• 3 Dicembre 2024
Note d'Autore

“Ogni tradimento inizia con la fiducia”

(Martin Lutero)

“Perché si tradisce?”. Rispondere alla domanda in questione forse è impossibile; la storia e la letteratura hanno sempre narrato di infiniti tipi di tradimento, così come il cinema, le canzoni e le telenovelas. In gran parte della letteratura contemporanea il tradimento non è più narrato come un evento tragico e c’è un abisso fra l’adulterio narrato da Tolstoj e quello raccontato ai nostri giorni, o fra i tradimenti politici delle tragedie di Shakespeare e quelli dei romanzi di Le Carrè. Eppure, tutti: intellettuali e gente comune, donne, uomini, continuano ad essere affascinati dalla narrazione del tradimento. Probabilmente, ognuno di noi, di fronte ad una storia di tradimento, mette in atto un meccanismo di riconoscimento: chi non ha mai tradito? E chi non è mai stato tradito? Forse l’infedeltà ci affascina proprio perché è comune, fa parte della nostra esperienza quotidiana: comune e al tempo stesso complesso, il tradimento non è mai riconducibile ad un unico motivo. Ogni interagire nasce e cresce intorno al condividere e si è, seppure per breve tempo, qualcosa con l’altro: un progetto da realizzare, una relazione da costruire, un gioco, un’avventura, un ideale, un piacere fugace, un segreto, un conflitto, un’appartenenza. Quando entriamo in relazione con l’altro mettiamo in gioco il nostro desiderio di essere con l’altro, ma anche il desiderio di non annullarsi nell’altro. Proprio in questo alternarsi dell’esserci e del non esserci trova spazio la possibilità del confronto, ma anche la possibilità del tradimento.

Il tradimento subito può sfociare nel tradimento di sé, che è forse l’esito più preoccupante. Uno dei modi in cui esso può insorgere è appunto in conseguenza dell’essere stati traditi.

Nella situazione di fiducia, nell’abbraccio dell’amore, o davanti a un amico, o con un genitore, un collega, un analista, noi apriamo uno spiraglio, mettiamo allo scoperto qualcosa che avevamo sempre custodito dentro di noi: “Questo non l’ho mai detto a nessuno in vita mia”. Una confessione, una poesia, una lettera d’amore, un progetto fantastico, un segreto, un sogno o una paura infantili, che contengono i nostri valori più profondi. Nel momento del tradimento, queste perle germinali, così delicate e sensibili, diventano sassolini, granelli di sabbia. La lettera d’amore diventa una sbrodolata sentimentale, e la poesia, la paura, il sogno, l’ambizione si riducono tutti a cose ridicole, da sbeffeggiare sguaiatamente, da spiegare con linguaggio da caserma come merda, boiate. Il processo alchemico è rovesciato: l’oro riconvertito in feci, le nostre perle gettate ai porci. Solo che i porci non sono gli altri, ai quali tenere nascosti i nostri valori più intimi, bensì le rozze spiegazioni materialistiche che ci diamo, le ottuse semplificazioni che riducono tutto a pulsione sessuale e fame di latte, che ingurgitano tutto quanto indiscriminatamente; i porci sono la suina ottusità con cui ripetiamo che le cose più belle erano in realtà le più brutte, la melma in cui gettiamo i nostri valori preziosi. È una strana esperienza quella di ritrovarsi a tradire se stessi, a volgersi contro le proprie esperienze, attribuendo loro i valori negativi dell’ombra e agendo contro le proprie intenzioni e il proprio sistema di valori. Quando si rompe un’amicizia, una collaborazione, un matrimonio, una storia d’amore o l’analisi, di colpo viene in luce il lato più brutto e più sporco e ci ritroviamo a comportarci nello stesso modo cieco e sordido che attribuiamo all’altro, e a giustificare le nostre azioni con un sistema di valori che non ci appartiene. E allora sì siamo davvero traditi, consegnati a un nemico interno. L’alienazione da sé dopo un tradimento ha una funzione essenzialmente autoprotettiva. Non vogliamo più farci ferire e, poiché la ferita è stata inferta quando ci siamo rivelati per come siamo, adesso non vogliamo più ritornare a vivere partendo da quel luogo dolente. Così si ripudia il proprio sé, lo si tradisce, non vivendo la propria fase della vita, o il proprio sesso, o il proprio tipo, o la propria vocazione. Rifiutiamo di essere quello che siamo, incominciamo a imbrogliarci con giustificazioni e elusioni, e il tradimento di sé diventa precisamente la definizione che Jung dà della nevrosi come uneigentlich leiden, soffrire in modo inautentico. Cioè, anziché vivere la nostra personale forma di sofferenza, per mauvaise foi, per mancanza del coraggio di essere, tradiamo noi stessi.

