• 3 Dicembre 2024
Editoriale

Che l’età sia sinonimo di saggezza e diplomazia acquisita nel tempo è verità di riscontro ormai da secoli, e che i molti che vengono impegnati in operazioni diplomatiche di rilievo internazionale siano ex funzionari a riposo richiamati al fine di ripristinare equilibri disattesi e disinnescati è ormai noto ai molti che della politica fanno un’opera o un’operazione necessaria in termini geopolitici per tenere saldi obiettivi di valori di buon senso e di civiltà perduti. L’ età di Kissinger, quasi centenario, ne conferma la qualità diplomatica e la conservazione di valori che vanno ben oltre la sua esperienza di dominatore indiscusso della diplomazia internazionale per ben otto anni continuativi, presso il governo della Casa Bianca, negli anni del Presidente Nixon, la di cui memoria e rinomata capacità di relazioni bilaterali sono documentabili, grazie all’operosità eccellente di Henry Kissinger, che seppe coniugare la sua professionalità con una solerte diligenza e disciplina di tessitore instancabile ed infaticabile nei rapporti bilaterali internazionali in particolare con la Russia. Basta ricordare, i negoziati SALT e il famoso dibattito di quei memorabili 1970, che consentirono un rallentato riarmo e una perequativa azione di diplomazia con la Russia attore indiscusso in antitesi agli USA.

Henry Kissinger, dominò la scena diplomatica internazionale, con una capacità indiscutibile ed impareggiabile, che relegava le presidenze in carica a ruoli di comprimari e oserei puntualizzare talvolta minoritari, o gregari, i famosi capi di governo che intelligentemente lo avevano scelto per coadiuvare operazioni decisive e decisionali troppo complesse per essere riposte nelle pretese di un unico primario eletto, dalla sovranità popolare. Dal 1968 al 1976, Kissinger fu un indiscusso ed operoso tessitore della politica americana e mondiale. Furono anni, pregni di avvenimenti, e di decisioni imprescindibili che hanno gettato le basi per le politiche mondiali e globali moderne, basti pensare al riavvicinamento consapevole e voluto alla  Cina, con la famosa missione di Haig, epoca in cui la Cina non era l’attuale super potenza odierna, anzi, la Cina e il suo potenziale riavvicinamento erano necessari per controbilanciare con flessibilità, i rapporti con l’Unione Sovietica e contro promuovere i negoziati per porre fine alla guerra in Vietnam, dove l’America aveva perso e perdeva indecorosamente. La Cina avrebbe contribuito con un’alleanza, politica ed economica a ridare agli Stati Uniti, una più giusta prospettiva nella politica nazionale e internazionale, rivisitando i centri di potere e riformulando equilibri dismessi fra le varie potenze in gioco. Il ritiro delle forze armate americane dal sud Est asiatico apparì, infatti in una dimensione, poco deludente tale da ridimensionare le pretese delle lobby in gioco e da spettacolarizzare il tutto in una dimensione normale e confacente a scelte e decisioni, che vincenti non erano ma sapevano di necessario, in altre parole il ruolo di Kissinger permise che l’impatto alle relazioni pubbliche e al consenso dell’opinione pubblica, non fu così nocivo, ma passò inosservato quasi trascurabile. La visita a Pechino del Presidente Nixon ebbe una ricaduta positiva sull’intero sistema americano. Il viaggio fu progettato con cura e meticolosità, Kissinger si dotò di uno staff altamente qualificato, come qualificate furono i suoi rapporti di approccio al sistema politico cinese, i cerimoniali furono condotti nel rispetto delle tradizioni più fondamentaliste dell’epoca e importante fu l’incontro con Mao Tse-tung, che non fu un soliloquio sterile ma concreto, e performante dove si decisero le sorti del mondo. La strategia fu la base dei colloqui tra Kissinger, Nixon e Mao, ma non solo, emersero concetti etici di notevole valore derivanti da una Nazione sovrana quale quella cinese, plasmata dalle idee di Confucio, che aveva istillato valori universali, per i quali la Cina aveva lottato, e preannunciato la rovina della stessa società cinese in forza della negazione di quei valori, a causa di un materialismo imperante, una negazione del sistema sociale umano e la disgregazione dei valori morali, ai quali, oggi stiamo assistendo.

