

Campano, laureato in scienze politiche e relazioni internazionali, specializzato in scienze della politica in studi parlamentari alla Sapienza di Roma . Collaborato con radiosapienza, web tv e giornali web. Appassionato di lettura e scrittura dove ho pubblicato un libro di giallo. Presidente del Comitato Sviluppo e Territorio.