Il termine tradimento ci riporta innanzitutto a due dei primordiali avvenimenti che hanno segnato la storia del Cristianesimo: Eva che mangia il frutto proibito e Giuda che consegna Gesù alle guardie. Tradire significa violare la fiducia accordata. È un atto che modifica i rapporti tra le persone, che delude le aspettative. Potersi fidare è il perno su cui ruotano tutte le relazioni sociali, motivo per cui la fiducia reciproca è lo strumento attraverso cui inserirsi nella comunità. Il tradimento è la difficoltà che una coppia può trovarsi, prima o poi, a dover affrontare. Così come l’amore, anche l’infedeltà coniugale è una componente della sfera sociale che si manifesta fin dai tempi più remoti. Nell’Antica Grecia le relazioni extraconiugali intrattenute dagli uomini con prostitute o schiave erano tollerate senza problemi e l’adulterio considerato reato solo se commesso con una donna di ceto sociale più elevato. Non a caso Zeus, il re dell’Olimpo, veniva descritto come un fedifrago. Si narra che ebbe un numero incalcolabile di figli legittimi e illegittimi e addirittura di natura incestuosa. Se guardiamo alla mitologia, non mancano certo gli esempi di tradimenti esemplari. Uno tra i più famosi è quello di Elena che, tradendo il marito Menelao, fuggì con Paride. Durante l’Impero Romano, l’istituzione del matrimonio prese la forma di un vero e proprio contratto sociale, dove i tradimenti erano all’ordine del giorno. Non fu più felice l’esito dell’amore medievale tra Paolo e Francesca, che Dante ricorda nel V Canto dell’Inferno. L’ossessione per l’adulterio prosegue incontrollabile da Dante a Shakespeare, che dedica all’adulterio (sia pure solamente immaginario) Otello e Cimbelino, in cui Desdemona viene considerata fedifraga. Tuttavia, dopo la pausa di un Settecento libertino e razionalista, sarà il XIX secolo a produrre romanzi del tradimento sentimentale. Nel 1850 Nathaniel Hawthorne pubblica La lettera scarlatta. La protagonista Ester vive in una comunità puritana della nuova Inghilterra nel XVII secolo. Nonostante il marito fosse assente da anni, diventa madre di una bambina, rifiutandosi di confessare il nome dell’amante. Verrà punita pubblicamente con la condanna a dover indossare sul petto la lettera A di Adultera. Nel 1856 Gustav Flaubert, ispirato alla storia vera di un giovane medico, allievo di suo padre, pubblica il suo romanzo più famoso: Madame Bovary. La protagonista è una giovane donna di umili origini, Emma, che sogna una vita intessuta di lusso e romanticherie. Sposa un medico benestante. I sogni di una vita entusiasmante svaniscono presto davanti a una vita noiosa e priva di stimoli, con un marito che non fa nulla per assecondare i suoi entusiasmi. 

