• 7 Novembre 2024
Cultura

“Sono Tornato Per Te” è l’ultimo libro scritto per l’editore  Einaudi da Lorenzo Marone, autore  napoletano. Ha pubblicato numerosi libri i quali hanno ricevuto molteplici premi letterari: “La tentazione di essere felici”( Premio Stresa, Premio Scrivere per Amore, Premio Caffè Corretto – Città di Cave) è stato di ispirazione al  film “La Tenerezza” di Gianni Amelio; “Magari Domani” (Feltrinelli, Premio Selezione Bancarella); “ Un Ragazzo Normale”(Feltrinelli, Premio Siani); “ Tutto Sarà Perfetto” (Feltrinelli); “La Donna degli Alberi” (Feltrinelli). Per Einaudi ha ancora pubblicato: “ Inventario Di un Cuore in Allarme”, “ Le Donne Non Dormono Mai”( Premio Letterario Pisa e Premio Elsa Morante).

Le opere di Lorenzo Marone sono quasi  tutte ambientate in Campania a Napoli. I protagonisti dei suoi romanzi sembrano tutti uscire da un film di Pasolini, con le loro parlate dialettali, quelle loro vite segnate da conflitti familiari e sociali che rendono la loro pelle dura come scorza di alberi secolari, accartocciata dalla lotta per la sopravvivenza ai sentimenti duri e alle lacrime mai sgorgate.

Lo scrittore usa un linguaggio diretto e forte con chi nei suoi racconti subisce una vita spietata, onda che si accanisce come tempesta sul già esile petalo di fiore. A volte queste esistenze si strappano dalle proprie radici, dalla propria appartenenza per cercare salvezza restando rami rinsecchiti in una vita fredda e rigida.

In “Sono Tornato Per te” per la prima volta Marone narra di quell’amore che vince sulle avversità, sulla distruzione, sui campi di concentramento e sulla voglia di arrendersi.

È una storia perpetua di tante famiglie che si ripeterà di stagione in stagione grazie all’amore di due ragazzi, Serenella e Cono del Vallo di Diano che si intreccerà in ogni pagina del romanzo in una tessitura con filati diversi, all’  inizio da sembrare scura, grezza e ruvida per poi definirsi in tessuto dai colori brillanti e sgargianti.

Il romanzo si divide in due parti, la prima è piena di descrizione della campagna del Vallo di Diano,  tra la Campania e la Basilicata. Ci mostra lo scrittore con la sua attenta e minuziosa narrazione un quadro quasi bucolico della storia: frutti rigogliosi nelle belle stagioni, tramonti rosseggianti che calano come macigni sulla schiena dei contadini che sulle zolle, senza sosta, trascorrono le loro giornate nei campi; il volo degli uccelli che, con le loro traiettorie disegnano nel cielo il destino delle genti che dovranno affrontare il buio profondo della loro epica; l’amore di Cono Trezza e Serenella Pinto, giovane, forte incurante di un domani incerto, volto ad afferrare solo il meglio da quel loro sentimento.

Cono è un gran “faticatore”, di poche parole, ama parlare con il suo cane Luna o con il suo bestiame trovando in loro l’indifferenza alle vicissitudini umane. Sa fare a pugni e questa sua attitudine nella seconda parte del romanzo gli dà la possibilità di vivere e di aggrapparsi alla speranza di uscire da quell’incubo quale il campo di concentramento.

Serenella, una dolce ragazza dai capelli scuri e ricci, di famiglia socialista che non disdegna di credere in Dio e nella sua volonta’.

“Nessuno è ateo in trincea”,   osa Serenella ammonire il suo Cono che, nonostante fosse cresciuto in una famiglia di credenti, si convince che un Padreterno buono non possa aver creato tante ingiustizie. Tutto scorre nel Vallo di Diano come le acque di un fiume che inesorabile segue il suo percorso verso un destino scontato, avviluppandosi alle salmastre acque, schiude lo sguardo nel lontano orizzonte dove sconfina  l’incertezza dell’esistenza.

Nella seconda parte de “ Io Sono Tornato Per te” cambia il linguaggio; la poesia di un paesaggio rurale lascia spazio alla visione di un accumulo di cadaveri putridi, accatastati come ceppi di legno messi lì  a perdere col tempo la loro linfa vitale. deportato come traditore politico, dopo un lungo ed estenuante  viaggio, stipato in un vagone di un treno come bestia destinata al macello, senza acqua e senza cibo, vede compagni di viaggio cadere ai suoi piedi privi di vita e in un puzzo di morte spera di restare vivo.

Arrivato al campo di concentramento, il ragazzo impara che ci si sveste dell’ umana dignità una volta entrati in quel posto, dove spazio e tempo non esistono più. Il suo sapere fare a pugni diventa la sua fortuna.  Per il Führer e per i kapò il pugilato è il loro sport preferito, sul quale poter scommettere. Assistere agli incontri di prigionieri buttati come  cani da combattimento nell’ arena, diventa un orgasmo di potere di quelli forti, potenti, da sentirsi come imperatori di una antica Roma. Cono è molto bravo, sa il fatto suo e incontro dopo incontro garantisce per sé settimane in più di sopravvivenza. Il suo unico scopo è tornare a Vallo, dalla sua Serenella, a quei dolci baci, a quelle carezze furtive scambiate di nascosto, in una cascina di legno, tra la paglia ammucchiata in un angolo. Ha un compagno di stanza, romano, da tutti chiamato Palermo. E’ un personaggio che con la sua goliardia e con il suo cinismo aiuta Cono  a salvarsi la vita. Si crea così un legame forte tra i due in un ambiente dove affetto e sentimenti sono sviliti dalla voracità della sofferenza e dal terrore.

Nel romanzo ci si imbatte in visioni di figure di scheletri che camminano nudi in giro per il campo, occhi vitrei privi di espressioni e di luce, segnati da violenza e da disumana intolleranza. Tutto diventa indifferente anche il cielo che lo sovrasta, solo cercare di non perire oggi diventa la sola attenzione da poter sorreggere.  

La morte prossima è l’unica certezza che marchia l’animo dei prigionieri, ma si scontra con la consapevolezza che la “ morte è solo non essere più visti”, una visione foscoliana del nostro viaggio di vita che diventa un passaggio dimensionale tra un’  epoca ed un’  altra, attraverso il portale delle memorie da lasciare in eterna eredità all’  umano vivere.

Autore

Nata a Solopaca in provincia di Benevento. Da sempre impegnata nel sociale a 360 gradi, appassionata di cinema e di teatro, ha fondato il gruppo teatrale "Ad Majora" per il quale ha scritto nove commedie, di cui sei portate in scena. Ha collaborato con varie associazioni culturali locali come "Associazione non solo anziani" e "Koinè".