• 27 Luglio 2024
Editoriale

Siamo Europei”, questo è il sentire più ampio che unisce il “ cive” di un continente che della storia ha fatto la sua cultura e la sua identità di appartenenza ad un territorio, vasto geopoliticamente e diviso in aree demograficamente simili ma diverse. Siamo uniti nella diversità, un insieme poliedrico di popoli che si sono secolarizzati in una cultura di appartenenza che ha superato il tempo e le sue difficoltà, con sacrifici di ogni genere, superando anche una globalizzazione che vuole governarci e porci in una sudditanza scevra di ogni identità economica, politica, etica.

Molto spesso si parla di Europa, della sua comunità economica, commerciale, dei programmi di una Agenda che, freddamente, programma e disciplina il futuro dei popoli europei, si parla scientemente delle scelte sovranazionali che l’Unione Europa democraticamente impone nei sistemi intergovernativi, ma si dimentica realmente cosa è l’Europa, o meglio cosa è un’Europa Nazione.

Molto spesso si pensa all’Europa che verrà, e la immaginiamo nel nostro io collettivo, un’ Europa unita e indivisibile, unica e  libera da ogni forma di nazionalismo epocale, da ogni forma di lirismo o commistione di sentimenti emotivi, fuori da una logica irrazionale, un’ Europa che, cosciente e consapevolmente, si riconosca nelle proprie scelte politiche, in una collettività umana sana capace di percorrere il futuro, non con forme di pacifismo spinto e camuffato, ma una Nazione che superato il limite geografico di espressione continentale, sia in grado di porre in essere un ordinamento giuridico che possa andare oltre la semplice cooperazione tra Stati Membri.

Oggi, l’Unione Europea, si trova ragionevolmente ad un bivio, dopo aver superato una sorta di globalizzazione pandemica, energetica, finanziaria è alle prove tecniche con una crisi bellica di portata mondiale, il caso ucraino rappresenta inevitabilmente il banco di prova, affinché l’Europa riconosca le proprie radici storiche e difenda i propri confini, preparandosi ad una trasformazione strutturale definitiva.

Tuttavia, è bene che l’Europa, prima di ogni cosa, si faccia promotrice del forte senso di appartenenza che accomuna tutti i popoli, e che recuperi nell’accezione più ampia il significato intrinseco di Nazione. La Patria, che i popoli riconoscono nel proprio territorio di appartenenza, non è in sé la Nazione: essa è qualcosa di minore. Ma è anche vero che la Nazione intesa come insieme di persone che sono unite da un senso di appartenenza culturale, non è di per sé uno Stato, lo Stato è qualcosa di infinitamente maggiore. Ma se riflettiamo socialmente, come in un sentimento collettivo, e rimescoliamo insieme la Patria, lo Stato e la Nazione,  da un punto di vista spirituale, culturale e politico, nei margini di un’unica frontiera geografica Europea, con una sola autorità giurisdizionale, con un’unica difesa militare, con un’unica sanità, siamo in grado di risvegliare nel nostro io individuale di cittadino Europeo un sentimento assopito, un sentimento di appartenenza ad una collettività sociale ed umana molto più vasta, le cui origini si perdono nei tempi passati della storia dei nostri avi.

L’Europa è dunque una grande Nazione dal cuore antico, dalle eccellenze radicate in una cultura di tradizioni tramandate e valorizzate in una modernizzazione certificata anche scientificamente. Europa Nazione non è solo un sentimento, è il riconoscimento di una pluralità identitaria di patrie che si riconoscono in un’unica Nazione, più grande, più forte, più democratica e libera. La collettività, umana e civica dell’Europa, è già conscia di un sentimento simile, un sentimento che naturalmente deve essere risvegliato in un fatto sociale, in un movimento che crei la condizione necessaria per rendere l’Unione Europea un unico Stato.

Le attuali istituzioni Europee sono al servizio degli Europei, (Robert Schuman), e si può essere un buon cittadino del proprio paese, e si può restare fedeli alla propria Patria pur restando un buon Europeo. Ma siamo nel 2023, ed il futuro è già oggi, il domani dipende dalle scelte politiche internazionali, non basta cooperare per una integrazione politica di grado sostenibile per la semplice salvezza dell’ambiente, con connotazioni di transizioni ecologiche, dobbiamo ideare e formattare una politica di una Europa Nazione, che risvegli un vero senso di appartenenza alla istituzione sovranazionale Europea, anzi bisogna riformare la stessa istituzione, per riformulare il sistema sovranazionale ordinamentale, in uno stato federativo, democratico e sovrano, che abbia più forza di contrattazione diplomatica verso le potenze mondiali.

