• 27 Luglio 2024
Alimentazione

Tritando finemente cannella, chiodi di garofano, coriandolo, anice stellato e noce moscata si ottiene una polvere sottile chiamata “Pisto”, essenziale per dare un profumo esotico e un colore ambrato ai roccocò. Dolci che, a Natale, non possono mancare sulla tavola dei campani.

Si iniziano a preparare l’8 dicembre e vengono gustati e  offerti ad amici e parenti fino all’Epifania.

Che Napoli sia una delle patrie dei peccati di gola è ben noto a tutti. Così come è noto che la maggior parte dei dolci partenopei veniva preparata, oltre ad essere inventata, nelle cucine degli istituti ecclesiastici. Così è stato per il roccocò. Furono proprio le monache del Real Convento della Maddalena – dove si accoglievano ragazze madri ripudiate dalla famiglia- a dare vita a questo biscotto dalla forma tondeggiante e dal profumo e sapore ineguagliabili. Secondo la storia la prima volta che vennero preparati fu in occasione della prima domenica dell’Avvento. Per questo si fanno in occasione delle festività Natalizie, coinvolgendo, proprio per l’8 dicembre tutta la famiglia, dai più grandi ai più piccoli, come tradizione vuole.

Il nome, però, pare che derivi dal termine francese “rocaille” con cui si indicavano decorazioni simili a conchiglie arrotondate (il biscotto delle monache le ricorda nella forma) che hanno poi dato vita allo stile artistico rococò. L’aggiunta di una C per i napoletani sta ad indicare che il roccocò deve riempire la bocca non solo gustandolo ma anche nominandolo.

La caratteristica di questo dolce sta nella durezza, tanto da essere chiamato anche “spaccadenti”. Durezza che, però, è solo all’esterno, l’interno deve essere friabile e sciogliersi in bocca. Per gustarlo al meglio può essere inzuppato in vini liquorosi.

Per soddisfare tutti i golosi, nel tempo vengono create varianti più morbide. Per questo, oggi, nelle pasticcerie napoletane, alla richieste dei roccocò, viene posta la domanda “ Come ‘è vulite? Tuoste o musce?”.

I tempi di cottura sono decisivi. Se si sbaglia si rischia di ottenere dei biscotti tanto duri da essere immangiabili.

Ecco la ricetta.

Buon lavoro e buon appetito.

ROCCOCÒ

Ingredienti:

1 kg. di farina

700 gr. di zucchero

200 gr. di farina di mandorle

200 gr. di nocciole

2 bustine di “Pisto “

1 cucchiaio di miele

2 cucchiai di cacao

1 bustina di vanillina

un pizzico di sale

la buccia grattugiata di un’arancia e di un limone

il succo di 2 arance e 1/2 limone

10 gr. di ammoniaca (un cucchiaino)

25 cucchiai di acqua tiepida (se occorre aggiungere o diminuire) (300 ml)

1 uovo intero per spennellare

Mandorle intere per decorare

Tritare grossolanamente le nocciole ( tipo granella ).

Su una spianatoia mescolare a secco tutti gli ingredienti con il miele, il succo delle arance e aggiungere poco alla volta l’acqua tiepida.

Formare tanti bastoncini dello spessore di un dito e la lunghezza di circa 15 cm. ( ognuno deve pesare circa 70 gr.) Riunire le estremità dei bastoncini. Spennellare con un uovo appena sbattuto. Come decorazione si possono mettere un paio di mandorle intere premendo delicatamente nell’impasto.

Disporre i Rococò su una leccarda ricoperta da carta forno e infornare ( forno preriscaldato a 200 gradi) per 15 minuti (massimo20) e poi controllarli finchè non raggiungono un bel color “caramello”.

Il trucco è farli cuocere ad alta temperatura ma per breve tempo.

Autore

Babette è una studiosa di cultura materiale ed in particolare di alimentazione. Si dedica a sperimentare soprattutto piatti d'epoca rivisitandoli senza alterarne la natura. Sta per pubblicare un libro di storia culinaria corredato da ricette