La Cina, è stata l’unica grande nazione che nel diciannovesimo secolo ha evitato la conquista e la colonizzazione, ad opera delle potenze europee e l’approccio diplomatico di Kissinger le consentì di riemergere da un isolamento politico, da molto tempo umiliata e confinata, reclusa nelle sue tradizioni, pur conservandosi indipendente e sovrana , aveva bisogno di un recupero di immagine nello scenario politico mondiale, ed inoltre doveva uscire fuori da un ruolo di antitesi e divisone nelle influenze esterne, per rientrare in un ruolo di riunificatore e pacificatore indiretto, tra i blocchi mondiali dell’epoca. Oggi possiamo evidenziare, che la Cina ancora funge in un ruolo, diplomatico esso stesso non divisorio, la sua funzione nei BRICS, emergente e di spicco, nel sistema globale economico finanziario, è di una governance dominante che può altresì fare da spartiacque nell’ambito della crisi ucraina e trarne le somme in maniera definitiva e senza conseguenze politiche. L’amicizia, della Cina con Washington, è dunque di illo tempore, è radicalizzata in un ruolo non solo di partenariato economico, altamente tecnologico, e sfrontatamente finanziario.

Kissinger, è noto, seppe monitorare le sorti di quell’accordo diplomatico così profondamente complesso in maniera magistrale, enzima di una catalizzazione senza comparire, e né sopprimere l’immagine voluminosa di Nixon, oggi non è facile comprendere  il significato dell’apertura alla Cina, e pure esso si inserisce in un quadro di stabilità internazionale, se l’avventurosità cinese avesse abbracciato le volontà politiche sovietiche, forse oggi, non saremmo testimoni di un ritorno di Kissinger a Pechino, la Cina fu in grado di ridare fiducia all’America, una fiducia che fondamentalmente non si coglie dai trattati di relazione, più formali e poco esaustivi di un illuminante colloquio con il grande ed  unico Mao.

Kissinger fece sfoggio della sua naturale propensione ad una aurea politica altamente conservatrice dove seppe accogliere, con sentire valoriale le istanze confuciane e coniugarle con un’esigenza di relazioni internazionali, per non far precipitare i rapporti bilaterali, alla deriva. Ancor più di una stretta di mano, vi fu una stretta di intenti, proteggere le sorti del mondo da errori bellici.

La diplomazia, mondiale, fece da specchio ad un’interfaccia americana e cinese, con una intermediazione, unica, quella di Kissinger che incassò la vittoria, e rese importante l’immagine di Nixon fuori e dentro l’America, oggi Kissinger, riassume lo stesso ruolo di ricucire le sorti dell’amministrazione Biden in una connessione mondiale di altrettanto non poca pericolosità.

La Cina e gli Stati Uniti sono ancora una volta ad un bivio bilaterale, devono nuovamente decidere insieme le sorti del mondo, essere da traino con relazioni equilibrate, costruttive e di reale partenariato, al fine di rimodulare il futuro del mondo. L’amicizia di Kissinger, con la Cina storicamente denota un probabile possibilità di ricongiunzione e attenuazione dei conflitti in corso, una possibile ricomposizione della crisi ucraina. Lo statista, conclamato, tenterà ancora una volta, una relazione di ricostruzione, finalizzata ad una reale pacificazione mondiale, per la prosperità del mondo e di entrambi i paesi sovrani. La storia si ripete, e diviene moltiplicatore di un sentire comune, la pace nel mondo e la sua prosperità. I momenti di debriefing a cui Kissinger ha partecipato sono stati molteplici, con i relativi partecipanti, rappresentanti dei governi in carica, in qualità di consigliere della Sicurezza nazionale USA, oggi, la posizione di Kissinger non diverge in assoluto, e si pone in una direzione univoca silente e resiliente, volta a recuperare con l’incontro bilaterale, con Xi Jinping, un legame storico di lunga data, con la Cina, per promuovere nuove relazioni e rafforzare l’amicizia tra cinesi e americani. Una missione, strategica, che pone l’accento su una visione politica, volta a normalizzare le relazioni bilaterali, messe a dura prova dalle scelte cinesi nella crisi ucraina, e determinare uno sviluppo bilaterale dove convergere per promuovere un benessere univoco.