Subire le istanze dominanti finanziare, potrebbe indebolire il sistema Europa, e non basta più che ogni singola nazione europea sia promotrice di una difesa sovrana, necessita operare verso una maggiore cessione di sovranità perché uniti in unica visione decisionale politica Europea , possiamo rafforzare le prioritarie sovranità nazionali, il principio di sussidiarietà, sta incominciando a mostrare i suoi lati deboli, in presenza  di una politica internazionale, troppo in fuga verso un neo atlantismo europeo diffuso e confuso oltre che mistificato e mistificante.

L’idea gollista  e il suo superamento è ormai in atto, l’Europa delle Nazioni, deve lasciare il passo all’Europa Nazione, il bilanciamento della politica monetaria Europea, prima forma di cessione di sovranità all’UE, è ormai sradicata nella sua validità, i pilastri, tre, meccanismi di fondi di salvaguardia, messi in piedi dall’ attuale politica monetaria subiscono comunque il riverbero della governance finanziaria americana, pertanto, dobbiamo fronteggiare le speculazioni internazionali e fondare un governance tutta Europea, che poggi sull’attuale sistema che lo riformi e lo rendi inclusivo in un unico Stato, dove ancorare l’Euro, e le sovranità monetarie dei singoli Stati membri, non è più sufficiente, il potere decisionale di una grande banca centrale. L’Europa deve essere, o non essere una Nazione, i tempi sono ormai maturi, per sostanziare il principio dell’articolo 2 della Convenzione elaborata dalla Carta costituzionale Europea “L’Unione Europea è un’ Unione di stati Sovrani”. Una sovranità che va difesa con una Sovranità Europea, sostanziata in una federazione. Quando parliamo di identità europea, di una identità diffusa, che racchiude l’identità di ogni Nazione europea che si trova presente ovunque in Europa, basti pensare al semplice made in Itali, o alla nostra arte diffusa in ogni angolo dell’Europa, e ciò vale non solo per il genio italiano ma o per ogni genio presente in Europa, ergo, come l’identità culturale e sociologica ha trovato la sua naturale diffusione e appartenenza ad una sola Nazione, Europa, così, l’Europa è diventata il continente non solo delle libere Patrie e Nazioni, ma soprattutto un continente di una Europa Nazione, delle diversità tutelate e riconosciute. Né consegue che il destino di una nuova Europa, Nazione di un unico popolo, deve sublimare verso un unico ordinamento revisionato nell’identità e nella sovranità.

L’identità dell’ Europa Nazione deve basarsi sull’integrazione degli stessi interessi sovranazionali nel rispetto dei singoli Stati. Non vi devono essere avversari, antagonismi o sovranismi, o contrasti con la politica delle nazioni stesse, perché dobbiamo considerare l’Europa una Nazione, capace di far interagire tutte le diversità in ogni ambito e le biodiversità, nonché le intelligenze, un Europa capiente, e rafforzata da una stessa economia, politica, dove le molte diversità devono essere intese come patrimonio Europeo. In una logica metafisica delle sovranità bio-economiche sia esse alimentari o tecnologiche, bisogna recuperare una etica e una moralità, che non è fatta di contrapposizioni ma di integrazioni e talvolta di semplice tutela delle tradizioni.

Inoltre, la logica delle integrazioni, va applicata anche alla politica immigratoria, e anche qui bisogna europeizzare l’identità e la diversità per renderla un valore aggiunto, anche in questo fenomeno di flussi migratori ormai diffusi e fortemente dinamici, la clandestinità deve essere declinata a vantaggio della civiltà Europea e mondiale, abolendo il traffico clandestino degli esseri umani, lavorando ad un partenariato economico verso le Nazioni di riferimento.