Con il passare del tempo si leggono altre opere come il capolavoro di Philip Roth, Pastorale americana (1997), a riprova di come l’adulterio sia un fuoco che non cessa di bruciare. Allontanandoci dalla letteratura e osservando le coppie famose del secolo scorso, molti sono i tradimenti che nel vero senso della parola hanno fatto epoca. Una figura femminile divenuta icona è Frida Khalo e non possiamo immaginarla senza pensare al marito Diego Rivera. Da ragazza, di ritorno dalla scuola ha un incidente e rimane gravemente ferita. Immobilizzata, la giovane Frida si fa fissare uno specchio sul soffitto del baldacchino del letto e inizia a dipingere se stessa e il suo mondo immaginario. Ecco che nasce la grande artista Frida. Successivamente conosce Diego Rivera. Concentrati su arte e politica, non faranno della fedeltà la loro vocazione. Lei bisessuale e aperta a diverse relazioni, lui non è da meno ma arriva all’apice del tradimento con la cognata Cristina. Frida non riesce proprio a perdonare questa infedeltà e lo lascia per poi risposarlo nel 1940. Altre sono le relazioni che hanno segnato i nostri tempi, come quella di Maria Callas con Aristotele Onassis, quella di Bill Clinton con Monica Lewinsky, e quella del principe Carlo con Camilla. Potremmo continuare a lungo a raccontare storie di unioni e tradimenti, alcune davvero leggendarie e indimenticabili, di cui i giornali di gossip riempiono le loro pagine. Cosa le accomuna? Le persone, i loro sentimenti, le loro relazioni inserite all’interno di un contesto sociale, che forse non induce al cambiamento, ma nasconde per custodire…

Una domanda centrale è quella legata alle motivazioni sul perché si tradisce. Per diversi motivi come noia, abitudine, monotonia, insoddisfazione personale, pulsione sessuale, desiderio di trasgressione, evasione dal quotidiano, voglia di novità, curiosità, egoismo e perché non si sta bene con il proprio partner. Emerge che la nostra è una società della stanchezza come la definisce il filosofo Byung Chul Han (2020). Lo studioso sudcoreano descrive alcune caratteristiche dell’individuo tardo-moderno, e in particolare affronta i disagi legati ad alcuni aspetti che contraddistinguono la società odierna e che spingono il soggetto ad essere sempre più competitivo e iperattivo, fino alla completa consunzione di se stesso. L’uomo apparentemente libero, in realtà, deve obbedire ad un nuovo obbligo, ovvero l’imperativo della prestazione. Per questo motivo, non ha più spazio per la “noia profonda” che sarebbe invece indispensabile per un processo creativo, ma riesce soltanto a perpetuare e a riprodurre costantemente ciò che già esiste. All’eccesso di positività imposto dalla società della prestazione andrebbe contrapposta tale noia, che, paradossalmente, darebbe vita a nuovi impulsi e a nuove creazioni. Ecco dove nasce il tradimento, proprio da lì, dal desiderio di rottura della noia, dalla necessità di nuovi stimoli. 

Massimo Troisi diede una sua interpretazione “popolana” del tradimento di Giuda legata a motivazioni molto concrete: “Mò tutti a dire facile: Giuda è traditore…Giuda è traditore, va bene, ma s’anna sapé prima i fatti…”.

Autore

Docente, scrittrice, autrice di opere teatrali, saggistiche, fondatrice della casa editrice 2000diciassette. Ha ricevuto svariati premi letterari. Nel 2012 edita il romanzo “Ai Templari il Settimo Libro” che pubblica con il gruppo Publiedi-Raieri-Panorama-Si di Giuseppe Angelica. Intanto inizia la stesura del romanzo “Le Padrone di Casa”. Nel 2014 entra a far parte di un progetto europeo che la vede impegnata con il teatro attraverso le opere “Hamida” rappresentata in Belgio e Francia; ancora nel 2016 la seconda opera drammaturgica “Kariclea” messa in scena a Viterbo, Firenze, Grecia, Spagna e Bruxelles.