Naturalmente, la visita di Kissinger, a Pechino, sarà positiva per l’intero mondo, eliminando possibili effetti catastrofici ed un ipotetico conflitto mondiale, sotterrando l’ascia di guerra causata da divergenze, in materia non solo commerciale, ma anche in termini di diritti umani, per il futuro di Taiwan.  È noto al globo che la Cina vuole imporre la propria egemonia, su tutto il Mar Cinese Meridionale e anche oltre e che i rapporti con l’amministrazione Biden sono stati contrastati dalla Cina stessa, e non ricambiati nonostante i tentativi diplomatici, perché a richiesta di una sostanziosa lista di concessioni, al fine di una nuova linea strategica bilaterale. Molteplici i diplomatici che hanno preceduto Kissinger , che rimasti inascoltati e rifiutati dalla Cina, nel corso dei recenti approcci americani, per evitare il peggio, John Kerry, Lioyd Austin, non hanno per esempio avuto l’accoglienza calda e calorosa di Kissinger, che ha saputo porsi con affettuosa diplomazia in ricordo dei tempi di Mao, il quale in stile Nixon ha sfoggiato ancora una volta una saggezza di altri tempi, degna di un conservatore, capace di proporre e ristabilire l’equilibrio necessario in materia di difesa  e non solo. Kissinger, è riuscito a ricreare un clima di perequazione politica ed intesa senza prevaricare, gettando le basi per un futuro accettabile, dove sul piano bilaterale entrambe le parti in questione, nessuna deve escludere le esigenze dell’altra. Vero è che ha fatto gioco il simbolismo di una amicizia storica che Kissinger aveva saggiamente precostituito, già nel 1970, e la sua comunicazione di grande diplomatico ha posto un’intesa, dove la stessa Cina si sente interessata ad assumere un impegno, di contenimento strategico in termini di difesa a fronte della riduzione di sanzioni americane. Parliamo di esigenze politiche nel lungo periodo, che eludono provocazioni inutili nel breve e pongono strategicamente un piano di ripartenza globale, dove si inserirà anche l’Europa, e l’Italia, non a caso la visita, in USA, del Presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni, vede il fiorire di una concertazione, con Kissinger inaspettata, e sentita dove, il tema dominante è stato, i rapporti futuri con la Cina.

Il Presidente del Consiglio d’Italia, già Presidente degli Euroconservatori e riformisti europei, non a caso è stato informalmente incaricato, di aprire una trattativa con la Cina, finalizzata ad una ripartenza plurilaterale, una strategica azione di ricomponimento, che attraverso l’Italia geopoliticamente e geograficamente, è l’epicentro del Mar Mediterraneo, fulcro di svariate ambizioni cinesi. Questa assoluta capacità diplomatica del centenario e saggio Kissinger, porrà le basi per un futuro di integrazione politica nazionale e sovranazionale europea, che impegnerà l’Italia in una partita vincente, con sviluppi commerciali e non solo, assolutamente promettenti. Il mondo deve molto a questa figura, di uomo saggio, diplomatico forbito e umile, capace di ripristinare con lungimiranza amicizie sopite, necessarie per eludere conflitti e salvaguardare il benessere del mondo intero.

Il viaggio in Cina al seguito di Nixon fu un capolavoro di diplomazia, dove la conciliazione politica conservò le sorti di un America esposta, ad una frattura bellica, la credibilità di Kissinger,  e la sua amabilità valoriale lo rese infallibile per creare un amicizia indissolubile con la Cina, il suo ritorno, oggi ci rende inermi al cospetto di una mente così lucida, conoscitore di un epoca, passata, e mecenate di un epoca futura, un ambasciatore di valori mai sopiti , che conservano la saggezza di una politica fatta di rispetto e di intese e alleanze umane. I cinesi non gradivano a suo tempo molto la politica USA nei confronti, dell’Unione Sovietica, anche oggi il gruppo BRICS, denota una ulteriore posizione rafforzativa di quel sentire cinese, ma come allora, la realtà imponeva una diplomazia trilaterale, anche oggi la Cina, senza esclusione di sorta deve capitolare ad una accettazione di indurre indirettamente la Russia di Putin a non sconvolgere l’Equilibrio mondiale. La situazione è evidente, in qualità di potenze nucleari, la Cina ha interesse a ridurre al minimo, il rischio di un conflitto atomico, ed essa stessa non può essere la variabile probabilistica impazzita, epicentro di implementazione di questo rischio. La Cina e una nazione sovrana, con un potere decisionale enorme nel mercato globale, essa stessa conscia di questa assoluta sovranità globale, regna con consapevolezza volando al disopra, delle potenzialità di conflitto, le trattative oggi che intercorrono tra USA e Cina sono il frutto di una maturazione diplomatica incontrovertibile, generata dal genio di Kissinger.    

Autore

Economista, Bio-economista, web master di eu-bioeconomia, ricercatrice Unicas, autrice e ideatrice di numerosi lavori scientifici in ambito internazionale. Esperta di marketing. Saggista, studiosa di geopolitica e di sociopolitica. È autrice dei saggi “Il paradosso della Monarchia” e di “Europa Nazione”. Ha in preparazione altri due saggi sull’identità e sulla politica europee.