Il Mediterraneo deve divenire il primo simbolo della distensione dei popoli e della pacificazione mondiale, un mare di prosperità e di cooperazione economica non più epicentro di morte e traffici disumani. L’Europa Nazione, sebbene terra di molti stati, patria di una vera libertà, unica, un Europa armonizzata. Molti pensatori hanno profetizzato un Europa unita e parlamentare, integrata ed economica, oggi è giusto promuovere un Europa Nazione, politica e federale, dove la nazionalità sia indice di libertà e identità. Un Europa che non si discosti totalmente dal patto Atlantico ma che ne prendi le distanze, un Europa il cui pensiero politico sia decisionista e riformista, e pensi al superamento del pacifismo e concretizzi un epicentro di pace e libertà. La sovranità Europea diviene importante in un momento cruciale, come quello attuale, nei confronti delle super potenze, America compresa, l’Europa  non deve percepire dei margini di superiorità ma semmai di diversità, l’Europa possiede una precisa identità che mai consentirà a nessuna potenza di surclassarla ma nemmeno di denigrarla,  i rapporti bilaterali  restano un atto diplomatico notevole dove l’Europa deve assumere una centralità. Il potere di scegliere le regole del vivere civile (Enrico Farri) è il massimo del concetto di Sovranità, un concetto estensibile, al potere dei popoli Europei e alla loro capacità di scegliere in piena autonomia, nel rispetto delle diversità valoriali le regole che più si confacciano al vivere civile di un Europa Nazione. Vero è che la pace, presupposto inteso come valore assoluto non è ancora stata decisa nella sua interezza, le cooperazioni e le confederazioni degli stati membri vivono uno stato embrionale di un percorso politico per giungere ad un unico stato federale, convergenza che si presuppone spontanea ed inclusiva, ma anche derivante da spinte federaliste che purtroppo talvolta nascono da processi sociali e fatti storici non senza eventi difficili e sofferti, elementi di coesione e unità indispensabili. Tuttavia un vero sentimento Europeo, volano per una pace duratura e prospera, deve fiorire da un superamento comportamentale sovrano nazionale e convergere verso, un sentimento di stato sovranazionale non privo di sentimenti sociali, dove tutte le comunità sociali nazionali Europee devono identificarsi in una sola comunità sociale, questo è il primo vero passo , il primo vero fatto o comportamento comunitario e sociale che si può definire federale, costituente l’animus della formazione di uno stato federale o federazione di stati federali. La complessità del problema la rimandiamo per un maggiore discernimento in altre sedi, ma opportunamente era necessario articolare e puntualizzare che la pace porta in sé un valore sociale fondante un forte senso di unità e coesione, la formazione di un sentimento per la creazione di una nuova istituzione Europea. Europa Nazione o Europa Stato, presuppone ovviamente una prospettiva politica lungimirante, una visione di leadership Europea che abbia una capacità politica di dialogare con il mondo, per evitare di innescare un conflitto mondiale, ripensare le istituzioni Europee, e l’Europa in termini di Nazione Stato, è un dovere sociale, oltre che di politica monetaria per fronteggiare ulteriori disastri e crisi di connotazione speculativa. Un ulteriore elemento di concretizzazione per raggiungere la perfezione impossibile ma auspicabile, di una vera Nazione Europea è eliminare la sperequazione economica e territoriale che emerge tra Nazioni forti e Nazioni deboli, perché queste disparità presuppongono una politica progressista e capitalista che è poco attenta alle istanze sociali, economiche, una politica che insegue il profitto e non pensa alla diffusione equa del benessere, in ambiti intersettoriali. Il vero protagonismo Europeo e una innovata visione dell’Europa, esplicitata da un fronte politico di linea conservatrice, che genera appunto un sentimento Europeo fondamentalmente vicino ad un Europa fortemente Nazione. Può sembrare un paradosso, ma ormai da tempo in Europa, la vera definizione ideologica della matrice conservatrice, assume la sua consistenza e la sua vera definizione, all’interno non solo della posizione assunte nei gruppi parlamentari, ma specificatamente nelle linee ideologiche dei partiti, durante le elezioni, poiché parte delle linee programmatiche sono frutto di un sentire e sentirsi europei, affermare una sovranità sovranazionale, partendo da un sentimento sociale e politico.

Se, il movimento conservatore Europeo, sarà in grado di avere un peso sociale sempre maggiore, sempre maggiore sarà la corrente conservatrice espressa dalla società civile, per una connessione innovativa e riformatrice dell’Europa e delle sue istituzioni, dove i cambiamenti possono fare la storia, e l’ossatura federale con un peso politico internazionale da vera protagonista. La centralità dell’Europa dipende dunque da politici e intellettuali, in grado di incidere sull’opinione pubblica. Vero è che in Europa non abbiamo un Lincoln di destra in grado, di guardare al futuro partendo da fatti contingenti, ma siamo immersi, oggi in uno scenario diverso, un nuovo palcoscenico della storia, e dobbiamo restare fortemente ancorati ai fatti, agli eventi sia essi sociali che comunitari, in maniera tale, che le azioni siano proiettate nel settore della razionalità politica, per un futuro risolto.

L’Europa, ha grandi correnti di pensiero politico, che hanno attraversato il percorso formativo strutturale della stessa, che nel tempo hanno avuto una loro continuità e filo conduttore. Una continuità storica e ideologica, la socialdemocrazia, il liberalismo, ma oggi, una vera organizzazione conservatrice si sta innovando nelle posizioni, sociologiche, politiche e sta guardando ai fatti contingenti globali, alle crisi finanziarie per esempio, che implementano la necessità sociale di essere un Europa Nazione. Dunque, le crisi scaturite da fattori reali, come la guerra ucraina, fa emergere una nuova posizione ideologica, non solo di partito, una valorizzazione dei fatti e degli eventi derivanti dalla guerra, che induce alla modernizzazione degli euroconservatori.                                                                              

Autore

Economista, Bio-economista, web master di eu-bioeconomia, ricercatrice Unicas, autrice e ideatrice di numerosi lavori scientifici in ambito internazionale. Esperta di marketing. Saggista, studiosa di geopolitica e di sociopolitica. È autrice dei saggi “Il paradosso della Monarchia” e di “Europa Nazione”. Ha in preparazione altri due saggi sull’identità e sulla politica europee.