• 16 Ottobre 2024
La mente, il corpo

Ormai è un tema scottante quello che riguarda i conflitti inerenti alle ultime manifestazioni degli studenti di Pisa, in corteo contro il massacro a Gaza e i manganelli dei poliziotti. Tutti conoscono il lato cronistico dei fatti dove i ragazzi accusano la polizia di aver aggredito con i manganelli i manifestanti senza alcuna pietà.

Non è mia intenzione aprire polemiche a difesa degli uni o degli altri anche perché sarebbero del tutto provocatorie. Ma tutti ci siamo posti delle domande e tutti abbiamo cercato delle vane risposte. Viviamo in una società dove già è difficilissimo vivere in sicurezza, dove le regole fanno parte di un libro di diritto che nessuno osa leggere, dove ognuno si sente libero di agire come crede prendendosi le libertà che con troppo garantismo politico permette di agire in nome di un potere personale indetto dalle decisioni generate al risveglio di buon mattino e improvvisando lotte contro guerre senza sapere bene da quale parte schierarsi.  Siamo tutti stati studenti, ricordate i sessantottini, tutti siamo scesi nelle piazze con striscioni e altoparlanti a chiedere la libertà di parola, a cercare diritti allo studio per tutti, a chiedere occupazione, case, istruzione per tutti. Si chiede ora la pace e si attacca in sommosse.  Chiedere la pace fra due popoli non significa schierarsi dall’una o dall’altra parte, ma tenersi nel mezzo a chiedere ad entrambi le parti di fermarsi, di porre fine allo sterminio, di trovare accordi per evitare la distruzione dell’umanità e tutto questo bisognerebbe esprimerlo in modo pacifico e non in sommosse. Questo vale per la Palestina, per l’Ucraina, per la Russia, per la Nigeria, Pakistan, India, Sudan, Yemen e tanti paesi ancora. Gli studenti che vogliono manifestare hanno piena libertà e diritto per farlo ma, con delle determinate regole, fra le principali quelle di accordarsi per i permessi da richiedere in funzione della sicurezza alle autorità competenti, cosa non fatta per la manifestazione suddetta. Lo schieramento fatto dalle forze dell’ordine per la sicurezza dei ragazzi è stato sconfinato dagli stessi che hanno con forza violato ogni regola. La polizia è chiamata a tenere ordine pubblico e al disordine violento è tenuta a mettere tutti in sicurezza.

Dunque, in sintesi, ma pensate veramente che un poliziotto prova piacere a schierarsi dietro a degli scudi a manganellare dei ragazzini indifesi? (Che poi in fondo non erano così indifesi ma ben armati a modo loro) Pensate davvero che siano così bramanti di violenza o che siano talmente frustrati da scegliere di scaricare le loro problematiche esistenziali sugli studenti di turno? Pensate che sia da gladiatori gettarsi nell’arena dei leoni per lasciarsi sbranare? Soprattutto per i quattro vergognosi spiccioli che prendono di stipendio, pensate che si divertano a farsi beffeggiare e mettere in discussione per ogni cosa che devono fare per diritto e dovere? Ogni singolo poliziotto, ogni uomo che indossi una divisa deve giurare di proteggere la patria, gli uomini, le donne, i bambini, deve giurare di adempiere ai doveri nell’interesse dell’amministrazione per il pubblico bene, di osservare le leggi dello stato e la costituzione e di essere fedele alla Repubblica. Fedeltà, dunque, e tenere in sicurezza è il loro compito. Sono uomini che ogni mattina si alzano all’alba lasciando i loro figli e le loro mogli e vanno incontro ai costanti pericoli rischiando la propria vita che molto spesso è tenuta stretta fra le mani di folli e fanatici. Devono correre per le strade sfidando il tempo per impedire che un pazzo uccida la donna prescelta all’agonia, devono sfidare le menti psicopatiche di suicidi, devono prendersi coltellate da drogati in astinenza, da alcolisti, da protettori della prostituzione, per non parlare di camorra e mafia. Sempre più ladri che non si lasciano affatto intimidire dalle sirene delle volanti in arrivo, e guai a sbagliare un gesto, il ladro assolto e il poliziotto condannato. Dov’è allora la giustizia se tutti siamo tanto preparati in scienze giuridica, se tutti applichiamo le leggi contro la legge e a favore dell’illegalità. Perché mai stiamo crescendo generazioni che sono convinte del fatto che bisogna usare la propria autorità contro le autorità per farsi ascoltare. Manganellate? Mio padre quando andavo a scuola mi diceva:” Comportati bene o ti do il resto” oggi gli insegnanti sono privi di dare giudizi troppo colorati in negativo per la mancanza di disciplina   agli alunni, perché sono coscienti di potersi trovare con un fendente alla schiena non appena voltano le spalle. Ci sono i casi di bullismo in seconda elementare da bambini che portano minacce e terrore nei compagni di soli 7 anni. Ragazzi che manifestano contro l’inquinamento e imbrattano le fontane, le sculture e le opere d’arte di vernice. Che valore stiamo dando ai nostri figli che uccidono le fidanzatine se vengono rifiutati, stiamo crescendo giovani che diventeranno uomini violenti e senza regole perché noi stessi siamo colpevoli nel non impartirne. Perdiamo il tempo a giudicare manganelli e poliziotti, studenti e comportamenti, accrescendo in questo modo l’ira di entrambi e dando modo di invogliare ad altre manifestazioni violente verso le forze dell’ordine come accaduto a Roma. che una volante è stata attaccata da civili mentre fermava un extracomunitario. Non degeneriamo nell’assurdo, se si vuole la pace sia chiesta con regole pacifiste e non con sommosse. Si seguano le leggi. Si pensi a studiare, per studiare ed imparare, si pensi a costruirla la pace attraverso regole, leggi adeguate, educazione e rispetto perché l’umanità ha bisogno di Umanità e pare sia un concetto che manca nell’ABC della vita sociale.

Autore

Carmela Picone nasce nel 1969 a Solopaca , in provincia di Benevento. Dopo aver conseguito il Diploma di Maturità Classica, leggendo Pirandello scopre la passione per il teatro. Partecipa e vince un concorso letterario con La Libroitaliano Editore e vede le sue poesie pubblicate in un’antologia. Scrive il romanzo “Gocce d’Amore” che ottiene immediato successo tanto da interessare un regista romano che chiede all’autrice di scrivere una sceneggiatura tratta dal proprio libro per la progettazione di un film. Nel 2021 scrive “La poesia delle parole semplici” una silloge pubblicata dalla Atile Editore. Le passioni restano la scrittura, i viaggi ,la recitazione e la pittura . Ama molto viaggiare, scoprire nuove culture, ammirare nuovi paesaggi e far tesoro delle emozioni che ne scaturiscono dopo ogni luogo ammirato. La sua ambizione più grande resta quella di promuovere il territorio nel quale è nata, e dove oggi s’impegna nel sociale per tenere vive le tradizioni e per portare alla conoscenza di tutti la meraviglia e i tesori della sua terra. piccola perla del Sannio.